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Pagine di storia. II parte.

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Messaggio Da Decuius Mar Ott 27, 2020 12:07 pm

Da "Dio passa nel mondo":

13:19 Non meno singolare è stata l’estinzione della diffusa
influenza esercitata dai capi ecclesiastici musulmani sunniti
e sciiti nei due paesi in cui le più potenti istituzioni
dell’Islam erano state erette e che sono state direttamente
responsabili delle tribolazioni riversatesi sul Báb e su Bahá’u’lláh.
20 Il Califfo, sedicente vicario del Profeta dell’Islam, noto
anche come «Comandante dei fedeli», protettore delle sante
città della Mecca e di Medina, la cui giurisdizione spirituale si
estendeva su oltre duecento milioni di maomettani, in seguito
all’abolizione del Sultanato turco fu spogliato del potere
temporale che fino ad allora era stato considerato inseparabile
dal suo alto ufficio. Dopo aver occupato per un breve periodo
una posizione anomala e precaria, egli si rifugiò in Europa, il
Califfato, la più augusta e potente istituzione dell’Islam, fu
sbrigativamente abolito senza alcuna consultazione con le
comunità del mondo sunnita; fu così spezzata l’unità del più
potente ramo della Fede islamica; fu proclamata la formale,
completa e permanente separazione dello stato turco dalla
Fede sunnita; la legge canonica sharí’ah fu abrogata; le istituzioni
ecclesiastiche furono private delle loro dotazioni; fu
promulgato un codice civile; gli ordini religiosi furono soppressi;
la gerarchia sunnita fu disciolta; l’arabo, la lingua del
Profeta dell’Islam, cadde in disuso e la sua grafia fu sostituita
dall’alfabeto latino; il Corano fu tradotto in turco; Costantinopoli,
la «Cupola dell’Islam» fu declassata a città di provincia
e il suo incomparabile gioiello, la moschea di Santa Sofia, fu
trasformata in museo, una serie di decadimenti che ricordano il
destino che, nel primo secolo dell’èra cristiana, colpì il popolo
ebreo, la città di Gerusalemme, il Tempio di Salomone, il
Santo dei Santi, e una gerarchia ecclesiastica i cui membri
furono i persecutori dichiarati della religione di Gesù Cristo.
21 Un analogo sconvolgimento scosse le fondamenta
dell’intero ordine sacerdotale persiano, sebbene la sua
formale separazione dallo stato non sia ancora stata proclamata.
Lo «stato-chiesa», ch’era stato saldamente radicato
nella vita della nazione e aveva proteso le sue ramificazioni
in ogni sfera della vita del paese, fu virtualmente
disgregato. L’ordine sacerdotale, baluardo dell’Islam sciita
in quella terra, fu paralizzato e screditato; i mujtahid, ministri
favoriti dell’Imám nascosto, furono ridotti a un numero
insignificante; tutti i suoi funzionari inturbantati,
tranne un piccolo numero, furono spietatamente costretti a
cambiare i tradizionali copricapi e vesti con abiti europei
che essi avevano anatematizzato; la pompa e il fasto che
contrassegnava i loro cerimoniali scomparvero; le loro
fatvá (sentenze) furono annullate; i loro beni passarono
nelle mani dell’amministrazione civile; moschee e seminari
furono disertati; il diritto d’asilo accordato ai santuari cessò
d’essere riconosciuto; le rappresentazioni religiose furono
proibite; le takyih vennero chiuse e perfino i pellegrinaggi a
Najaf e Karbilá furono scoraggiati e abbreviati.
L’abbandono del velo, il riconoscimento dell’uguaglianza
dei sessi, l’instaurazione di tribunali civili, l’abolizione del
concubinato, la svalutazione dell’uso dell’arabo, la lingua
dell’Islam e del Corano, e gli sforzi compiuti per separarlo
dal persiano, tutto questo attesta ulteriormente la degradazione
e presagisce l’estinzione finale di quella infame
ciurma i cui capi avevano osato definirsi «servi del Signore
della santità» (l’Imám ‘Ali), che tanto spesso avevano ricevuto
l’omaggio dei devoti sovrani della dinastia safavide,
i cui anatemi, fin dalla nascita della Fede del Báb, erano
stati i maggiori responsabili dei torrenti di sangue versati e
le cui azioni avevano oscurato gli annali della religione e
della nazione.
22 Una crisi, in verità non così grave come quella che
scosse gli ordini sacerdotali islamici, inveterati avversari
della Fede, ha colpito anche le istituzioni ecclesiastiche
cristiane, la cui influenza è visibilmente scaduta dal momento
in cui Bahá’u’lláh aveva lanciato i Suoi appelli e
dato voce ai Suoi avvertimenti, il cui prestigio è stato
gravemente danneggiato, la cui autorità è costantemente
diminuita e il cui potere, i cui diritti, le cui prerogative sono
sempre più ridotti. La già menzionata virtuale estinzione
del potere temporale del Romano Pontefice, l’ondata di
anticlericalismo che portò alla separazione della Chiesa
cattolica dalla repubblica francese, l’assalto organizzato
sferrato da un trionfante stato comunista contro la Chiesa
greco-ortodossa in Russia e lo spodestamento, la spoliazione
e la persecuzione della religione di stato che ne sono
conseguiti, lo smembramento della monarchia austro-
ungarica fedele alla Chiesa di Roma e potente sostenitrice
delle sue istituzioni, l’ordalia alla quale quella stessa
Chiesa è stata sottoposta in Spagna e in Messico, l’ondata
di secolarizzazione che sta ora sopraffacendo le Missioni
cattoliche, anglicane e presbiteriane nei territori non cristiani,
le forze di un aggressivo paganesimo che stanno
assalendo le antiche roccaforti delle chiese cattolica, greco-
ortodossa e luterana dell’Europa occidentale, centrale
ed orientale, nei Balcani, negli Stati baltici e scandinavi,
queste sono le più cospicue manifestazioni del declino delle
fortune dei capi ecclesiastici cristiani, i quali, sordi alla voce
di Bahá’u’lláh, si sono interposti fra il Cristo ritornato nella
gloria del Padre e le rispettive congregazioni.
23 Né possiamo fare a meno di notare la progressiva
diminuzione dell’autorità esercitata dai capi ecclesiastici
delle Fedi ebraica e zoroastriana, fin dal tempo in cui la
voce di Bahá’u’lláh s’era levata per annunciare, a chiare
lettere, che «la Più Grande Legge è venuta», che l’Antica
Bellezza «governa sul trono di Davide» e che «qualsiasi
cosa sia stata annunciata nei Libri (sacre scritture zoroastriane)
è ora rivelata e resa chiara». I segni di una crescente
rivolta contro l’autorità clericale, l’irriverenza e
l’indifferenza mostrate verso regole, rituali e cerimonie
venerate da secoli, le ripetute intrusioni di un nazionalismo
aggressivo e spesso ostile negli ambiti della giurisdizione
clericale e la generale apatia con cui, specialmente nel caso
degli aderenti professi alla Fede zoroastriana, questi sconfinamenti
sono considerati, tutto ciò dà, senz’ombra di
dubbio, una più ampia giustificazione dei moniti e delle
predizioni proferiti da Bahá’u’lláh nei Suoi storici appelli ai
capi ecclesiastici del mondo.
24 Sono queste, in sintesi, le terribili prove della giustizia
punitiva di Dio che hanno colpito re ed ecclesiastici in
Oriente e in Occidente, diretta conseguenza o della loro
attiva opposizione alla Fede di Bahá’u’lláh, o del loro deplorevole
rifiuto di rispondere al Suo richiamo,
d’informarsi del Suo Messaggio, di impedire le sofferenze
che patì, o di dare importanza ai segni e ai prodigi meravigliosi
che, per cento anni, hanno accompagnato la nascita
e l’ascesa della Sua Rivelazione.


Shoghi Effendi, in realtà, continua per altre pagine a ricordare la sorte di altri nemici di Bahà’u’llàh, ma per lo scopo della discussione, mi pare saggio fermarmi qui.
Decuius
Decuius

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