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Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande?

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Messaggio Da Erasmus Mer Apr 26, 2017 11:57 pm

Erasmus ha scritto:Les résultats du premier tour de l’élection présidentielle 2017[/b][/URL]
Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 Presiddenz_Fr_I_turno_2017

Mi spiace per Condor (che tifa per la Le Pen) ... ma il definitivo aggiornamento dei risultati è a favore di Macron! Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 Tongue
Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 Presidsenz_Fr_1_tour_2017

Aggiungo:
• Affluenza alle urne: 78,8%
• A Parigi Macron ha superato l'84%.


––––
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Messaggio Da Erasmus Sab Apr 29, 2017 8:53 am

Da "la Repubblica di oggi Sabato29/04/2017
Intervista. Il leader di En Marche: "Con me la Francia tornerà unita"

La promessa di Macron "Da straniero della politica sconfiggerò l'odio di Le Pen".
I partiti tradizionali sono inefficaci e non risolvono i problemi.
Al ballottaggio sarà dura, perché il Fronte repubblicano non esiste più.


ARTHUR BERDAH, FRANÇOIS-XAVIER BOURMAUD, MARCELO WESFREID ALEXIS

Emmanuel Macron, leader di "En Marche", lei il 7 maggio sfiderà Marine Le Pen al ballottaggio per le elezioni presidenziali francesi. Un anno fa, a Orléans, lei stesso pronunciava un discorso in cui si paragonava a Giovanna d'Arco che aveva «infranto il sistema». Alla luce dei risultati del 23 aprile, pensa di aver «infranto il sistema»?
«All'epoca volevo soprattutto sottrarre al Front National di Marine Le Pen una figura della storia francese. Volevo dimostrare che la storia della Francia non dev'essere rinchiusa in una visione binaria. Giovanna d'Arco è parte di una storia repubblicana. Era questo l'obiettivo del mio discorso. Il voto di domenica scorsa è di natura molto diversa. A mio parere ha molti insegnamenti».

Quali?
«Questo primo turno ha voltato la pagina dei due grandi partiti che scandivano la vita politica francese da trent'anni. In un certo senso ha realizzato quello che avevo cominciato a dire il 6 aprile 2016, e cioè che i due grandi partiti non erano più in grado di risolvere i problemi del nostro Paese e avevano costruito una forma di inefficienza collettiva».

Qual è, secondo lei, la nuova cartografia elettorale?
«Il Front National, che è un partito demagogico, reazionario e xenofobo, è il pilastro di un nuovo polo antieuropeista, dentro cui una parte della destra classica immancabilmente andrà a confluire. Di fronte a loro, noi rappresentiamo l'altra grande potenza. Quella dei progressisti, che va dalla socialdemocrazia fino al gollismo sociale, e che raggruppa differenti famiglie politiche intorno a un rinnovamento autentico delle facce e delle pratiche. Infine, emerge un polo protestatario, di una sinistra molto conservatrice, per non dire di «rifiuto»: è quello che si è aggregato intorno a Jean-Luc Mélenchon.».

Lei è stato violentemente insultato da militanti del Front National in occasione del comizio di Marine Le Pen a Nizza. Chiede alla candidata di condannare quelle ingiurie?
«Io non chiedo niente a Marine Le Pen. Voglio ricordare che, contrariamente a lei, non coltivo l'odio. Ho rispetto per qualsiasi persona. Questo evento ha rivelato una volta di più il vero volto del Front National. La signora Le Pen ha cercato di banalizzarlo, ma resta un partito le cui radici ancora vive si sono costruite nel rigetto della Quinta Repubblica, nell'antigollismo, nell'invettiva, nella xenofobia».

Questa campagna per il ballottaggio è più difficile di quello che aveva immaginato?
«No. Me la immaginavo esattamente così, perché non credevo che si sarebbe costituito un fronte repubblicano. Io sono uno straniero nella vita politica. Quelli che hanno detto che sarei stato una meteora non possono ritrovarsi nella mia candidatura dall'oggi al domani. Per questo quello che è successo nel 2002 con Jacques Chirac non potrà ripetersi con me. Bisogna essere assolutamente lucidi. Se vincerò il 7 maggio, non sarà con l'80 per cento, perché non ci sarà nessun fronte repubblicano. Ma io per primo dovrò dimostrare che ho compreso la collera nel Paese, per poter poi riconciliare i francesi. Questo significa che, in caso di vittoria, non mi comporterò come se non fosse successo niente prima, che poi fu la grande delusione di quelli che votarono per Jacques Chirac al ballottaggio delle elezioni del 2002. Per tutta la campagna, e ancora di più da domenica scorsa, ho ascoltato e percepito la collera verso l'Europa e l'incomprensione verso la globalizzazione. Ne terrò conto».

Se, dopo l'eventuale vittoria alle elezioni presidenziali, non otterrà la maggioranza parlamentare a quelle legislative, è pronto ad allearsi un giorno con la destra e un altro con la sinistra, per costruire una sorta di maggioranza a porte scorrevoli?
«Lavorerò con la maggioranza che i francesi decideranno. Ma nella Quinta Repubblica ci sono delle costanti consolidate: a sei settimane di distanza non è mai successo che gli elettori si ricredano. Il mio obiettivo è ottenere alle legislative una maggioranza assoluta che sia una maggioranza presidenziale. Non ci sarà nessuna coalizione con i due grandi partiti esistenti, né con i repubblicani né con i socialisti. Ma nei tempi che verranno ci sarà una rifondazione della vita politica, che vedrà esponenti socialisti e repubblicani venire da me singolarmente. È questa la chiave per non avere una maggioranza a porte scorrevoli. Non possiamo permettercelo, nei tempi incerti che attraversiamo».

Che cosa farà se nonostante tutto non otterrà la maggioranza?
«Vedremo a tempo debito. Prima di tutto mi impegnerò al massimo per vincere il più largamente possibile al secondo turno delle presidenziali. Poi cercherò di ottenere una maggioranza forte nell'Assemblea nazionale, che ci consenta di intraprendere le riforme. La mia responsabilità è di costruire questa maggioranza a immagine della ricomposizione profonda della scena politica che sta avvenendo da domenica scorsa. Quindi andrà oltre le donne e gli uomini che sono en marche (in marcia, come il nome del suo partito, ndr) fin dall'inizio».
–––––––––

© Le Figaro / LENA (Leading European Newspaper Alliance) Traduzione di Fabio Galimberti
.............
"Nel nostro Paese c'è molta rabbia contro l'Europa e la globalizzazione e voglio affrontarla Ma il Front National non è la soluzione"
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L'ALLEANZA LENA Lena (Leading European Newspaper Alliance) è l'alleanza editoriale di Repubblica con Welt, País, Figaro, Le Soir, Tages Anzeiger e Tribune de Genève.
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Messaggio Da Mastro Titta Dom Apr 30, 2017 8:35 pm

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Ultima modifica di Mastro Titta il Gio Giu 06, 2019 7:45 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : post inutile)
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Messaggio Da Erasmus Mar Mag 02, 2017 10:42 pm

Varoufakis per Macron (e contro l'austerity)
La tribuna di Varoufakis uscita oggi su "Le Monde"- di supporto a Macron contro Le Pen; e allo stesso tempo di dissenso sulla possibile prosecuzione dell' "austerity" - è il risultato di un ampio e non facile dibattito democratico che si è avuto in seno a Diem25 (Demcracy in Europe Movement-25)
––>https://www.yanisvaroufakis.eu/2017/05/02/why-we-support-macron-in-the-second-round-op-ed-in-le-monde-english-original-and-diem25-france-in-mediapart/
----------------
Why we support Macron in the second round – op-ed in Le Monde (English original) and DiEM25 France in Mediapart
by Gianīs Varoufakīs

Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 Screen-Shot-2017-05-02-at-08.21.13
Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 YV-at-Nuit-Debout

In today’s Le Monde I call upon French progressives to vote for Macron in the second round of France’s Presidential election. The article explains my recommendation to French voters and finishes off with the following promise to Emmanuel:
“I shall mobilise fully to help you beat Le Pen with the same strength that I shall be joining the next Nuit Debout to oppose your government when, and if, you, as President, attempt to continue with your dead-end, already-failed neoliberalism.”

For the full article, in the original English, can be read below. (See also DiEM25 France’s collective position published earlier in Mediapart.)

A year ago, at an event at the New York Public Library, Noam Chomsky and I were asked by a member of the audience where we stood regarding the impending electoral duel between Donald Trump and Hillary Clinton. Both Noam and I answered that, in swing states, progressive Americans should hold their nose with one hand and vote for Clinton with the other.

Similar advice to voters had been issued years before, in April 2002, by all leading figures of the French left when Jacques Chirac and Jean Marie Le Pen squared off in the second round of that Presidential election: “Hold your nose and vote for Chirac!” was the left’s unanimous line.

Is Marine Le Pen genuinely a less unpalatable proposition than her father was? Is Emmanuel Macron somehow worse, from a leftwing perspective, than Jacques Chirac was in 2002? If not, why are some leaders of the left today unwilling to support Macron against Le Pen? This is a genuine puzzle to me.

Progressive French voters have every reason to be angry with Emmanuel Macron.

His pursuit of labour market deregulation in the midst of a deflationary crisis was neoliberalism gone mad.
His current proposals for a reconfiguration of the Eurozone that would turn it into a Federation-light plays straight into the hands of Wolfgang Schäuble’s grand plan for a permanent austerity union in which France will lose whatever control it has retained over her national budget (“I want the troika in Paris”, I have heard Schäuble say once) in exchange for a macro-economically insignificant Eurozone common budget.
His more recent proposals for reducing wealth taxes and removing support from local government are on history’s wrong side.
Nevertheless, it is nothing less than scandalous for any progressive to keep an equal distance from Le Pen and Macron. Of course we all wish, at least those of us on the left, that the French electoral system were not binary. But it is. And given that it is, I refuse to be part of a generation of European progressives who could have stopped Marine Le Pen from winning France’s Presidency but didn’t. This is why I am writing this article: To support unequivocally Macron’s candidacy in the second round. The National Front cannot be allowed to stumble into the Elysee due to our misguided tactical indifference.

While that would have been my position whoever run against Le Pen on a non-racist ticket, there is something more in my endorsement of Macron:[1] During my tenure as Greece’s finance minister in early 2015 Emmanuel revealed to me a side of him that few progressives have seen. While the troika of Greece’s lenders and the Berlin government were strangling our freshly elected left-wing government’s attempts to liberate Greece from its debt-bondage, Macron was the only minister of state in Europe that went out of his way to lend a helping hand. And he did so at a personal political cost.

I remember vividly the afternoon of 28th June 2015, that awful Sunday when the Eurogroup had decided to close down our banks to punish our government for resisting yet another predatory loan and more anti-social, recessionary austerity attacks on the weakest of Greeks. It was at around 6pm when I received a text message from Emmanuel with which he informed me that he was struggling to convince President Hollande and Sigmar Gabriel, Germany’s Vice Chancellor, to find a solution: “I do not want my generation to be the one responsible for Greece exiting Europe,” he said.

Less than a minute later I replied: “But of course. Just know that we need an agreement that offers respite for the long run and a prospect that this situation will not be repeated in a few months.” Emmanuel agreed. He would talk to his President and get back to me: “Sustainable solution is key, I agree with you,” he wrote, proposing that he travel to Athens the next day, incognito, to have dinner with me and Alexis and to hammer out a deal between Athens, Berlin and Paris.

After midnight, while we were in the thick of our preparations for the bank closures, Emmanuel wrote again to inform me that President Hollande was planning to issue a statement in the morning to re-open the negotiations. I thanked him and waited. “Ok,” Emmanuel said a little later, “I am ready and I am sure that Alexis, you and me could find a deal… I will convince the President tomorrow. We have to succeed!”

Next morning, Monday 29 June, the day he was meant to come to Athens, Emmanuel called asking for a favour: Could Alexis contact President Hollande to confirm that he was ready and willing to receive Emmanuel in Athens as the French President’s emissary? I called Alexis, explained the opportunity that was being presented to us, and he agreed. An hour later, however, Alexis called me back, understandably angry. “What is going on?” he asked. “Hollande’s office replied that they have no idea about a possible mission by Macron to Athens. They referred us to Michel Sapin. Is he pulling your leg?”

When I relayed this exchange to Emmanuel, he sounded upset. His explanation shocked me: “The people around Hollande do not want me to come to Athens. They are close to the Berlin Chancellery. They clearly blocked Alexis’ approach. But let me have his [Alexis’s] personal mobile phone number. I shall go to the Élysée personally in an hour to speak with him [Hollande] and ask him to call Alexis directly.”

Some hours passed but Hollande never called Alexis. So I texted Emmanuel: “Do I take it there has been no progress? And that your trip has been cancelled?” A dejected Macron confirmed that he had been blocked – by his President and his President’s entourage. “I will push again to help you, Yanis, believe me,” he promised. I believed him.

Three months after my resignation, in October, I met Emmanuel again in Paris. He told me that in a summit meeting before his failed attempt to mediate with Alexis, he had used my line that the troika’s deal for Greece was a modern-day version of the Versailles Treaty. Merkel had heard him and, according to Emmanuel, ordered Hollande to keep Macron out of the Greek negotiations.
*****
By crushing the Greek Spring the troika did not only deal a blow to Greece but also to Europe’s integrity and soul. Emmanuel Macron was the only member of the establishment that tried to stop it. I feel it is my obligation to ensure that French progressives, as they are about to enter (or not to enter) the polling station in the second round of France’s Presidential election, make their choice fully aware for this.

For my part, my promise to Emmanuel is this: I shall mobilise fully to help you beat Le Pen with the same strength that I shall be joining the next Nuit Debout to oppose your government when, and if, you, as President, attempt to continue with your dead-end, already-failed neoliberalism.

[1] The following is an extract from my book Adults in the Room: My battle against Europe’s Deep Establishment, published in London by Boadly Head on 4th May and later in French by Les Liens qui Libèrent.
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Messaggio Da Erasmus Lun Mag 08, 2017 9:23 am

Ha vinto Macron con quasi il doppio dei voti della Le Pen.
––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Risultati definitivi del ballottaggio di ieri 7 maggio 2017 Emmanuel Macron/Marine Le Pen.

Macron 66,06%
Le Pen 33,94%


Affluenza più scarsa che al 1° turno.
Molte le schede bianche o nulle.
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P.S.
Miglioro le informazioni sulle presidenziali francesi,

Al 2° turno ha votato solo il 74.56% degli aventi diritto al voto, contro il 78.80% del 1° turno (4,24% in meno).
[Quindi 25,44% di astensioni].
Le schede bianche o nulle sono state l'8,6% degli aventi diritto al voto.
La percentuale di voti validi sugli aventi diritto al voto è dunque 100 - (25,44 + 8,6)% = 65,96%.
Perciò, a votare per Macron, sono stati meno del 50% degli aventi diritto al voto.
Precisamente (66,06·65,96/100)% = 43,573%.
------------
A Parigi, nel ballottaggio Macron ha sfiorato il 90% dei voti validi a suo favore .
[Già nel primo turno aveva superato l'84%].
------------
Trascrivo da l sito ––>http://http://www.linternaute.com/ (in francese, dove ... chi ha fatto i calcoletti ne ha pure arrotondato i risultati!)

Résultats présidentielle: Macron choisi par 43,6% des inscrits
Emmanuel Macron a gagné l'élection présidentielle avec 66,1% des votes exprimés mais, en comptant les 25,44% d'abstention, les bulletins blancs et nuls qui représentent 8,6% des inscrits, le candidat d'En Marche! n'a gagné qu'avec 43,6% des électeurs inscrits. Le "deuxième parti de France" est l'abstention/votes blancs/votes nuls qui représentent 34% des électeurs inscrits. Quant à Marine Le Pen, elle a eu les voix de 22% des inscrits.

Résultats présidentielle: Macron 89,68% - Le Pen 10,32% à Paris
A Paris, le score d'Emmanuel Macron atteint presque 90%. Il y a eu 21,51% d'abstention, 57 868 votes blancs et 16 746 votes nuls. Dans le 3ème arrondissement de la capitale, le résultat du candidat d'En marche! est encore plus élevé : 93,41% des voix.
_____
De nouveau: Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 3972599242


Ultima modifica di Erasmus il Mer Mag 10, 2017 5:53 pm - modificato 3 volte.

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Messaggio Da Epoch Lun Mag 08, 2017 11:20 am

Mi ha stupito che alla festa per la vittoria, sia stato suonato l'Inno Europeo prima di quello Francese... Proprio i francesi.
Noi Italiani non avremmo manco suonato l'Inno Italiano, magari il "Meno male che Silvio c'è... " (l'inno della campagna elettorale) del caso, ma tanté...
Però i Francesi ci tengono a queste cose, quindi la domanda è:
Sarà una manovra elettorale e se sì, cui prodest?
Oppure è davvero segno di un primo passo verso una svolta federalista?

Come altre volte, ai posteri l'ardua sentenza.
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Messaggio Da Erasmus Mar Mag 09, 2017 12:46 am

Epoch ha scritto:Mi ha stupito che alla festa per la vittoria, sia stato suonato l'Inno Europeo prima di quello Francese... Proprio i francesi. [...]
[...] cui prodest?
Oppure è davvero segno di un primo passo verso una svolta federalis?.
A me ... è piaciuto sentire l'Inno Europeo. Non me l'aspettavo, ma una volta utito che cantavano quello non mi sono stupito.
Svolte federaliste, per ora, non ne vedo proprio!
Occorrerà vedere cosa farà Macron in proposito, e quale seguito avrà la eventuale sua politica tendente a maggiore integrazione dell'UE.
Non mi sono stupito che cantassero quell'inno per due motivi. Il primo: l'avversria Le Pen da anni imposta le sue campagne elettorali additando l'UE come la causa di tutti i mali e l'Euro € come il principale (se non l'iunico) elemento che provoca recessione e povertà.
[Sono balle, ma ... il nazionalismo paga sempre (purché si trovi anche un capro espiatorio per l'eventuale malcontento popolare).]
Ovviamente, la stragrande maggioranza dei francesi è sì "europeista" ma certamente "non federalista". Il cantare quell'Inno dopo aver prevalso sull'euro-foba Le Pen era un segno palese di "europeismo" (magari anche di sola manifestazione del fatto che, buona o cattiva che sia questa UE,una Unione Europea è necessaria perché "insieme si è più forti che da soli[" (in barba alle minacciose proposte di disfare l'UE dell'estrema destra ... ma anche di certa estrema sinistra – quella che al primo turno ha votato Hamon o Mélenchon e al secondo turno si è astenuta o ha votato scheda nulla proprio per significare di non essere di "destra" ma anche di non amare affatto l'Europeismo , visto da questa "sinistra" come parte della odiata "globalizzazione").
[b]Il secondo motivo:/b] si tratta proprio di un Inno alla Giuoia, non c'è niente di meglio da cantare per dire che stiamo festeggiando una vittoria politica con effetti non solo sulla Francia ma anche sul resto d'Europa. [E qui mi viene in mente il cantare l'Inno alla Gioia dei manifestanti della [i]Marcia per l'Europa
a Roma il 25 aprile scorso.]

Mi viene in mente qualcosa che risale a trent'anni fa ma che penso mantenga il suo significato ... "paradigmatico".
Ho conosciuto nei primi anni '80 "Anita Garibaldi Jallet ", cittadina francese sposta col francese Sig. Jallet e allora docente universitaria a Roma. Era federalista europea e come tale si era iscritta nella sezione romana del MFE (ed è stata anche nel Comitato Centrale del MFE quando c'ero anch'io). Suo nonno paterno era Ricciotti Garibaldi, figlio di Giuseppe Garibaldi e di Ana da Silva Garibaldi, detta Anita. L'abbiamo invitata a Verona a tenere una conferenza sulla situazione dell'europeismo (ed in particolare del federalismo europeo) in Francia. Ricordo ancora quanto lei ha insistito sul concetto di una certa spocchia francese per cui loro, i francesi, si sentono portatori di civiltà al resto d'Europa. Quindi il loro "europeismo" è spesso condito da una specie di senso missionario, di dovere verso i fratelli europei, dovere consistente nell'aiutarli nel progredire in civiltà per avvicinarsi sempre più all'ìnsuperabile livello di civiltà dei francesi! Insomma: un europeismo condito non solo di nazionalismo ma addirittura di senso di superiorità nei riguardi degli altri europei.
Ho visto per l'ultima volta Anita Garibaldi Jallet a Verona nel 1989 quando si era candidata al Parlamento Europeo (senza o poi essere eleta|) nelle liste italiane del PRI (già sotto la segreteria di Giorgio La Malfa),

------
Ciao Epoch
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Ultima modifica di Erasmus il Mer Mag 10, 2017 5:44 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio Da ART- Mar Mag 09, 2017 12:11 pm

Epoch ha scritto:Mi ha stupito che alla festa per la vittoria, sia stato suonato l'Inno Europeo prima di quello Francese... Proprio i francesi.
Noi Italiani non avremmo manco suonato l'Inno Italiano, magari il "Meno male che Silvio c'è... " (l'inno della campagna elettorale) del caso, ma tanté...
Però i Francesi ci tengono a queste cose, quindi la domanda è:
Sarà una manovra elettorale e se sì, cui prodest?
Oppure è davvero segno di un primo passo verso una svolta federalista?

Come sempre va tenuta una gran prudenza ma bisogna dire che almeno simbolicamente questa è una cosa notevole. Inoltre Macron è fortemente osteggiato dall'accozzaglia ultranazionaliata/neonazista europea e russa: questo è un altro ottimo punto a suo favore.

Quanto a svolte federaliste, o almeno di procedere in quella direzione dopo gli utimi schifosissimi anni, bisognerà aspettare come minimo le elezioni in Germania per ragionarci. Che io sappia Schulz non è più un federalista ma in ogni caso sempre meglio della finta europeista Merkel: se la poltrona rimarrà sotto il deretano di Angelina nostra (e purtroppo le elezioni locali nello Schleswig-Holstein non lasciano presagire nulla di buono) sarà difficile che cambi qualcosa.
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Messaggio Da Erasmus Mer Mag 10, 2017 7:09 pm

ART- ha scritto: Che io sappia Schulz non è più un federalista [...]
Che io sappia. Schulz federalista non lo è stato mai. Caro ART: non dimenticare come è successo che Barroso sia rimasto l'unico candidato alla presidenza della Commissione la volta precedente quella di Juncxker. ALDE e VERDI-A|LE erano disposti ad appoggiare un candidato sostenuto dalla "sinistra" (allora il secondo gruppo per numerosità in PE si chiamava ancora PSE (Partito Socialista europeo) ed ilo capogruppo era Schulz. Con la scusa di aspettare cosa decidessero i socialisti francesi (che allora begavano tra di loro, in lite già iniziata col referendum sul trattato "Costituzione Europea"), Schilz se ne stette ad adspettare fino all'ultimo momento ... ed Hollande (nuovo segretario del PSF strepitava: "Stop Barroso!". Ma alla fine della fiera a votare compatti contro Barroso restarono i Verdi-ALE e l'ALDE, mentre i socialisti scelsero la "libertà di coscienza" (e Barroso fu eletto con i voti DERERMINANTI di una fetta notevole di socialisti). Allora il PPE (il gruppo maggioritario in PE, nel quale maggioritaria era la componente tedesca della CDU – della Merkel! –) sosteneva Barroso (dopo un convegno apposito di tutti i partiti nazionali che avevano eurodeputati nel PPE). E Schulz, con patto segreto col PPE (ma poco dopo divenuto ... un "segreto di Pulcinella"[/u]) non contrastò affatto la ri-elezione di Barroso in cambio della promessa del PPE di non contrastare la sua elezione a presidente del PE a metà legislatura. Stiamo parlando del 2009, quando presidente uscente del PE era il democristiano tedesco Hans-Gert Pöttering (quello sì molto vicino ai federalisti europei) e successore di Pöttering fu Jerzy Buzek (ex-premier polacco, uno dei massimi dirigenti di Solidarność e collaboratore di Lec Walesa fin dai tempi del colpo di stato comunista di Jaruselsky) eletto in PE nelle liste di "Azione Elettorale Solidarność" ([I]Akcja Wyborcza Solidarność in polacco, sigla AWS), leale europeista (a differenza dei famigerati gemelli Kaczynsky) ma non certo federalista. Insomma: ho sempre percepito Schulz come un "Cicero pro domo sua" (capace anche di dire al contrario di quello che è il suo vero intendimento, come appuntio avvenne in occasione della ri-elezione di Barroso).
ART- ha scritto:[...] in ogni caso sempre meglio della finta europeista Merkel
Sai bene ART che da sempre penso il contrario. La Merkel (federalista a parole, ma sempre per una Federazione di posdomani) non è ceerto quello che noi federalisti vorremmo (per dare una vera sterzata alla attuale politica europea, di veram stagnazione e quindi di recessione dellaffezione popolare all'UE ). Ma sempre meglio (molto meglio, enormemente meglio!) di quel marpione di Schulz.
Dopo Helmut Schmidt di statisti tedeschi socialisti non c'è stato più niente! E Schrøoder è stato una nullità (finendo, comperato apertamente dalla coppia Putin-Medvedev, con l'arricchirsi quale presidente di un pezzo di Gazprom, alla faccia del socialismo!)
[Per inciso: Putin-Medvedev ci hanno provato anche con Prodi ... che però ha detto loro di no!].
Alla Merkel dobbiamo il non fallimento totale dei lavori della "Convenzione" (presieduta da Valéry Giscard d'Estaing), sfociati – dopo il fallimento (per principale colpa dei socialisti francesi) del trattato "Costituzione Europea"– nel "Trattato di Riforma" (più noto come "Trattato di Lisbona").
Oddio: poca cosa, ma sembre meglio di niente.
La colpa del ristagno dell'UE dopo quel trattato non è della Merkel e nemmeno del suo fido ministro Wolfgang Schäuble. La colpa è di tutti, ma specialmente di Grecia, Italia (e anche Francia) a riguardo della mancanza di rispetto dei criteri di Maastricht e di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca a riguardo dello sbandierare propositi nazionalisti e a volte anche espressamente euroscettici. Insomma: si vuole tenere insieme quasi una trentina di governi disparati con la stupida presunzione di tutti cghe i rispettivi paesi resteranno eternemente "totalmente sovrani ed indipendenti".
In simile situazione, sperare di uscire dal "nulla di fatto" (che poi significa recessione, incapacità di eliminare davvero il terrorismo, di realizzare una effettiva politica comune dell'immigrazione, ecc, ecc) è sperare in qualcosa a probabilità zero!
E questo non è mica colpam della Merkel: è colpa di tutti!
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Ciao ciao


Ultima modifica di Erasmus il Dom Giu 25, 2017 8:10 pm - modificato 2 volte.

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Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 Empty Re: Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande?

Messaggio Da ART- Mer Mag 17, 2017 3:25 am

Non ho la minima fiducia in Merkel: tre mandati e siamo ancora qui a parlare di Grecia che rischia di fallire, di evitare accuratamente gli Eurobond, di Europa che deve fare questo e quello ma non è avanzata di un centimetro in nessun campo, di BCE cattiva perchè non fa quello che il governo tedesco gli dice di fare... no, proprio non ci siamo: questa qua prima ce la leviamo di torno meglio sarà per tutti, Schulz o non Schulz.
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Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande? - Pagina 2 Empty Re: Sarà Emmanuel Macron il successore di Francois Hollande?

Messaggio Da ART- Sab Mag 20, 2017 11:06 am

Mastro Titta ha scritto:Il mio modestissimo parere sulle elezioni francesi è il seguente.
Non è importante discutere su chi vincerà, anche perché, salvo sorprese piuttosto incredibili, sarà Macron.
Quello che è importante è che, finalmente, la domanda politica posta all'elettorato è quella giusta. Non si parla più di scegliere tra "sinistra" e "destra", concetti che non significano assolutamente più nulla, ma tra mondialismo ed antiglobalismo. Non ho particolari simpatie per la Marine Le Pen e ancor meno per il suo FN ma sono contento che vi sia al ballottaggio qualcuno che possa far sentire la voce dei popoli. Perderà? Pazienza. Ma, ripeto, finalmente la domanda è quella giusta. Verrà un giorno in cui lo sarà anche la risposta.

Secondo questa visione delle cose, tipica della retorica politica degli ultimi tempi, a "far sentire la voce dei popoli" sarebbero i neofascisti/autoritaristi come Le Pen, Orban, Putin o Erdogan: hai notato che appena questi "eroi della voce popolare" vanno al potere la prima cosa che fanno è tentare d'imbavagliare la stampa libera, con tanto d'incarcerazioni se non omicidi di blogger e giornalisti?
Credi che questo sia un particolare insignificante?
Credi che questa e altre politiche del genere siano parte della "risposta" o accettabili pur di darla?
L'estremismo politico di vecchio, decrepito stampo è la "risposta"?

Dici che non hai "particolari simpatie" per Le Pen e meno ancora per il suo partito, ma se ha perso "pazienza". Dalle parole che usi si percepisce quel conflitto fra la consapevolezza di ciò che è Le Pen e il percepirla come uno dei paladini dell'antiglobalismo. Chissà se anche tu risolverai definitivamente questo conflitto interiore come ha già fatto Condor. O forse ora l'hai già risolto.
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