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Pagine di storia. I parte.

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Messaggio Da Decuius Dom Ott 25, 2020 9:38 am

Queste pagine sono numerose, ma ci raccontano la storia dell’ottocento da un punto di vista religioso, che ci fa riflettere sull’intervento punitivo di Dio. Io non sono amante della storia, pur riconoscendone l’importanza, perché preferisco guardare avanti, ma in questo caso…
Da "Dio passa nel mondo":

13:10 Penso che a questo punto si debbano esaminare con
particolare attenzione le sventure di quei re, ministri ed
ecclesiastici in Oriente e in Occidente che, in diversi stadi
del Ministero di Bahá’u’lláh, hanno deliberatamente perseguitato
la Sua Causa, o trascurato d’ascoltare i Suoi
ammonimenti, o mancato al preciso dovere di rispondere ai
Suoi appelli, o d’accordare a Lui e al Suo Messaggio
l’attenzione che meritavano. Bahá’u’lláh, riferendoSi a
coloro che erano insorti per distruggere o danneggiare la
Sua Fede, aveva dichiarato che «Dio non ha mai chiuso né
mai chiuderà gli occhi alla tirannia dell’oppressore. In
questa Rivelazione Egli ha specialmente colpito con la
Sua vendetta tutti i tiranni». Grande e terribile è, in verità,
lo spettacolo su cui si posano i nostri occhi se esaminiamo il
campo sul quale i venti della punizione divina hanno furiosamente
imperversato fin dall’inizio del ministero di
Bahá’u’lláh, detronizzando monarchi, estinguendo dinastie,
sradicando gerarchie ecclesiastiche, scatenando guerre
e rivoluzioni, spodestando principi e ministri, scacciando
usurpatori, abbattendo tiranni e castigando malvagi e ribelli.
11 Il sultano ‘Abdu’l-‘Azíz, artefice con Náṣiri’d-Dín Sháh
delle disgrazie riversatesi su Bahá’u’lláh, responsabile di tre
decreti di esilio contro il Profeta, stigmatizzato nel Kitáb-
i-Aqdas come colui che occupava «il trono della tirannia»,
la cui caduta era stata profetizzata nella Lawḥ-i-Fu’ád, fu
deposto in seguito a una rivolta di palazzo, condannato da una
fatvá (sentenza) del Muftì della sua stessa capitale, assassinato
dopo quattro giorni (1876) e sostituito da un nipote dichiarato
imbecille. La guerra del 1877-78 liberò dal giogo turco undici
milioni di persone. Adrianopoli fu occupata dalle forze russe;
l’impero si dissolse in seguito alla guerra del 1914-18; il sultanato
fu abolito; fu proclamata la repubblica e una sovranità
durata oltre sei secoli ebbe fine.
12 Il vanesio e dispotico Náṣiri’d-Dín Sháh, chiamato da
Bahá’u’lláh «Principe degli oppressori», del quale Egli
aveva scritto che ben presto sarebbe divenuto un «esempio
pratico per il mondo», il cui regno era stato macchiato
dall’esecuzione del Báb e dall’imprigionamento di Bahá’u’lláh,
che aveva persistentemente istigato i Suoi successivi
esili a Costantinopoli, Adrianopoli e ‘Akká, che in
collusione con un depravato ordine sacerdotale aveva
giurato di soffocare la Fede nella sua culla, fu assassinato in
drammatiche circostanze nel santuario di Sháh ‘Abdu’l-‘
Aẓím, alla vigilia del suo giubileo che, quasi alba di
una nuova èra, avrebbe dovuto essere celebrato con la più
elaborata magnificenza e passare alla storia come il più
grande giorno negli annali della nazione persiana. Da quel
momento in poi le fortune della sua dinastia continuarono a
decadere e infine gli scandalosi illeciti del dissoluto e irresponsabile
Aḥmad Sháh portarono al declino e alla
scomparsa della dinastia Qájár.
13 Napoleone III, il più importante monarca occidentale
dei suoi tempi, smisuratamente ambizioso, smodatamente
orgoglioso, infido e superficiale, che, si dice, avesse
sprezzantemente gettato a terra la Tavola inviatagli da
Bahá’u’lláh, che Bahá’u’lláh mise alla prova e trovò in
difetto, la cui caduta fu esplicitamente predetta in una
Tavola successiva, fu ignominiosamente sconfitto nella
battaglia di Sedan (1870) che segna la più grande capitolazione
militare registrata nella storia moderna, perse il
regno e trascorse in esilio gli ultimi anni di vita. Tutte le sue
speranze naufragarono, il suo unico figlio, il Principe imperiale,
fu ucciso nella Guerra zulù, il suo tanto vantato
impero crollò, scoppiò una guerra civile più feroce della
guerra franco-tedesca e Guglielmo I, il re prussiano, fu
acclamato imperatore della Germania unificata nel palazzo
di Versailles.
14 Guglielmo I, il recentemente acclamato vincitore di
Napoleone III, accecato dall’orgoglio, ammonito nel Kitáb-
i-Aqdas e invitato a meditare sul destino che aveva colpito
«colui il cui potere trascendeva» il suo, avvertito nello stesso
Libro che si sarebbero levati i «lamenti di Berlino» e che le
rive del Reno sarebbero state «coperte di sangue», subì due
attentati e fu sostituito da un figlio che morì per una malattia
fatale tre mesi dopo essere salito al trono, lasciando la corona
all’arrogante, caparbio e politicamente miope Guglielmo II.
L’orgoglio fece precipitare la caduta del nuovo sovrano. Rapida
e improvvisa nella capitale scoppiò la rivoluzione, il
comunismo fece capolino in parecchie città, i principi degli
stati tedeschi abdicarono ed egli, fuggendo ignominiosamente
in Olanda, fu costretto a rinunciare ai suoi diritti al trono. La
costituzione di Weimar suggellò il destino dell’impero la cui
nascita era stata così enfaticamente proclamata da suo nonno e
i termini di un durissimo trattato provocarono «i lamenti»
funestamente profetizzati mezzo secolo prima.
15 Il dispotico e inflessibile Francesco Giuseppe, imperatore
d’Austria e re d’Ungheria, che nel Kitáb-i-Aqdas era
stato rimproverato per aver trascurato il suo preciso dovere
di indagare su Bahá’u’lláh durante il suo pellegrinaggio
in Terra Santa, fu così sommerso da disgrazie e tragedie
che si giunse a considerare il suo regno insuperato da
ogni altro per le sventure che portò alla nazione. Suo fratello
Massimiliano fu messo a morte in Messico, il principe
ereditario Rodolfo morì in vergognose circostanze,
l’Imperatrice fu assassinata, l’arciduca Francesco Ferdinando
e la moglie furono uccisi a Sarajevo, l’«impero
sgangherato» si dissolse, fu suddiviso e sulle rovine dello
svanito Sacro Romano Impero fu fondata una striminzita
repubblica, una repubblica che fu cancellata dalla carta
politica d’Europa dopo una breve e precaria esistenza.
16 Alessandro II Nicolaevic, onnipotente zar di Russia,
che in una Tavola a lui personalmente indirizzata Bahá’u’lláh
aveva ammonito per tre volte, aveva invitato a
«convocare le nazioni a Dio» e messo in guardia affinché
non permettesse che la sua sovranità gli impedisse di riconoscere
«il Supremo Sovrano», subì parecchi attentati e
alla fine morì per mano di un assassino. Una dura politica di
repressione da lui iniziata e proseguita dal suo successore
Alessandro III preparò la strada a una rivoluzione che,
durante il regno di Nicola II, travolse in un’ondata di
sangue l’impero degli zar, lasciò uno strascico di guerre,
malattie e carestie e consolidò un proletariato militante che
massacrò la nobiltà, perseguitò il clero, cacciò via gli intellettuali,
tolse il potere alla religione di stato, giustiziò lo
Zar, con la moglie e la famiglia ed estinse la dinastia dei
Romanov.
17 Il papa Pio IX, capo indiscusso della più potente Chiesa
della Cristianità, al quale Bahá’u’lláh aveva ordinato in
un’Epistola di lasciare i suoi «palazzi… a coloro che li
desiderano», di vendere «tutti i ricchi ornamenti» in suo
possesso e di spenderli «sul sentiero di Dio» e di affrettarsi
verso il «Regno», fu costretto ad arrendersi, in dolorose
circostanze, alle forze di re Vittorio Emanuele che lo assediavano
e a rassegnarsi a essere espropriato dello Stato
Pontificio e della stessa Roma. La perdita della «Città eterna»
sulla quale il vessillo papale aveva sventolato per
mille anni e l’umiliazione degli ordini religiosi sotto la sua
giurisdizione aggiunsero una sofferenza mentale alle infermità
fisiche e amareggiarono gli ultimi anni della sua
vita. Il formale riconoscimento del Regno d’Italia, successivamente
strappato a uno dei suoi successori in Vaticano,
confermò la virtuale estinzione del potere temporale del
Papa.
18 Ma il rapido disfacimento degli imperi ottomano, napoleonico,
germanico, austriaco e russo, la fine della dinastia
Qájár e la virtuale estinzione del potere temporale del Romano
Pontefice non esauriscono la storia delle catastrofi che colpirono
le monarchie del mondo in seguito all’indifferenza ai
moniti proferiti da Bahá’u’lláh all’inizio della Súriy-i-Mulúk.
La trasformazione in repubblica delle monarchie portoghese e
spagnola e dell’impero cinese, lo strano destino che ha più
recentemente perseguitato i sovrani d’Olanda, Norvegia,
Grecia, Jugoslavia e Albania che ora vivono in esilio, la virtuale
abdicazione all’autorità da parte dei re di Danimarca,
Belgio, Bulgaria, Romania e Italia, la preoccupazione con la
quale gli altri sovrani stanno probabilmente guardando ai
travagli che hanno scosso tanti troni, la vergogna e gli atti di
violenza che talvolta hanno oscurato gli annali dei regni di certi
monarchi d’Oriente e d’Occidente e, ancor più recentemente,
l’improvvisa caduta del Fondatore della dinastia recentemente
insediatasi in Persia, questi sono ulteriori esempi del «Castigo»
inflitto da «Dio» e presagito in quell’immortale Sura, che
mostrano la divina realtà dell’accusa da Lui mossa contro i
governanti della terra nel Suo Libro Più Santo.
Decuius
Decuius

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