Vertice Renzi-Merkel-Hollande - Ventotene, prima e dopo Lunedì 22.08.2016]
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Vertice Renzi-Merkel-Hollande - Ventotene, prima e dopo Lunedì 22.08.2016]
Ho citato l'inizio dell'articolo che ho trascritto nel thread «Un'uniione federale in una Europa plurale».Erasmus ha scritto:«Il premier Renzi ha invitato la cancelliera Merkel e il presidente Hollande ad un incontro a Ventotene per il prossimo 22 agosto.
Ventotene è l'isola dove Altiero Spinelli e Ernesto Rossi elaborarono (nel giugno del 1941) il Manifesto per un'Europa libera e unita.
Si tratta di una buona iniziativa?
Sì, se il suo scopo è quello di preparare il terreno per il rilancio dell'integrazione europea.
No, se invece il suo scopo è quello di consolidare un direttorio (di Germania, Francia e Italia) all'interno di una pericolante Unione europea.
Ogni direttorio, anche se vi fa parte l'Italia, è antitetico al progetto di unione tra eguali celebrato proprio dal Manifesto di Ventotene.»
[Sergio Fabrini su "Il Sole 24 ore" di oggi dom. 7 agosto 2016]
In questo thread vorrei che si scrivesse prima in prefazione e a riguardo del prossimo vertice tra i tre "capi di governo dei maggiori paesi-membri dell'UE [Merkel - Hollande - Renzi], poi a resoconto e a commento dei risultati del vertice.
Ricevo ora una e.mail [dalla mailing-list del MFE] in cui è trascritto un articolo preso da "Adnkronos"
––> http://www.adnkronos.com/fatti/politica/2016/08/17/libraio-ventotene-orgoglioso-del-summit-renzi-merkel-hollande-sull-isola_uDpnqvfCAShFa7s2kdqriI.html
L'articolo merita di essere letto.
Trascrivo pari-pari l'e.mail con un bel “copia/incolla".
Il libraio di Ventotene direbbe [a Renzi-Merkel-Hollande]...
"Sono felice, orgoglioso, sia come ventotenese di adozione sia come libraio che ama questa isola e vede finalmente riconosciuto il ruolo di Spinelli, Rossi e Colorni e dei confinati durante il fascismo, che hanno pagato un prezzo altissimo in quegli anni e hanno avuto la forza di pensare, di andare oltre e di immaginare l'Europa come solo in parte si è realizzata". E' quanto afferma all'Adnkronos Fabio Masi, proprietario della libreria l'"Ultima spiaggia", in piazza Castello a Ventotene, in vista del vertice tra il premier Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande che si terrà proprio sull'isola il 22 agosto.
"Gli direi che il solo spread che io vedo è quello delle idee da cui nascono i sogni e la capacità di realizzarli", prosegue Masi che il suo sogno lo ha già realizzato. Quarantasette anni, ex commesso di una libreria a Genova, nel 2003 ha aperto a Ventotene, isola dei nonni alla quale è da sempre legato, la sua 'Ultima spiaggia'. Tira su la saracinesca il 25 aprile di ogni anno per abbassarla a metà ottobre. Nei restanti mesi, insieme alla moglie Alessia, anche lei di origini ventotenesi, si sposta in Liguria dove i due hanno aperto un'altra libreria indipendente a Camogli e lo scorso anno, insieme ad altri ex colleghi, un'altra nel centro storico di Genova.
A Renzi, Merkel ed Hollande "chiederei il coraggio che avevano i confinati - sottolinea il libraio -. Vorrei lo avessero anche loro per gettare il cuore al di là delle barriere e realizzare l'Unione europea uscendo dai personalismi e dagli egoismi che ogni nazione può avere".
Oltre alla libreria Masi ha fondato anche una piccola casa editrice, che da poco ha pubblicato "il Manifesto di Ventotene in edizione italiana e in quella inglese, che non era più in commercio", riferisce assicurando che, se mai i tre leader dovessero visitare la sua libreria, gliene regalerà "certamente una copia". "Non accadrà, ma se accadesse - conclude scherzando - faremmo una foto sotto l'insegna: 'Ultima spiaggia'".
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Ultima modifica di Erasmus il Mar Ago 23, 2016 3:38 pm - modificato 4 volte.
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Re: Vertice Renzi-Merkel-Hollande - Ventotene, prima e dopo Lunedì 22.08.2016]
Anche io spero che sia la volta buona, anche solo per un gruppo ristretto di stati, di fare un passo avanti verso un'Europa più Federale.
Se vogliamo fare un esempio, anche gli Stati Uniti d'America non si sono uniti tutti subito... Ma all'inzio era solo un numero ristretto di loro, quindi, perché no?
Non vorrei solo che la spinta del nostro Primo Ministro sia dettata più dalla necessità di nascondere le nostre difficoltà economiche e di chiedere sconti che da un vero desiderio Federale, che in Renzi non vedo proprio...
Anche Hollande e Merkel non saprei quanta voglia hanno di perdere poteri in favore di qualcosa di più grande.
Però se quest'incontro servisse già almeno per creare altre utili isitituzioni comuni, come un Esercito davvero comune o una polizia Federale con veri poteri servirebbe già almeno a qualche cosa.
Vedremo.
Se vogliamo fare un esempio, anche gli Stati Uniti d'America non si sono uniti tutti subito... Ma all'inzio era solo un numero ristretto di loro, quindi, perché no?
Non vorrei solo che la spinta del nostro Primo Ministro sia dettata più dalla necessità di nascondere le nostre difficoltà economiche e di chiedere sconti che da un vero desiderio Federale, che in Renzi non vedo proprio...
Anche Hollande e Merkel non saprei quanta voglia hanno di perdere poteri in favore di qualcosa di più grande.
Però se quest'incontro servisse già almeno per creare altre utili isitituzioni comuni, come un Esercito davvero comune o una polizia Federale con veri poteri servirebbe già almeno a qualche cosa.
Vedremo.
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Re: Vertice Renzi-Merkel-Hollande - Ventotene, prima e dopo Lunedì 22.08.2016]
Domani, dunque, vertice "Renzi-Merkel-Hollande, non proprio a Ventotene, ma sulla nave "Garibaldi" (al largo delle Isole Pontine, di cui una, quella dei "confinati" antifascisti tra i quali Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi (autori del "Manifesto di Ventotene") e il loro amico Eugenio Colorni – che discusse con loro il testo del Manifesto, fu poi trasferito a Menfi, da qui riuscì a fuggire per immergersi "Resistenza"a Roma dove riuscì anche a stampare econ una sua prefazione il Manifesto ),
Trascrivo il testo diu una "e.mail" (della mailing-list dei federalistoi europei).
Da: ...
Oggetto: Re: [Forum MFE-GFE] Giulio Saputo, segretrio GFE sul Corriere di oggi
Data: 21 agosto 2016 12:54:04 CEST
A: mfe@yahoogroups.co
Oggi i giornali traboccano di notizie sul futuro dell'Unione e sul Manifesto di Ventotene: lettura emozionante, spero, per ogni federalista europeo - l'articolo segnalato da Sante non è disponibile on line, ma ho cercato di mandarlo lo stesso nella rassegna stampa.
Naturalmente i bilanci si tireranno (da) martedì, e più si alzano le aspettative e più si rischia la delusione. Ma senza la decisione di Renzi di tenere il vertice trilaterale a Ventotene mi sa che tutto questo ce lo sogneremmo. E pazienza (vigile) se i tempi cupi che viviamo impongono un vertice blindato su una nave militare.
Buona domenica, arrivederci al Seminario con chi ci sarà.
(Nome del mittente)
Il giorno 21 ago 2016, alle ore 12:15, [...] ha scritto:
[size=16]Oggi, 21 agosto il Corriere della Sera dedica 4 pagine all’incontro trilaterale di Ventotene di domani. Di particolare rilievo, oltre all’ottima intervista di Cohn Bendit che già Flavio ha fatto circolare, c’è anche a pag. 4, la notizia del seminario di Ventotene (a cui presenzierà in aperture anche la presidente della Camera Laura Boldrini assieme a quattro suoi colleghi). All’articolo, a firma Stefania Chiaie, è annessa un’efficace e pungente intervista al segretario della GFE, Giulio Saputo, che conclude il suo intervento indicando: “E’ necessario procedere verso l’obiettivo originario: l’unione politica, gli Stati Uniti d’Europa” ed è necessario farlo presto per evitare il rischio “ ... che i populismi vincano e si facciano passi indietro”__
____[/size]
Ho risposto così alla mail del MFE:
Segnalo qualcosa di quel che si trova in rete cercando con Google | "Giulio Saputo". Corriere |
Cioè: ––> https://www.google.it/webhp?hl=it#hl=it&q=%22Giulio+Saputo%22.+Corriere
In particolare:
Purtroppo il sito "PressReader" non mi permette di scaricare l'articolo (e nemmeno di farne un "cooia/incolla" del testo).
[L'articolo è anche difettoso per natura sua! Ci sono proposizioni interrotte e seguite da altre e poi riprese, ...
con qualche incomprensibile guazzabuglio!]
Per permetere comunque la lettura ho copiato l'articolo (in 3 pezzi) dallo schermo del computer e l'ho montato in una immagine JPEG che ho poi caricato in un sito di hosting.
Si può dunque "leggere" l'articolo qua (così come sta nell'archivio del sito originario).
–––> https://s3.postimg.io/kirbi2f9f/image.jpg
Ciao a tutti
------------
[Non riesco a rendere palese l'immagine!
Cliccare qui ––> –––> https://s3.postimg.io/kirbi2f9f/image.jpg per leggere l'articolo]
Trascrivo il testo diu una "e.mail" (della mailing-list dei federalistoi europei).
Da: ...
Oggetto: Re: [Forum MFE-GFE] Giulio Saputo, segretrio GFE sul Corriere di oggi
Data: 21 agosto 2016 12:54:04 CEST
A: mfe@yahoogroups.co
Oggi i giornali traboccano di notizie sul futuro dell'Unione e sul Manifesto di Ventotene: lettura emozionante, spero, per ogni federalista europeo - l'articolo segnalato da Sante non è disponibile on line, ma ho cercato di mandarlo lo stesso nella rassegna stampa.
Naturalmente i bilanci si tireranno (da) martedì, e più si alzano le aspettative e più si rischia la delusione. Ma senza la decisione di Renzi di tenere il vertice trilaterale a Ventotene mi sa che tutto questo ce lo sogneremmo. E pazienza (vigile) se i tempi cupi che viviamo impongono un vertice blindato su una nave militare.
Buona domenica, arrivederci al Seminario con chi ci sarà.
(Nome del mittente)
Il giorno 21 ago 2016, alle ore 12:15, [...] ha scritto:
[size=16]Oggi, 21 agosto il Corriere della Sera dedica 4 pagine all’incontro trilaterale di Ventotene di domani. Di particolare rilievo, oltre all’ottima intervista di Cohn Bendit che già Flavio ha fatto circolare, c’è anche a pag. 4, la notizia del seminario di Ventotene (a cui presenzierà in aperture anche la presidente della Camera Laura Boldrini assieme a quattro suoi colleghi). All’articolo, a firma Stefania Chiaie, è annessa un’efficace e pungente intervista al segretario della GFE, Giulio Saputo, che conclude il suo intervento indicando: “E’ necessario procedere verso l’obiettivo originario: l’unione politica, gli Stati Uniti d’Europa” ed è necessario farlo presto per evitare il rischio “ ... che i populismi vincano e si facciano passi indietro”__
____[/size]
Ho risposto così alla mail del MFE:
Segnalo qualcosa di quel che si trova in rete cercando con Google | "Giulio Saputo". Corriere |
Cioè: ––> https://www.google.it/webhp?hl=it#hl=it&q=%22Giulio+Saputo%22.+Corriere
In particolare:
PressReader - Corriere della Sera : 2016-08-21 - Dai giovani di 13 ...
www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20160821/281599534910878
Corriere della Sera - 2016-08-21 - PRIMO PIANO - Stefania Chiale ... cammino — spiega al Corrieredella Sera Giulio Saputo, segretario generale dei Gfe —, e ...
Purtroppo il sito "PressReader" non mi permette di scaricare l'articolo (e nemmeno di farne un "cooia/incolla" del testo).
[L'articolo è anche difettoso per natura sua! Ci sono proposizioni interrotte e seguite da altre e poi riprese, ...
con qualche incomprensibile guazzabuglio!]
Per permetere comunque la lettura ho copiato l'articolo (in 3 pezzi) dallo schermo del computer e l'ho montato in una immagine JPEG che ho poi caricato in un sito di hosting.
Si può dunque "leggere" l'articolo qua (così come sta nell'archivio del sito originario).
–––> https://s3.postimg.io/kirbi2f9f/image.jpg
Ciao a tutti
------------
[Non riesco a rendere palese l'immagine!
Cliccare qui ––> –––> https://s3.postimg.io/kirbi2f9f/image.jpg per leggere l'articolo]
Ultima modifica di Erasmus il Mar Ago 23, 2016 3:44 pm - modificato 1 volta.
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Re: Vertice Renzi-Merkel-Hollande - Ventotene, prima e dopo Lunedì 22.08.2016]
Ieri, lunedì 22 agosto 2016, i media erano pieni di riferimenti al vertice Renzi_Merkel_Hollande (detto di Ventotene ma in realtà tenutosi al largo delle isole pontine – tra le quali appunto c'è Ventotene – sull'incrociatore Garibaldi).
A sera i primi commenti a caldo.
E oggi una caterva di articoli e video su questo "Vertice" straordinario.
Per me vale sempre quanto rilevato da Sergio Fabrini su "Il Sole 24 Ore" del 7 agosto scorso (e trascritto anche all'inizio di questo thread): se il vertice intende dare il via ad un programma [tutto ancora da vedere] di maggiore integrazione politica dell'UE, viva questo vertice; ma se c'è l'ntenzione (specie di Renzi che del Vertice è l'organizzatore) di instituire una specie di "direttorio" di "più uguali" (con Renzi che cerca di infilarsi tra i leader della coppia Francia-Germania che sarebbe di nuovo l'asse franco-tedesco, specie dopo il Brexit) allora abbasso questo vertice! [Il quale tornerebbe a confermare i rigurgiti di nefasto nazionalismo].
----------
Da qualche mese c'è una nuova mailing-list del Movimento Federalista Europeo [MFE] (oltre alla consueta) che si chiama
" [rassegnastampamfe] ".
In essa gli iscritti possono segnalare articoli, video o quant'altro, ma senza commenti (che restano nella vecchia mailing-list).
Mi sono iscritto domenica mattina ... ed ho già ricevuto una caterva di e.mail con un mare di segnalazioni.
Userò dunque questa nuova mailing-list come fonte di segnalazioni a mia volta, senza però vietarne i commenti. Anzi: i lettori sono pregati di intervenire per dire la loro!
Incomincio con un articolo euroscettco di Corrado Oncone sul sito http://www.huffingtonpost.it in cui l'autore stapazza quanto più può il "Manifesto di Ventotene" (venuto ieri "in gloria" per la visita dei tre leadere alla tomba dell'autore Altiero Spinelli che sta nell'isola di Ventotene).
«È proprio un modello per noi il Manifesto di Ventotene?»
––> http://m.huffpost.com/it/entry/11640078
Proseguo con la dichiarazione di Guy Verhostadt, ovviamente di ben altro tenore.
«Come la vede Verhostadt»
––> https://m.facebook.com/GuyVerhofstadt/posts/10154899457935016
E poi ... la spocchia dei tre ancora prima di iniziare il vero meeting
«'This is the beginning of a new Europe' say Merkel, Renzi and Hollande»
––> http://www.theguardian.com/politics/2016/aug/22/beginning-new-europe-merkel-renzi-hollande?CMP=Share_iOSApp_Other
Verso sera i primi commenti a caldo.
E speriamo che l'autore di questo che segue si sbagli!
«Merkel, Hollande, Renzi: Symbolism, but no substance»
––> http://www.politico.eu/article/merkel-hollande-renzi-symbolism-but-no-substance/
Ecco l'articolo arrivatomi stamattina dal sito EUobserver.com (di cui, sorpreso nel vedermi Renzi come uno dei "Tre Grandi" , traduco il titolo)
« I "tre Grandi" leader insistono: l'UE sopravvivrà al Brexit»
[«'Big three' leaders insist EU will survive Brexit»]
––> https://euobserver.com/uk-referendum/134707
Ecco una carrellata di commenti segnalatimi successivamente.
S. Romano: tre rimedi urgenti per superare lo stallo
Corriere della Sera, 23/08/2016
La crisi europea
I tre rimedi urgenti per superare lo stallo
Non sappiamo ancora se i tre leader di Ventotene riusciranno a
convincere il vertice Ue del 16 settembre, a Bratislava, che è
necessario fare progressi in almeno tre campi: crescita economica e
occupazione; accoglienza dei migranti; sicurezza comune
di Sergio Romano
I tre leader di Ventotene non potevano ignorare che un incontro
tripartito, organizzato per affrontare i problemi di una Unione
composta da 27 Paesi, presenta sempre qualche rischio. Se i risultati
sono mediocri, molti esclusi ne sono probabilmente felici e la palla
delle responsabilità torna là dove il gioco è lento e spesso
inconcludente. Hollande, Merkel e Renzi hanno quindi un evidente
interesse a prendere decisioni che servano a rilanciare l’Europa e a
renderla maggiormente credibile.
Ma i tre leader, come ha ricordato Franco Venturini sul Corriere del 20
agosto, condividono malauguratamente un’altra caratteristica: ciascuno
di essi ha una difficile scadenza elettorale, relativamente vicina, e
un interesse apparente a evitare decisioni che possano pregiudicare le
sue fortune politiche. Non è un fatto nuovo. Non vi è stato un momento,
nella storia della Comunità europea, in cui i governi non fossero
costretti a contemperare interessi generali e interessi nazionali. Ma
fra le esperienze del passato e quelle del presente esiste una
importante differenza.
Sino alla fine del secolo scorso, anche là dove esisteva un forte
partito comunista, il confronto elettorale era tra forze politiche che
giocavano con le stesse regole, avevano uno stesso retroterra culturale
e avrebbero fatto dopo le elezioni, in materia di Europa, politiche
molto simili.
Lo abbiamo constatato nel Parlamento di Strasburgo dove l’esistenza di
gruppi popolari, social - democratici e liberal - democratici non ha
mai impedito all’Assemblea di fare un rispettabile lavoro europeo. Le
difficoltà sono cominciate quando abbiamo assistito all’arrivo di
gruppi e persone per cui Bruxelles, la Commissione, le altre
istituzioni europee e soprattutto la burocrazia comunitaria sarebbero
la causa di tutti i nostri mali. Non è vero. Ma questa analisi
grossolana di movimenti populisti, spesso guidati da tribuni e
demagoghi come Nigel Farage e Marine Le Pen, è piaciuta a una parte
dell’elettorato, ha sottratto voti ai partiti tradizionalmente
favorevoli alla costruzione europea, li ha preoccupati e intimiditi, li
ha resi esitanti e guardinghi.
Non sappiamo ancora se i tre leader di Ventotene riusciranno a
convincere il vertice europeo del 16 settembre, a Bratislava, che è
necessario superare questo stallo e fare progressi in almeno tre campi:
crescita economica e occupazione; accoglienza dei migranti; sicurezza
comune. I rimedi e le soluzioni sono già conosciuti. Per la crescita
occorrono iniziative, dalle grandi opere agli sgravi fiscali, sostenute
dal bilancio dell’Ue. Per la politica dei migranti occorre una vera
frontiera comune, presidiata da una polizia europea, e un diritto d’
asilo valido per tutti membri dell’Unione. Per la sicurezza e la
minaccia terroristica, occorre una Intelligence europea, capace di
gestire collegialmente un comune patrimonio di informazioni.
Se qualcuno solleverà obiezioni, i tre di Ventotene potranno esortare
gli altri membri dell’Unione a guardarsi attorno. Siamo circondati da
aree di crisi: sulla frontiera russo-ucraina, in Turchia, in Siria, in
Libia, domani forse in altri Paesi dell’Africa settentrionale e del
Levante. Nessuno più di noi europei ha interesse a spegnere questi
focolai di guerra, nessuno più di noi dispone dei mezzi e delle
competenze necessarie, nessuno più di noi è in grado di offrire a
questi Paesi un futuro di sviluppo e di pace. Ma le vicende degli
ultimi anni hanno dimostrato che nessuno di noi è in grado di farlo da
solo. Chi ci chiede di tornare alle sovranità nazionali ci chiede in
realtà di rinunciare ad avere, nelle cose del mondo, un ruolo
corrispondente ai nostri interessi e alle nostre ambizioni.
È stato giusto, in questi giorni, ricordare l’importanza del Manifesto
di Ventotene nella storia dell’integrazione. Ma esiste un altro
ricordo, forse più calzante, a cui dovremmo ispirarci. Nel 1954, dopo
il voto contro la Comunità europea di Difesa nel Parlamento francese, i
leader e i partiti europeisti furono investiti da una ondata di
scetticismo e pessimismo. Reagirono con una conferenza che si tenne a
Messina nel giugno 1955 e gettò le basi per la creazione del Mercato
Comune a Roma, in Campidoglio, nel 1957.
Taino: Il compromesso strategico per cui lavora Berlino
Corriere della Sera, 23/08/2016
L’attivismo di Angela Merkel
Il compromesso strategico per cui lavora Berlino
L’obiettivo è tenere unita la Ue e il governo tedesco è convinto che,
oggi, ciò possa essere fatto solo su iniziative concrete che rispondano
alle domande dei cittadini, non su disegni generali di carattere
istituzionale
di Danilo Taino
Non è solo Ventotene: per Angela Merkel, anzi, questa sarà una
settimana di intensità straordinaria. Una vera e propria offensiva
diplomatica diretta a gran parte delle capitali europee. Qualcosa che
per portata e intensità non ha precedenti nell’azione di un capo di
governo tedesco. L’obiettivo può sembrare ovvio ma tocca la questione
centrale in Europa oggi: tenere unita la Ue non solo nel post-Brexit,
probabilmente meno drammatico di quanto molti temevano, ma soprattutto
sulla questione della sicurezza, che vuole dire terrorismo, profughi,
Russia a Turchia. A Berlino (ma anche a Bruxelles e in altre capitali)
si ritiene che su questo versante sia arrivato il momento di tenere
assieme tutti i punti di crisi, quasi in un pacchetto unico sulla base
del quale cercare un compromesso tra interessi europei diversi.
Mercoledì, Frau Merkel volerà a Tallin, Estonia, dove tra le altre cose
visiterà un centro di eccellenza della Nato sulla cybersicurezza. I
Paesi dell’Est europeo sono, dal punto di vista della cancelliera, la
chiave per il successo della sua iniziativa diplomatica. Il nuovo
attivismo di Mosca in Ucraina nelle ultime settimane e l’intensificarsi
delle tensioni tra il Cremlino e la Casa Bianca (e soprattutto con il
campo di Hillary Clinton) le fanno ritenere che la questione dell’
aggressività russa sia essenziale per l’Europa, qualsiasi sia l’esito
delle presidenziali americane in novembre. Le capitali dell’Est sono
preoccupatissime e Berlino ritiene che vadano rassicurate: in cambio
però di una loro maggiore disponibilità a discutere di accoglienza dei
rifugiati e di rapporto (da conservare) con la Turchia.
Per questo, il giorno dopo volerà a Praga, per un incontro con il
governo ceco e il 26 sarà a Varsavia per un meeting bilaterale con l’
esecutivo polacco ma anche per una riunione dei primi ministri del
gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia).
Merkel vuole arrivare al Consiglio europeo di Bratislava, il 16
settembre, con i Paesi dell’Est disposti ad accettare un compromesso
sul dossier della sicurezza (intesa complessivamente).
Dal momento che la relazione con Mosca è ritenuta un punto di crisi
grave anche dai Paesi del Nord Europa, il 26 sera la cancelliera
incontrerà i capi di governo di Olanda, Svezia, Finlandia e Danimarca
al castello Moseberg, nei pressi di Berlino. Il giorno dopo, stesso
castello, meeting con i leader di Slovenia, Bulgaria, Austria, Croazia,
Paesi chiave sulla strada dei flussi dei rifugiati dal Medio Oriente,
soprattutto se dovesse riaprirsi la rotta balcanica.
Entro fine settimana, oltre a Renzi e a Hollande, Merkel avrà
incontrato 13 capi di governo. Nelle prossime settimane, prima del
summit di Bratislava, ne vedrà altri. A Berlino il senso di urgenza per
le crisi multiple della Ue è alto e la cancelliera ritiene che la
Germania non possa esimersi da una leadership anche maggiore di quella
mostrata negli anni scorsi. L’obiettivo è tenere unita la Ue e il
governo tedesco è convinto che, oggi, ciò possa essere fatto solo su
iniziative concrete che rispondano alle domande dei cittadini, non su
disegni generali di carattere istituzionale. La sicurezza – tra
terrorismo, tensioni ai confini dell’Europa e profughi – è considerato
il terreno principale sul quale raggiungere un «compromesso strategico»
nella Ue.
M. Calabresi Ventotene, ultima chiamata per l'Europa
la Repubblica, 23/08/2016
Ventotene, ultima chiamata per l'Europa
Che Unione esce dal vertice Italia-Francia-Germania? I direttori dei
giornali dell’alleanza europea Lena indicano le sfide per il futuro del
continente
LA REPUBBLICA
Il tempo sta finendo, servono risposte credibili
MARIO CALABRESI
Il tempo dell'Europa sta finendo, è una constatazione drammatica ma
non possiamo non osservare come aumenti ogni giorno il numero di
cittadini che si illude di trovare rifugio nei propri confini nazionali
e vede il progetto comunitario come portatore di rischi, debolezza e
insicurezza.
Il vertice di Ventotene può essere considerato alla stregua di un
consulto medico in cui il paziente prende atto di amare verità e
capisce che se esiste un via d'uscita è solo con cure urgenti e
straordinarie.
Abbiamo bisogno di rialzare lo sguardo, ricordarci cosa ha significato
vivere in uno spazio di pace per settant'anni e immaginare come
consegnare questo miracolo ai nostri figli. Ma dobbiamo anche agire in
modo pratico e credibile, per convincere il paziente più scettico che
esistono le cure e possono funzionare. Ciò significa cominciare a
rendere operative le decisioni già prese nella difesa comune delle
coste e dei confini, nella redistribuzione di rifugiati e richiedenti
asilo e in un'intelligence comune anti terrorismo. Abbiamo bisogno di
attuazione e di passi fattuali, per combattere il disfacimento e per
dare risposte alla domanda angosciosa di lavoro della parte più giovane
della nostra popolazione.
M. Riva : L'eredità del Manifesto
la Repubblica, 23/08/2016
IL RATTO D'EUROPA
L'EREDITÀ DEL MANIFESTO
MASSIMO RIVA
NEL MOMENTO in cui occorre la massima decisione e audacia, i
democratici si sentono smarriti non avendo dietro uno spontaneo
consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni, laddove
occorrono capi che guidino sapendo dove arrivare...». Forse l'incontro
di Ventotene potrebbe dare frutti maggiori anche in futuro se i suoi
tre augusti protagonisti si impegneranno in una lettura integrale e
compiuta del tanto celebrato Manifesto. Che in quel testo risalti
soprattutto l'idea di costruire gli Stati Uniti d'Europa è arcinoto. Ma
non è soltanto nel progetto di questo fine storico grandioso che va
colta la lungimiranza dei suoi autori. Anche nell'indicazione dei mezzi
per raggiungere l'obiettivo vi sono passaggi - come quello sopra citato
- che testimoniano la vista lunga di Altiero Spinelli e compagni. In
particolare, quanto a consapevolezza delle difficoltà di convincere le
opinioni pubbliche dei singoli paesi a superare le pulsioni
nazionaliste: frutto velenoso di un plurisecolare condizionamento
all'insegna di patria e guerra. Certo, la soluzione offerta nel
Manifesto - quella di un "partito rivoluzionario" che guidi con poteri
autoritari la fase edificatoria di un'Europa federata - suona oggi
improponibile. Si tratta di una visione quanto mai figlia del tempo in
cui è stata immaginata.
Spinelli, Rossi, Colorni erano uomini che avevano vissuto tutti gli
orrori e gli errori di quell'età del ferro e del fuoco che sono stati
gli anni Trenta del Novecento. Avevano visto coi loro occhi la Notte
dei cristalli, lo sterminio di Guernica, le feroci purghe staliniane e
i funesti raduni nazisti nella spianata Zeppelin a Norimberga. Dovendo,
nel contempo, constatare l'imbelle balbuzie politica delle democrazie
dell'epoca nel capire e contrastare la prepotente inclinazione delle
masse a lasciarsi irretire da mestatori abili e agguerriti nella
manipolazione delle coscienze.
Fenomeno quest'ultimo che, seppure in modi fortunatamente meno
angoscianti ed efferati, sta però sempre più caratterizzando l'attuale
fase della vita politica e sociale dell'Europa. Dove le spinte alla
regressione nazionalistica trovano crescente forza e consenso proprio
nell'incapacità dei "democratici" - per ripetere la citazione dal
Manifesto - di indicare obiettivi alti e segnatamente "capi" (leader,
si direbbe ora) in grado di dirigere il cammino verso i medesimi.
Cosicché fa un po' sorridere che in questo scenario qualcuno esprima il
timore che l'incontro di Ventotene possa prefigurare la nascita di un
triumvirato alla guida dell'Unione europea. Magari così fosse! Un
convoglio europeo a 27 che si muovano di pari passo è fatalmente
condannato a procedere con la velocità della nave più lenta. Ciò che
equivale, senza dirlo, a rinunciare per sempre agli Stati Uniti
d'Europa.
Oggi l'eredità più preziosa di Spinelli e compagni non consiste tanto
nel progetto federale quanto nell'insegnamento che la nascita di una
federazione postula l'opera di un federatore. Rendere solenne omaggio
all'uno ma senza prendere sul serio il secondo sarebbe esercizio di
retorica. Come allora è il momento della "massima decisione ed audacia"
e il tempo non concede sconti: fra meno di un mese al vertice di
Bratislava si potrà già verificare la consistenza della "nuova Europa"
di Ventotene.
G. Sapelli: Percorso a ostacoli dell'Europa a due velocità
Il Messaggero, 23/08/2016
Proposte anti-crisi
Quel percorso a ostacoli dell'Europa a due velocità
Giulio Sapelli
La crisi dell'unità europea corre il rischio di prendere le sembianze
del sonno della ragione così efficacemente rappresentato dalle grandi
tele del Goya degli ultimi anni. Mi riferisco al fatto che viene
proponendosi sino a ora non con una compiuta formulazione ma con una
sorta di vaghe indicazioni la possibilità di dar vita a due Europe. Ma
non Europe economiche quali sarebbero quelle dei due euro o delle due
aree monetarie che come un fantasma accompagna l'eurozona sin dal suo
sorgere. In effetti era il fantasma che Helmut Kohl scacciò al momento
della riunificazione tedesca quando rifiutò l'ipotesi di Mitterand e di
Andreotti (e della socialdemocrazia tedesca) di creare due marchi, uno
per l'ovest e uno per l'est, creando tedeschi di serie A e tedeschi di
serie B.
La proposta ora è diversa ed è stata vagheggiata anche a Ventotene
sotto la forma della creazione possibile di una Europa delle nazioni
fondatrici (Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo),
ossia quelle che avevano dato vita dietro l'impulso di De Gasperi,
Schuman, Adenauer prima alla Comunità europea del carbone e
dell'acciaio (Ceca) e poi al Mercato comune europeo (Mec) nel 1957 con
il Trattato di Messina. Si tratterebbe di porre le basi di un
direttorio politico in grado di dirimere con rapidità i problemi
istituzionali che ostacolano la creazione di quella unità politica
continentale che si sta sgretolando sotto i colpi delle migrazioni che
dividono e della guerra in Medio Oriente. Guerra che scatena rivalità
terribili tra le nazioni con storie e aspirazioni coloniali in Nord
Africa, come è evidente soprattutto nella vicenda libica e nella
difficile situazione siriana. Naturalmente questa proposta ha un
indubbio valore: quello di tornare a porre in primo piano la politica
anziché l'economia nel tessuto delle vicende europee, aprendo in tal
modo una era nuova dopo venti anni di riduzionismo economicistico, che
non solo ci ha fatto sprofondare prima nella recessione e ora nella
deflazione da recessione, ma ha profondamente disvelato le asimmetrie
di potere in Europa consegnando il continente all'egemonia tedesca.
Essa si è imposta di fatto naturalmente. Il ritorno alla politica
consentirebbe forse di correggere le asimmetrie economiche e farebbe sì
che si mettesse in moto quel dibattito istituzionale che è sin qui
mancato e che non può che sostanziarsi nell'affidare alla superiorità
del Parlamento Europeo tanto l'economia quanto la politica estera
europea. Superiorità della politica di cui abbiamo un bisogno vitale.
Ma questa proposta ha un tallone d'Achille nella storia stessa più
recente della costruzione europea. Ossia disvelerebbe in modo preclaro
l'errore di aver compiuto un allargamento senza meditazione alcuna. Un
allargamento che ha allarmato la Russia e che ha posto le basi del
nuovo conflitto europeo tra est e ovest che si è scatenato in Ucraina
per l'espansionismo russo frutto della paura del soffocamento e della
coercizione che è una costante secolare dell'animo prima che delle
élite del potere russe.
Si creerebbero europei di serie A e di serie B proprio sul piano
politico che è il contesto reale della creazione dei diritti di
cittadinanza. Interi popoli (baltici e polacchi in primis e tutti
quelli dell'Europa del sud con altrettanta forza) si sentirebbero
offesi e deprivati di dignità storica che è quella che conta. E sarebbe
la vera fine dell'Europa che si troverebbe veramente a essere divisa
sia nel plesso di nazioni a tardiva democratizzazione (Spagna,
Portogallo e Grecia) sia in quell'arco di nazioni un tempo dominate
dall'Urss che già oggi sono insofferenti del tallone teutonico pur non
potendo farne a meno.
Con le due Europe si rischierebbe di farli sentire - quei popoli -
rifiutati dalla democrazia come forma politica storicamente prevalente
e l'Europa potrebbe andare incontro ad avventure terribili di cui già
individuiamo un profilo in Ungheria e in Polonia. Insomma: della
proposta delle due Europe politiche è meglio non farne nulla e non
cadere così nel sonno della ragione.
Certo il lavoro necessario per convincere tutta l'Europa di costruire
una vera supremazia della democrazia rappresentativa (il Parlamento
Europeo) sulle inferme e incompetenti tecnocrazie, che sostengono
un'austerità catastrofica, è un lavoro ben più penoso e difficile. Ma è
il solo utile e veramente necessario.
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Ed altro ancora ...
LE SOIR
Il coraggio dei leader contro i populisti
CHRISTOPHE BERTI
Quando vedo, da Bruxelles, il Triumvirato riunito in un luogo
simbolico come Ventotene, mi dico che qualunque cosa si possa pensare
di Merkel, Hollande e Renzi, il futuro dell'Europa passa attraverso le
loro decisioni. Perché l'Europa di oggi è ciò che ne hanno fatto loro,
e l'Europa di domani sarà ciò che loro ne faranno, considerando che il
potere non pende dalla parte delle istituzioni comunitarie, ma dalla
parte degli Stati. I tre leader sono impegnati in campagne elettorali,
cosa che in genere è di ostacolo all'assunzione di decisioni coraggiose
e audaci: ma l'Europa ha bisogno di ambizioni, di prospettive, e di
parlare agli europei per non lasciare campo libero ai populisti e alle
loro soluzioni caricaturali. Signora e signori, l'Europa ha bisogno di
una cosa: del vostro coraggio.
DIE WELT
Il rischio che la politica diventi un gesto vuoto
STEFAN AUST
Senza dubbio c'è qualcosa di marcio nella federazione europea. La
Brexit è stata ben più di un cartellino giallo per i tracotanti
giocatori dell'Europa, siano essi a Bruxelles, Parigi o Berlino. Se chi
governa non dà più un nome ai problemi europei, né tantomeno prova a
risolverli ma resta a guardare, imbottito del denaro dei contribuenti
tedeschi inglesi francesi e olandesi, non deve poi sorprendersi delle
strategie di uscita dalla Ue. Se i confini esterni dell'Europa non
vengono protetti, nessuno può lamentarsi nel momento in cui certi Stati
chiudono di propria iniziativa la via dei Balcani. Se i grandi gesti
umani dimostrativi si riducono a un pellegrinaggio in ginocchio davanti
all'autocrate turco Erdogan, la politica stessa si dimostra un gesto
vuoto. C'è molto da fare al di là dei discorsi ufficiali.
EL PAÍS
Il pericolo di domani è la disintegrazione
ANTONIO CAÑO
La sfida principale per l'Unione Europea è la minaccia di una
disintegrazione. Storicamente, l'Unione ha alternato periodi di
espansione con periodi di stasi.
Ma ora, per la prima volta, la somma delle pressioni interne ed
esterne ci fa temere un futuro in cui vivremo in un'Europa con meno
membri e al tempo stesso meno condivisione di competenze. Proprio nel
momento in cui tanto la Brexit quanto l'ascesa del populismo, tanto la
crisi dei profughi quanto la sfida del terrorismo jihadista
richiederebbero più Europa e un'Europa migliore, ci preoccupa la
timidezza, la mancanza di visione e di leadership della risposta
europea.
TAGES ANZEIGER
Non ci sono alternative allo stare insieme
ARTHUR RUTISHAUSER
"Il popolo perlopiù capisce male, ma intuisce bene", scriveva Kurt
Tucholsky.
Come è stato possibile che il progetto dell'Europa, così pieno di
speranza, si trasformasse nel Moloch impopolare bocciato dal referendum
britannico e dai sondaggi in tutti gli altri Paesi europei? Il motivo
sta nel fatto che l'introduzione dell'euro e della libera circolazione
delle persone è stata percepita dai cittadini dell'Unione come
un'imposizione senza appello. Ma non c'è alternativa alla Ue; se l'Ue
si dissolvesse ricadremmo nell'insicurezza del dopoguerra, che aveva
ispirato il discorso del 19 settembre 1946 a Zurigo, nel quale Winston
Churchill aveva esortato l'Europa a unirsi. Ora dipende dai leader
politici europei e da una Ue di nuovo vicina - si spera - ai cittadini,
evitare che si arrivi a quella conseguenza.
LE FIGARO
Margini ristretti da scadenze elettorali
ARNAUD DE LA GRANGE
TRE dirigenti europei di primo piano vanno a cercare ispirazione su
un'isola italiana. Dopo il fulmine a ciel sereno della Brexit bisogna
rilanciare l'Europa. Un "nuovo impulso", avevano già detto Angela
Merkel, François Hollande e Matteo Renzi quando si erano incontrati il
27 giugno. Ma facendo leva su cosa? Matteo Renzi esorta a fare
affidamento sui valori, più che sulla finanza. Tra i francesi trova
orecchie attente, ma Angela Merkel non ama molto impegnarsi su questo
terreno. La cancelliera non vuole "più Europa", non ora: preferisce
un'"Europa migliore", più efficace, più udibile. In ogni caso, i suoi
margini di manovra, come quelli del presidente francese, sono limitati:
entrambi sono attesi da scadenze elettorali nel 2017, situazione che
non favorisce l'immaginazione.
TRIBUNE DE GENÈVE
Posare la prima pietra per una rifondazione
PIERRE RUETSCHI
A Ventotene, il presidente francese François Hollande, la cancelliera
tedesca Angela Merkel e il presidente del Consiglio italiano Matteo
Renzi devono posare insieme la prima pietra per la rifondazione della
Casa Europa nel dopo Brexit.
Se falliranno, e l'Unione Europea, sballottata dai venti corrosivi dei
nazionalismi, non troverà al suo interno le forze per risollevarsi,
tutti i Paesi
europei compresa la Svizzera, isolati e impotenti, si incaglieranno di
fronte alle sfide che solo un'Europa unita è in grado di raccogliere.
La questione dei migranti è l'esempio migliore e più crudele delle
sfide a cui è chiamato il Continente.
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Cari (eventuali) lettori,
voglio sperare che altri leggeranno e soprattutto commenteranno questo vertice straordinario, dicendo ovviamente come la vedono loro.
Ciao a tutti
A sera i primi commenti a caldo.
E oggi una caterva di articoli e video su questo "Vertice" straordinario.
Per me vale sempre quanto rilevato da Sergio Fabrini su "Il Sole 24 Ore" del 7 agosto scorso (e trascritto anche all'inizio di questo thread): se il vertice intende dare il via ad un programma [tutto ancora da vedere] di maggiore integrazione politica dell'UE, viva questo vertice; ma se c'è l'ntenzione (specie di Renzi che del Vertice è l'organizzatore) di instituire una specie di "direttorio" di "più uguali" (con Renzi che cerca di infilarsi tra i leader della coppia Francia-Germania che sarebbe di nuovo l'asse franco-tedesco, specie dopo il Brexit) allora abbasso questo vertice! [Il quale tornerebbe a confermare i rigurgiti di nefasto nazionalismo].
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Da qualche mese c'è una nuova mailing-list del Movimento Federalista Europeo [MFE] (oltre alla consueta) che si chiama
" [rassegnastampamfe] ".
In essa gli iscritti possono segnalare articoli, video o quant'altro, ma senza commenti (che restano nella vecchia mailing-list).
Mi sono iscritto domenica mattina ... ed ho già ricevuto una caterva di e.mail con un mare di segnalazioni.
Userò dunque questa nuova mailing-list come fonte di segnalazioni a mia volta, senza però vietarne i commenti. Anzi: i lettori sono pregati di intervenire per dire la loro!
Incomincio con un articolo euroscettco di Corrado Oncone sul sito http://www.huffingtonpost.it in cui l'autore stapazza quanto più può il "Manifesto di Ventotene" (venuto ieri "in gloria" per la visita dei tre leadere alla tomba dell'autore Altiero Spinelli che sta nell'isola di Ventotene).
«È proprio un modello per noi il Manifesto di Ventotene?»
––> http://m.huffpost.com/it/entry/11640078
Proseguo con la dichiarazione di Guy Verhostadt, ovviamente di ben altro tenore.
«Come la vede Verhostadt»
––> https://m.facebook.com/GuyVerhofstadt/posts/10154899457935016
E poi ... la spocchia dei tre ancora prima di iniziare il vero meeting
«'This is the beginning of a new Europe' say Merkel, Renzi and Hollande»
––> http://www.theguardian.com/politics/2016/aug/22/beginning-new-europe-merkel-renzi-hollande?CMP=Share_iOSApp_Other
Verso sera i primi commenti a caldo.
E speriamo che l'autore di questo che segue si sbagli!
«Merkel, Hollande, Renzi: Symbolism, but no substance»
––> http://www.politico.eu/article/merkel-hollande-renzi-symbolism-but-no-substance/
Ecco l'articolo arrivatomi stamattina dal sito EUobserver.com (di cui, sorpreso nel vedermi Renzi come uno dei "Tre Grandi" , traduco il titolo)
« I "tre Grandi" leader insistono: l'UE sopravvivrà al Brexit»
[«'Big three' leaders insist EU will survive Brexit»]
––> https://euobserver.com/uk-referendum/134707
Ecco una carrellata di commenti segnalatimi successivamente.
S. Romano: tre rimedi urgenti per superare lo stallo
Corriere della Sera, 23/08/2016
La crisi europea
I tre rimedi urgenti per superare lo stallo
Non sappiamo ancora se i tre leader di Ventotene riusciranno a
convincere il vertice Ue del 16 settembre, a Bratislava, che è
necessario fare progressi in almeno tre campi: crescita economica e
occupazione; accoglienza dei migranti; sicurezza comune
di Sergio Romano
I tre leader di Ventotene non potevano ignorare che un incontro
tripartito, organizzato per affrontare i problemi di una Unione
composta da 27 Paesi, presenta sempre qualche rischio. Se i risultati
sono mediocri, molti esclusi ne sono probabilmente felici e la palla
delle responsabilità torna là dove il gioco è lento e spesso
inconcludente. Hollande, Merkel e Renzi hanno quindi un evidente
interesse a prendere decisioni che servano a rilanciare l’Europa e a
renderla maggiormente credibile.
Ma i tre leader, come ha ricordato Franco Venturini sul Corriere del 20
agosto, condividono malauguratamente un’altra caratteristica: ciascuno
di essi ha una difficile scadenza elettorale, relativamente vicina, e
un interesse apparente a evitare decisioni che possano pregiudicare le
sue fortune politiche. Non è un fatto nuovo. Non vi è stato un momento,
nella storia della Comunità europea, in cui i governi non fossero
costretti a contemperare interessi generali e interessi nazionali. Ma
fra le esperienze del passato e quelle del presente esiste una
importante differenza.
Sino alla fine del secolo scorso, anche là dove esisteva un forte
partito comunista, il confronto elettorale era tra forze politiche che
giocavano con le stesse regole, avevano uno stesso retroterra culturale
e avrebbero fatto dopo le elezioni, in materia di Europa, politiche
molto simili.
Lo abbiamo constatato nel Parlamento di Strasburgo dove l’esistenza di
gruppi popolari, social - democratici e liberal - democratici non ha
mai impedito all’Assemblea di fare un rispettabile lavoro europeo. Le
difficoltà sono cominciate quando abbiamo assistito all’arrivo di
gruppi e persone per cui Bruxelles, la Commissione, le altre
istituzioni europee e soprattutto la burocrazia comunitaria sarebbero
la causa di tutti i nostri mali. Non è vero. Ma questa analisi
grossolana di movimenti populisti, spesso guidati da tribuni e
demagoghi come Nigel Farage e Marine Le Pen, è piaciuta a una parte
dell’elettorato, ha sottratto voti ai partiti tradizionalmente
favorevoli alla costruzione europea, li ha preoccupati e intimiditi, li
ha resi esitanti e guardinghi.
Non sappiamo ancora se i tre leader di Ventotene riusciranno a
convincere il vertice europeo del 16 settembre, a Bratislava, che è
necessario superare questo stallo e fare progressi in almeno tre campi:
crescita economica e occupazione; accoglienza dei migranti; sicurezza
comune. I rimedi e le soluzioni sono già conosciuti. Per la crescita
occorrono iniziative, dalle grandi opere agli sgravi fiscali, sostenute
dal bilancio dell’Ue. Per la politica dei migranti occorre una vera
frontiera comune, presidiata da una polizia europea, e un diritto d’
asilo valido per tutti membri dell’Unione. Per la sicurezza e la
minaccia terroristica, occorre una Intelligence europea, capace di
gestire collegialmente un comune patrimonio di informazioni.
Se qualcuno solleverà obiezioni, i tre di Ventotene potranno esortare
gli altri membri dell’Unione a guardarsi attorno. Siamo circondati da
aree di crisi: sulla frontiera russo-ucraina, in Turchia, in Siria, in
Libia, domani forse in altri Paesi dell’Africa settentrionale e del
Levante. Nessuno più di noi europei ha interesse a spegnere questi
focolai di guerra, nessuno più di noi dispone dei mezzi e delle
competenze necessarie, nessuno più di noi è in grado di offrire a
questi Paesi un futuro di sviluppo e di pace. Ma le vicende degli
ultimi anni hanno dimostrato che nessuno di noi è in grado di farlo da
solo. Chi ci chiede di tornare alle sovranità nazionali ci chiede in
realtà di rinunciare ad avere, nelle cose del mondo, un ruolo
corrispondente ai nostri interessi e alle nostre ambizioni.
È stato giusto, in questi giorni, ricordare l’importanza del Manifesto
di Ventotene nella storia dell’integrazione. Ma esiste un altro
ricordo, forse più calzante, a cui dovremmo ispirarci. Nel 1954, dopo
il voto contro la Comunità europea di Difesa nel Parlamento francese, i
leader e i partiti europeisti furono investiti da una ondata di
scetticismo e pessimismo. Reagirono con una conferenza che si tenne a
Messina nel giugno 1955 e gettò le basi per la creazione del Mercato
Comune a Roma, in Campidoglio, nel 1957.
Taino: Il compromesso strategico per cui lavora Berlino
Corriere della Sera, 23/08/2016
L’attivismo di Angela Merkel
Il compromesso strategico per cui lavora Berlino
L’obiettivo è tenere unita la Ue e il governo tedesco è convinto che,
oggi, ciò possa essere fatto solo su iniziative concrete che rispondano
alle domande dei cittadini, non su disegni generali di carattere
istituzionale
di Danilo Taino
Non è solo Ventotene: per Angela Merkel, anzi, questa sarà una
settimana di intensità straordinaria. Una vera e propria offensiva
diplomatica diretta a gran parte delle capitali europee. Qualcosa che
per portata e intensità non ha precedenti nell’azione di un capo di
governo tedesco. L’obiettivo può sembrare ovvio ma tocca la questione
centrale in Europa oggi: tenere unita la Ue non solo nel post-Brexit,
probabilmente meno drammatico di quanto molti temevano, ma soprattutto
sulla questione della sicurezza, che vuole dire terrorismo, profughi,
Russia a Turchia. A Berlino (ma anche a Bruxelles e in altre capitali)
si ritiene che su questo versante sia arrivato il momento di tenere
assieme tutti i punti di crisi, quasi in un pacchetto unico sulla base
del quale cercare un compromesso tra interessi europei diversi.
Mercoledì, Frau Merkel volerà a Tallin, Estonia, dove tra le altre cose
visiterà un centro di eccellenza della Nato sulla cybersicurezza. I
Paesi dell’Est europeo sono, dal punto di vista della cancelliera, la
chiave per il successo della sua iniziativa diplomatica. Il nuovo
attivismo di Mosca in Ucraina nelle ultime settimane e l’intensificarsi
delle tensioni tra il Cremlino e la Casa Bianca (e soprattutto con il
campo di Hillary Clinton) le fanno ritenere che la questione dell’
aggressività russa sia essenziale per l’Europa, qualsiasi sia l’esito
delle presidenziali americane in novembre. Le capitali dell’Est sono
preoccupatissime e Berlino ritiene che vadano rassicurate: in cambio
però di una loro maggiore disponibilità a discutere di accoglienza dei
rifugiati e di rapporto (da conservare) con la Turchia.
Per questo, il giorno dopo volerà a Praga, per un incontro con il
governo ceco e il 26 sarà a Varsavia per un meeting bilaterale con l’
esecutivo polacco ma anche per una riunione dei primi ministri del
gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia).
Merkel vuole arrivare al Consiglio europeo di Bratislava, il 16
settembre, con i Paesi dell’Est disposti ad accettare un compromesso
sul dossier della sicurezza (intesa complessivamente).
Dal momento che la relazione con Mosca è ritenuta un punto di crisi
grave anche dai Paesi del Nord Europa, il 26 sera la cancelliera
incontrerà i capi di governo di Olanda, Svezia, Finlandia e Danimarca
al castello Moseberg, nei pressi di Berlino. Il giorno dopo, stesso
castello, meeting con i leader di Slovenia, Bulgaria, Austria, Croazia,
Paesi chiave sulla strada dei flussi dei rifugiati dal Medio Oriente,
soprattutto se dovesse riaprirsi la rotta balcanica.
Entro fine settimana, oltre a Renzi e a Hollande, Merkel avrà
incontrato 13 capi di governo. Nelle prossime settimane, prima del
summit di Bratislava, ne vedrà altri. A Berlino il senso di urgenza per
le crisi multiple della Ue è alto e la cancelliera ritiene che la
Germania non possa esimersi da una leadership anche maggiore di quella
mostrata negli anni scorsi. L’obiettivo è tenere unita la Ue e il
governo tedesco è convinto che, oggi, ciò possa essere fatto solo su
iniziative concrete che rispondano alle domande dei cittadini, non su
disegni generali di carattere istituzionale. La sicurezza – tra
terrorismo, tensioni ai confini dell’Europa e profughi – è considerato
il terreno principale sul quale raggiungere un «compromesso strategico»
nella Ue.
M. Calabresi Ventotene, ultima chiamata per l'Europa
la Repubblica, 23/08/2016
Ventotene, ultima chiamata per l'Europa
Che Unione esce dal vertice Italia-Francia-Germania? I direttori dei
giornali dell’alleanza europea Lena indicano le sfide per il futuro del
continente
LA REPUBBLICA
Il tempo sta finendo, servono risposte credibili
MARIO CALABRESI
Il tempo dell'Europa sta finendo, è una constatazione drammatica ma
non possiamo non osservare come aumenti ogni giorno il numero di
cittadini che si illude di trovare rifugio nei propri confini nazionali
e vede il progetto comunitario come portatore di rischi, debolezza e
insicurezza.
Il vertice di Ventotene può essere considerato alla stregua di un
consulto medico in cui il paziente prende atto di amare verità e
capisce che se esiste un via d'uscita è solo con cure urgenti e
straordinarie.
Abbiamo bisogno di rialzare lo sguardo, ricordarci cosa ha significato
vivere in uno spazio di pace per settant'anni e immaginare come
consegnare questo miracolo ai nostri figli. Ma dobbiamo anche agire in
modo pratico e credibile, per convincere il paziente più scettico che
esistono le cure e possono funzionare. Ciò significa cominciare a
rendere operative le decisioni già prese nella difesa comune delle
coste e dei confini, nella redistribuzione di rifugiati e richiedenti
asilo e in un'intelligence comune anti terrorismo. Abbiamo bisogno di
attuazione e di passi fattuali, per combattere il disfacimento e per
dare risposte alla domanda angosciosa di lavoro della parte più giovane
della nostra popolazione.
M. Riva : L'eredità del Manifesto
la Repubblica, 23/08/2016
IL RATTO D'EUROPA
L'EREDITÀ DEL MANIFESTO
MASSIMO RIVA
NEL MOMENTO in cui occorre la massima decisione e audacia, i
democratici si sentono smarriti non avendo dietro uno spontaneo
consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni, laddove
occorrono capi che guidino sapendo dove arrivare...». Forse l'incontro
di Ventotene potrebbe dare frutti maggiori anche in futuro se i suoi
tre augusti protagonisti si impegneranno in una lettura integrale e
compiuta del tanto celebrato Manifesto. Che in quel testo risalti
soprattutto l'idea di costruire gli Stati Uniti d'Europa è arcinoto. Ma
non è soltanto nel progetto di questo fine storico grandioso che va
colta la lungimiranza dei suoi autori. Anche nell'indicazione dei mezzi
per raggiungere l'obiettivo vi sono passaggi - come quello sopra citato
- che testimoniano la vista lunga di Altiero Spinelli e compagni. In
particolare, quanto a consapevolezza delle difficoltà di convincere le
opinioni pubbliche dei singoli paesi a superare le pulsioni
nazionaliste: frutto velenoso di un plurisecolare condizionamento
all'insegna di patria e guerra. Certo, la soluzione offerta nel
Manifesto - quella di un "partito rivoluzionario" che guidi con poteri
autoritari la fase edificatoria di un'Europa federata - suona oggi
improponibile. Si tratta di una visione quanto mai figlia del tempo in
cui è stata immaginata.
Spinelli, Rossi, Colorni erano uomini che avevano vissuto tutti gli
orrori e gli errori di quell'età del ferro e del fuoco che sono stati
gli anni Trenta del Novecento. Avevano visto coi loro occhi la Notte
dei cristalli, lo sterminio di Guernica, le feroci purghe staliniane e
i funesti raduni nazisti nella spianata Zeppelin a Norimberga. Dovendo,
nel contempo, constatare l'imbelle balbuzie politica delle democrazie
dell'epoca nel capire e contrastare la prepotente inclinazione delle
masse a lasciarsi irretire da mestatori abili e agguerriti nella
manipolazione delle coscienze.
Fenomeno quest'ultimo che, seppure in modi fortunatamente meno
angoscianti ed efferati, sta però sempre più caratterizzando l'attuale
fase della vita politica e sociale dell'Europa. Dove le spinte alla
regressione nazionalistica trovano crescente forza e consenso proprio
nell'incapacità dei "democratici" - per ripetere la citazione dal
Manifesto - di indicare obiettivi alti e segnatamente "capi" (leader,
si direbbe ora) in grado di dirigere il cammino verso i medesimi.
Cosicché fa un po' sorridere che in questo scenario qualcuno esprima il
timore che l'incontro di Ventotene possa prefigurare la nascita di un
triumvirato alla guida dell'Unione europea. Magari così fosse! Un
convoglio europeo a 27 che si muovano di pari passo è fatalmente
condannato a procedere con la velocità della nave più lenta. Ciò che
equivale, senza dirlo, a rinunciare per sempre agli Stati Uniti
d'Europa.
Oggi l'eredità più preziosa di Spinelli e compagni non consiste tanto
nel progetto federale quanto nell'insegnamento che la nascita di una
federazione postula l'opera di un federatore. Rendere solenne omaggio
all'uno ma senza prendere sul serio il secondo sarebbe esercizio di
retorica. Come allora è il momento della "massima decisione ed audacia"
e il tempo non concede sconti: fra meno di un mese al vertice di
Bratislava si potrà già verificare la consistenza della "nuova Europa"
di Ventotene.
G. Sapelli: Percorso a ostacoli dell'Europa a due velocità
Il Messaggero, 23/08/2016
Proposte anti-crisi
Quel percorso a ostacoli dell'Europa a due velocità
Giulio Sapelli
La crisi dell'unità europea corre il rischio di prendere le sembianze
del sonno della ragione così efficacemente rappresentato dalle grandi
tele del Goya degli ultimi anni. Mi riferisco al fatto che viene
proponendosi sino a ora non con una compiuta formulazione ma con una
sorta di vaghe indicazioni la possibilità di dar vita a due Europe. Ma
non Europe economiche quali sarebbero quelle dei due euro o delle due
aree monetarie che come un fantasma accompagna l'eurozona sin dal suo
sorgere. In effetti era il fantasma che Helmut Kohl scacciò al momento
della riunificazione tedesca quando rifiutò l'ipotesi di Mitterand e di
Andreotti (e della socialdemocrazia tedesca) di creare due marchi, uno
per l'ovest e uno per l'est, creando tedeschi di serie A e tedeschi di
serie B.
La proposta ora è diversa ed è stata vagheggiata anche a Ventotene
sotto la forma della creazione possibile di una Europa delle nazioni
fondatrici (Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo),
ossia quelle che avevano dato vita dietro l'impulso di De Gasperi,
Schuman, Adenauer prima alla Comunità europea del carbone e
dell'acciaio (Ceca) e poi al Mercato comune europeo (Mec) nel 1957 con
il Trattato di Messina. Si tratterebbe di porre le basi di un
direttorio politico in grado di dirimere con rapidità i problemi
istituzionali che ostacolano la creazione di quella unità politica
continentale che si sta sgretolando sotto i colpi delle migrazioni che
dividono e della guerra in Medio Oriente. Guerra che scatena rivalità
terribili tra le nazioni con storie e aspirazioni coloniali in Nord
Africa, come è evidente soprattutto nella vicenda libica e nella
difficile situazione siriana. Naturalmente questa proposta ha un
indubbio valore: quello di tornare a porre in primo piano la politica
anziché l'economia nel tessuto delle vicende europee, aprendo in tal
modo una era nuova dopo venti anni di riduzionismo economicistico, che
non solo ci ha fatto sprofondare prima nella recessione e ora nella
deflazione da recessione, ma ha profondamente disvelato le asimmetrie
di potere in Europa consegnando il continente all'egemonia tedesca.
Essa si è imposta di fatto naturalmente. Il ritorno alla politica
consentirebbe forse di correggere le asimmetrie economiche e farebbe sì
che si mettesse in moto quel dibattito istituzionale che è sin qui
mancato e che non può che sostanziarsi nell'affidare alla superiorità
del Parlamento Europeo tanto l'economia quanto la politica estera
europea. Superiorità della politica di cui abbiamo un bisogno vitale.
Ma questa proposta ha un tallone d'Achille nella storia stessa più
recente della costruzione europea. Ossia disvelerebbe in modo preclaro
l'errore di aver compiuto un allargamento senza meditazione alcuna. Un
allargamento che ha allarmato la Russia e che ha posto le basi del
nuovo conflitto europeo tra est e ovest che si è scatenato in Ucraina
per l'espansionismo russo frutto della paura del soffocamento e della
coercizione che è una costante secolare dell'animo prima che delle
élite del potere russe.
Si creerebbero europei di serie A e di serie B proprio sul piano
politico che è il contesto reale della creazione dei diritti di
cittadinanza. Interi popoli (baltici e polacchi in primis e tutti
quelli dell'Europa del sud con altrettanta forza) si sentirebbero
offesi e deprivati di dignità storica che è quella che conta. E sarebbe
la vera fine dell'Europa che si troverebbe veramente a essere divisa
sia nel plesso di nazioni a tardiva democratizzazione (Spagna,
Portogallo e Grecia) sia in quell'arco di nazioni un tempo dominate
dall'Urss che già oggi sono insofferenti del tallone teutonico pur non
potendo farne a meno.
Con le due Europe si rischierebbe di farli sentire - quei popoli -
rifiutati dalla democrazia come forma politica storicamente prevalente
e l'Europa potrebbe andare incontro ad avventure terribili di cui già
individuiamo un profilo in Ungheria e in Polonia. Insomma: della
proposta delle due Europe politiche è meglio non farne nulla e non
cadere così nel sonno della ragione.
Certo il lavoro necessario per convincere tutta l'Europa di costruire
una vera supremazia della democrazia rappresentativa (il Parlamento
Europeo) sulle inferme e incompetenti tecnocrazie, che sostengono
un'austerità catastrofica, è un lavoro ben più penoso e difficile. Ma è
il solo utile e veramente necessario.
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Ed altro ancora ...
LE SOIR
Il coraggio dei leader contro i populisti
CHRISTOPHE BERTI
Quando vedo, da Bruxelles, il Triumvirato riunito in un luogo
simbolico come Ventotene, mi dico che qualunque cosa si possa pensare
di Merkel, Hollande e Renzi, il futuro dell'Europa passa attraverso le
loro decisioni. Perché l'Europa di oggi è ciò che ne hanno fatto loro,
e l'Europa di domani sarà ciò che loro ne faranno, considerando che il
potere non pende dalla parte delle istituzioni comunitarie, ma dalla
parte degli Stati. I tre leader sono impegnati in campagne elettorali,
cosa che in genere è di ostacolo all'assunzione di decisioni coraggiose
e audaci: ma l'Europa ha bisogno di ambizioni, di prospettive, e di
parlare agli europei per non lasciare campo libero ai populisti e alle
loro soluzioni caricaturali. Signora e signori, l'Europa ha bisogno di
una cosa: del vostro coraggio.
DIE WELT
Il rischio che la politica diventi un gesto vuoto
STEFAN AUST
Senza dubbio c'è qualcosa di marcio nella federazione europea. La
Brexit è stata ben più di un cartellino giallo per i tracotanti
giocatori dell'Europa, siano essi a Bruxelles, Parigi o Berlino. Se chi
governa non dà più un nome ai problemi europei, né tantomeno prova a
risolverli ma resta a guardare, imbottito del denaro dei contribuenti
tedeschi inglesi francesi e olandesi, non deve poi sorprendersi delle
strategie di uscita dalla Ue. Se i confini esterni dell'Europa non
vengono protetti, nessuno può lamentarsi nel momento in cui certi Stati
chiudono di propria iniziativa la via dei Balcani. Se i grandi gesti
umani dimostrativi si riducono a un pellegrinaggio in ginocchio davanti
all'autocrate turco Erdogan, la politica stessa si dimostra un gesto
vuoto. C'è molto da fare al di là dei discorsi ufficiali.
EL PAÍS
Il pericolo di domani è la disintegrazione
ANTONIO CAÑO
La sfida principale per l'Unione Europea è la minaccia di una
disintegrazione. Storicamente, l'Unione ha alternato periodi di
espansione con periodi di stasi.
Ma ora, per la prima volta, la somma delle pressioni interne ed
esterne ci fa temere un futuro in cui vivremo in un'Europa con meno
membri e al tempo stesso meno condivisione di competenze. Proprio nel
momento in cui tanto la Brexit quanto l'ascesa del populismo, tanto la
crisi dei profughi quanto la sfida del terrorismo jihadista
richiederebbero più Europa e un'Europa migliore, ci preoccupa la
timidezza, la mancanza di visione e di leadership della risposta
europea.
TAGES ANZEIGER
Non ci sono alternative allo stare insieme
ARTHUR RUTISHAUSER
"Il popolo perlopiù capisce male, ma intuisce bene", scriveva Kurt
Tucholsky.
Come è stato possibile che il progetto dell'Europa, così pieno di
speranza, si trasformasse nel Moloch impopolare bocciato dal referendum
britannico e dai sondaggi in tutti gli altri Paesi europei? Il motivo
sta nel fatto che l'introduzione dell'euro e della libera circolazione
delle persone è stata percepita dai cittadini dell'Unione come
un'imposizione senza appello. Ma non c'è alternativa alla Ue; se l'Ue
si dissolvesse ricadremmo nell'insicurezza del dopoguerra, che aveva
ispirato il discorso del 19 settembre 1946 a Zurigo, nel quale Winston
Churchill aveva esortato l'Europa a unirsi. Ora dipende dai leader
politici europei e da una Ue di nuovo vicina - si spera - ai cittadini,
evitare che si arrivi a quella conseguenza.
LE FIGARO
Margini ristretti da scadenze elettorali
ARNAUD DE LA GRANGE
TRE dirigenti europei di primo piano vanno a cercare ispirazione su
un'isola italiana. Dopo il fulmine a ciel sereno della Brexit bisogna
rilanciare l'Europa. Un "nuovo impulso", avevano già detto Angela
Merkel, François Hollande e Matteo Renzi quando si erano incontrati il
27 giugno. Ma facendo leva su cosa? Matteo Renzi esorta a fare
affidamento sui valori, più che sulla finanza. Tra i francesi trova
orecchie attente, ma Angela Merkel non ama molto impegnarsi su questo
terreno. La cancelliera non vuole "più Europa", non ora: preferisce
un'"Europa migliore", più efficace, più udibile. In ogni caso, i suoi
margini di manovra, come quelli del presidente francese, sono limitati:
entrambi sono attesi da scadenze elettorali nel 2017, situazione che
non favorisce l'immaginazione.
TRIBUNE DE GENÈVE
Posare la prima pietra per una rifondazione
PIERRE RUETSCHI
A Ventotene, il presidente francese François Hollande, la cancelliera
tedesca Angela Merkel e il presidente del Consiglio italiano Matteo
Renzi devono posare insieme la prima pietra per la rifondazione della
Casa Europa nel dopo Brexit.
Se falliranno, e l'Unione Europea, sballottata dai venti corrosivi dei
nazionalismi, non troverà al suo interno le forze per risollevarsi,
tutti i Paesi
europei compresa la Svizzera, isolati e impotenti, si incaglieranno di
fronte alle sfide che solo un'Europa unita è in grado di raccogliere.
La questione dei migranti è l'esempio migliore e più crudele delle
sfide a cui è chiamato il Continente.
=======================
Cari (eventuali) lettori,
voglio sperare che altri leggeranno e soprattutto commenteranno questo vertice straordinario, dicendo ovviamente come la vedono loro.
Ciao a tutti
_________________
Erasmus
«NO a nuovi trattati intergovernativi!»
«SI' alla "Costituzione Europea" federale, democratica e trasparente!»
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