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Ventotene, Renzi, Boldrini, Gazebo ...e altro

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Messaggio Da Erasmus Ven Feb 05, 2016 11:36 am

Recentemente il primo ministro Renzi è stato a Ventotene dove, scrivono i giornali, ha reso omaggio alla memoria di Altiero Sipnelli. In qull'occcasione i federalisti italiani hanno dato luogo sull'isola a manifestazioni pacifiche, ricordando che l'idea di Spinelli non era quella di un europeismo di maniera e nemmeno quella dell'attuale Unione Europea, ma quella radicale della Federazione Europea unita politicamente, cioè degli Stati Uniti d'Europa. Col fatto della visita di Renzi, i federalisti hanno potuto contattare non solo la popolazione dell'isola (da sempre in maggioranza simpatizzante con i federalisti) ma anche altri numerosi visitatori non residenti (giornalisti, politici, turisti).

Su Eurobull (la rivista della JEF nata come italo-francese ed ora estesa a parecchi altri paesi), Flavio Brugnoli scrive:

«In politica i simboli contano. La visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi all’isola di Ventotene, quel “tornare a casa, dove tutto è cominciato”, quei fiori deposti sulla tomba di Altiero Spinelli sono un messaggio importante, non solo per chi ha dedicato la propria vita alla costruzione di “un’Europa libera e unita”. Definire un’Unione europea scossa da dubbi esistenziali “il più grande successo politico del dopoguerra”, sostenere che “nessun muro può fermare la libertà”, sottolineare che la memoria si preserva costruendo ponti verso le nuove generazioni sono tutte affermazioni coraggiose. Ma, una volta tornati sulla terraferma, l’agenda politica nazionale e quella europea chiamano ad atti concreti, impegnativi e lungimiranti.

È un’azione che vede in prima fila il governo, ma che deve coinvolgere tutte le istituzioni e la società italiane. Essere cittadini italiani ed europei deve spronare a trarre il meglio da questa doppia cittadinanza. Più che a dibattiti a uso interno sul “ritorno dell’interesse nazionale” o sulla “fine del vincolo esterno”, è a una visione dinamica delle interdipendenze fra i due livelli che dobbiamo mirare. Dobbiamo agire con decisione su problemi e arretratezze che dipendono solo da noi, a livello nazionale, e che spesso hanno radici lontane; nel contempo, dobbiamo essere co-protagonisti in quello che dipende anche da noi, nella costruzione di un’Europa federale.

Oggi è chiaro a molti – tranne a chi ancora coltiva confuse illusioni su una “uscita dall’euro” – quello che era già ben chiaro in chi ebbe la lungimiranza di portare l’Italia nell’euro. L’ingresso nella moneta unica doveva essere per l’Italia non un punto di arrivo, ma di partenza: l’inizio di un percorso di modernizzazione del Paese, non il suo approdo. Da qui la necessità di un’agenda politica consapevole delle sfide che abbiamo davanti, nell’epoca della globalizzazione, rese ancor più grandi dalla crisi economica e finanziaria internazionale. I contenuti di quell’agenda sono al cuore del legittimo confronto democratico fra schieramenti politici. Ma la credibilità di quell’agenda è condizione necessaria per essere attori credibili su scala europea.

Il fatto che la visita di Renzi a Ventotene sia arrivata subito dopo l’incontro a Berlino con la Cancelliera Angela Merkel consente di mettere ben a fuoco la triplice crisi che stiamo vivendo: quella economica, quella dei migranti, quella dei conflitti alle porte dell’Europa. I dilemmi da affrontare sono davanti a tutti noi. Rigore nei conti pubblici e credibilità nelle politiche di rientro del debito, ma flessibilità nelle soluzioni possibili e nuove vie europee per ritrovare il sentiero della crescita. Ricerca di un equilibro fra gestione dell’emergenza rifugiati, che pone sotto stress governi e strutture nazionali, e consapevolezza che siamo di fronte a un cambiamento epocale, che durerà decenni (senza mai dimenticare – come ha detto Renzi a Ventotene – che “chi vuole distruggere Schengen vuole distruggere l’Europa”). Necessità di dare risposte coordinate su scala europea all’“arco di instabilità” che circonda l’Europa, dalla Libia, alla Siria, all’Ucraina – in cui anche il tema dell’energia gioca un ruolo chiave per la sicurezza del nostro continente.

Per rispondere a tutto questo, un ruolo di leadership da parte di alcuni governi europei rimane indispensabile. Il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, il 22 gennaio scorso, in occasione della consegna del Solenne Riconoscimento “Altiero Spinelli” da parte del Movimento Federalista Europeo, ha tracciato la rotta, con lungimirante saggezza europeista: “nel momento attuale, di così inquietanti spinte centrifughe, è indispensabile tener fermo innanzitutto il legame storico tra i paesi fondatori, e specialmente tra i maggiori, Italia, Germania, Francia. Questo resta il perno decisivo per reggere ogni scossa, per spingere più avanti l’unità europea (…)”.

Come cittadini europei dobbiamo anche chiedere alle istituzioni dell’Unione di giocare fino in fondo il loro ruolo. Una Commissione più politica, che gode della fiducia del Parlamento europeo (con una “grande coalizione” tra le forze europeiste), ha il compito di agire per l’interesse europeo, che non potrà mai scaturire dalla sommatoria di 28 interessi nazionali. Il Parlamento europeo è chiamato a promuovere il massimo d’integrazione possibile a trattati vigenti, a proporre le modifiche ai trattati necessarie per un’Europa federale, a evidenziare il collegamento fra un adeguato bilancio dell’Unione e dell’eurozona e un’Europa dello sviluppo e della coesione sociale. Gli Stati membri, nel Consiglio europeo e nel Consiglio, devono ricostruire la fiducia reciproca, perché il ritorno dei muri non darà ai loro cittadini né più sicurezza né più benessere. All’Alto Rappresentante europeo, Federica Mogherini, dobbiamo chiedere di lavorare a una “strategia globale dell’Ue” (che presenterà al Consiglio europeo nel giugno prossimo) che non sia una media al ribasso fra le timidezze e i ripiegamenti nazionalistici degli Stati membri. Per dirla di nuovo con le parole di Matteo Renzi a Ventotene: “Quando l’Europa perde il senso della propria vocazione e diventa un insieme di egoismi rischia di crollare”.

Ci attende un biennio con altri appuntamenti carichi di valenza simbolica: quest’anno il trentennale della morte di Spinelli; nel 2017 il sessantennale dei Trattati di Roma e i 110 anni dalla nascita di Spinelli. Sarebbe suicida ridurli a rituali autoconsolatori – o a pur suggestivi eventi come il carcere di Santo Stefano che comincerà una nuova vita quale centro di formazione europea per i giovani del Mediterraneo. Nella primavera del 2017 avremo un appuntamento cruciale, previsto dal Rapporto dei cinque Presidenti “Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa”, con il Libro bianco della Commissione sul passaggio dalla prima fase (“approfondire facendo”) alla seconda (“completare l’UEM”). Uno snodo fondamentale per chi ritiene che quello che manca al completamento della costruzione europea sia un’Unione politica dotata di risorse adeguate alla scala dei problemi che abbiamo di fronte.

Il tema dell’Europa a due velocità, evocato di recente dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, è da tempo in agenda. Lo stesso Consiglio europeo, nel giugno 2014, ha accolto la prospettiva della “integrazione differenziata”, che deve permettere ai Paesi “che intendono approfondire l’integrazione di andare avanti”. Il dibattito sulla Gran Bretagna e il suo rapporto con l’Ue deve essere un’opportunità per chi vuole andare avanti, non una zavorra da parte di chi non sa dove vuole andare. L’Italia si appresta anche a lanciare un messaggio sul futuro dell’Europa, insieme con gli altri Paesi fondatori. Un altro atto benvenuto e impegnativo, che dovrà indicare ambiziosi contenuti condivisi, in primo luogo per l’eurozona. Importante, per un impegno corale delle istituzioni italiane, rimane anche l’appello “Più integrazione europea: la strada da percorrere”, promosso dalla Presidente della Camera Laura Boldrini con i suoi omologhi francese, lussemburghese e tedesco, che sta riscuotendo adesioni da molti altri Parlamenti.

Il Presidente del Consiglio Renzi, in chiusura del suo appassionato discorso a Ventotene, ha ripreso la celebre frase che chiude il Manifesto: “La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!”. A Ventotene sono le radici e là è nato un progetto di pace che può ancora dare un senso e un orizzonte all’Europa. Ma un redivivo Altiero Spinelli si porrebbe anzitutto il problema politico di come rifondare nel presente e nel futuro quei valori, su quali alleanze politiche, sociali, culturali rimettersi in cammino. Si deve dire con chiarezza e coerenza come, con chi ed entro quando percorrere quella via, né facile né sicura. Il tempo si sta facendo breve, il rischio e i costi del fallimento più grandi.»

_________________

Scalfari ha intervistato la presidente della camera Laura Boldrini, che ha confermato la sua posizione euro-federalista già  ribadita più volte recentemente. [Da notare che, a differenza della Mogherini che anni fa è stata pure inscritta al Movimento Federalista Europeo ... ma ora sembra essersene dimenticata, la Boldrini in passato non ha mai manifestato palesemente idee federaliste, e proviene da schieramenti politici più attenti alla politica italiana che a quella europea]
––> Boldrini: «L'Europa è a pezzi. Rilanciamo l'utopia dei fondatori» (Repubblica, %febbraio 2016)
Qui laura Boldrini rifiuta apertamente l'attuale "confederalismo" dell'Unione, rilancia il federalismo europeo di Spinelli e critica sotto questo profilo la politica del governo Renzi.
Ecco un passo significativo dell'intervista
[Scalfari] Lei lo sa che anche Matteo Renzi nei giorni scorsi è stato a Ventotene per rendere omaggio a Spinelli e al suo "Manifesto"?
[Boldrini] «Lo so, e ne somo stata molto contenta. Spero tuttavia che Renzi abbia ben chiaro che Spinelli voleva un'Europa federata e non confederata. Finora la politica italiana non ha manifestato e fatto proprio questo obiettivo.»
[Scalfari] La differenza è forte?
[Boldrini] «Molto forte!»

Mi segnalano che ieri sera c'è stata una trasmissione molto interessante di "Gazebo" e che chi noin l'ha seguita può vederla ancora  cercandola in rete.

Mi viene in mente l'intervento di Mastro-Titta nel thraed da me aperto quantdo la Boldrini ha tenuto una "Lectio magistralis" all'ISPI sull'Europa comunitaria .
Era successo che anche per me fosse una sorpresa il taglio federalista dato dalla Boldrini all'analisi della ... triste situazione dell'Unione Europea, (ancora in grave crisi economica, con rigurgiti nazionalisti sfocianti in gravi disaccordi sul da farsi con l'enorme problema dei migranti, ecc.), perché in tutto il suo passato di sue tendenze euro-federaliste non ne avevo viste mai. Ovviamente era una "lieta sorpresa", dato anche il peso politico (e mediatico) attuale di Laura Boldrini.
Come promemoria, si riveda qui:
––> Lunedì 26\10\15  h17:50: "Lectio Magistralis" di L. Boldrini in diretta su tema europeo
Avvisavo che si poteva seguire in diretta l'evento ... e Mastro-Titta scrisse:
«Mi sono perso l'evento.
Sono sempre stato un uomo fortunato ...»
Non ho capito se la fortuna era di non ascoltare la Boldrini perché a lui personalmente antipatica (e militante in schieramento politico a lui antipatico) o perché, invece, trovava l'argomento (così come trattato dalla Boldrini) al contrario di "interessante".
Continuo a non capire, specie dopo i chiarimenti di Mastro-Titta sul proprio pensiero in materia europea (il quale, se ho ben capito, valuta l'unità politica europea una idea molto positiva astrattamente considerata, ma purtroppo irrealizzabile in pratica), il perché è stata una fortuna il perdersi quell'evento ...
[Tra parentesi: nemmeno io ho seguito in diretta quella "Lectio magisytralis", senza considerare se fosse fortuna o sfortuna il seguirla].

Beh: che Laura Boldrini sia federalista (magari arrivando tardivamente a questa posizione) è per me un piacere!
E spero che ciò abbia effetto sui suoi compagni politici. Dico questo perché alcuni dei compagni politici di SEL conosco per essere invece su posizioni euroscettiche ...  simili a quelle di Mastro Titta (se si dà il giusto significato etimologico a queste parole), o addirittura di condanna del federalismo europeo (se invece si dà a quelle parole il comune significato di avversione all'integrazione politica europea, con la sciocca fiducia che il mantenere la lotta politica nel recinto nazionale sia socialmente più fruttifero).
[Non ho mai capito perché gli estremisti di sinistra finiscano oggettivamente, in politica estera, col diventare alleati degli estremisti di destra nel vedere gli "altri" (i non-italiani, specie se tedeschi!) come potenziali nemici, e finendo nella esaltazione gratuita del proprio stato ... senza però chiamarlo così, ma cascando inevitabilmente nel falso storico di sostituirlo con "propria nazione". Ah quanto importante è la scelta oculata del vocabolario in ogni populismo politico!
Marx disse che la religione è l'oppio dei popoli! Io direi che l'oppio del "popolo bue" è proprio il vocabolario mistificatorio di ogni populismo, compreso quello religioso (ma qui in Europa predomina ora quello politico)].
––––
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Ultima modifica di Erasmus il Sab Feb 06, 2016 12:08 pm - modificato 2 volte.

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Messaggio Da ART- Sab Feb 06, 2016 9:17 am

Erasmus ha scritto:Recentemente il primo ministro Renzi è stato a Ventotene dove, scrivono i giornali, ha reso omaggio alla memoria di Altiero Sipnelli.

«In politica i simboli contano. La visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi all’isola di Ventotene, quel “tornare a casa, dove tutto è cominciato”, quei fiori deposti sulla tomba di Altiero Spinelli sono un messaggio importante,

Mah, io di Renzi non fido proprio, mi sembra più una delle tante mosse propagandistiche di cui è maestro.
Se davvero avesse tenuto all'evento, anche simbolicamente, avrebbe dato un ben diverso risalto mediatico allo stesso... invece quando lo sento è sempre in dichiarazioni con tanto di linguaggio-slogan eurofobo nello stile eroica lotta contro "i burocrati di Bruxelles".

Erasmus ha scritto:[Non ho mai capito perché gli estremisti di sinistra finiscano oggettivamente, in politica estera, col diventare alleati degli estremisti di destra nel vedere gli "altri" (i non-italiani, specie se tedeschi!) come potenziali nemici, e finendo nella esaltazione gratuita del proprio stato ...

E ormai non si fermano neppure a questo: in Ucraina la "Brigata Garibaldi" combatte dalla parte russa al fianco dei colleghi di Casa Pound.

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Messaggio Da Epoch Lun Feb 08, 2016 3:34 pm

Secondo me, che siano di destra o di sinistra, non capiscono una fava di politica estera, anzi non capiscono una fava di Europa.
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