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Germania, Congresso CDU: Merkel si ritira come chi si alza dal tavolo di gioco mentre vince

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Germania, Congresso CDU: Merkel si ritira come chi si alza dal tavolo di gioco mentre vince Empty Germania, Congresso CDU: Merkel si ritira come chi si alza dal tavolo di gioco mentre vince

Messaggio Da Erasmus Dom Gen 17, 2021 12:48 am

––> https://www.huffingtonpost.it/entry/merkel-si-ritirera-allapice-della-sua-popolarita-altri-resisteranno-anche-se-le-carte-non-promettono-nulla-di-buono_it_60031c3fc5b6df63a9171e57
Articolo da "Huffingtonposdt" (di oggi 16 gennaio 2021)
Merkel si ritirerà all'apice della popolarità, come chi si alza dal tavolo quando ancora vince
di Michele Valensise (diplomatico)
IMMAGINE ––> [URL] https://img.huffingtonpost.com/asset/60031e182500003a001d5713.jpeg? cache=1puPiV57wG&ops=scalefit_630_noupscale[/URL]
Per i pessimisti d’Europa. Riuscireste a immaginarvi Angela Merkel sconfitta alle elezioni che incita i suoi sostenitori a ribellarsi contro il risultato delle urne e a invadere il Bundestag? Oppure nella foga di licenziare in tronco ministri, consiglieri, portavoce, delegittimare militari e apparati di sicurezza o ricattare le autorità di un Land?
La cancelliera plana sul congresso della Cdu, che elegge il presidente del partito, con un discorso calmo e asciutto di undici minuti per confermare l’intenzione di lasciare il suo incarico di governo dopo le elezioni federali del 26 settembre e per tracciare un bilancio molto sobrio della sua azione. Se il quadro non si modificherà, Merkel si ritirerà all’apice della sua popolarità, con la saggezza di chi si alza dal tavolo da gioco quando ancora vince. Molti altri invece cercano di resistere anche quando le carte non promettono nulla di buono.
Svoltosi interamente in modalità digitale, il congresso ha eletto Armin Laschet alla presidenza del partito dopo una lunga battaglia interna con gli altri due candidati, Merz e Röttgen. L’esito è stato incerto fino all’ultimo e la scelta del presidente del Nord Reno-Vestfalia è il segno di maggiore continuità con la linea Merkel che la Cdu potesse dare alla Germania e all’Europa, quest’ultima comunque sempre saldamente al centro delle proposte dei tre contendenti. Sia la Bundeskanzlerin sia la sfortunata presidente uscente del partito, Annegret Kramp-Karrenbauer, erano state attente a evitare sostegni espliciti o avalli a uno o ad altro sfidante. Era tuttavia chiara la loro preferenza per Laschet, mentre filtravano antiche ruggini con gli altri due concorrenti, entrambi entrati in passato in rotta di collisione con la cancelliera e usciti malconci dallo scontro. Il partito di maggioranza relativa, oggi nei sondaggi al 37%, si avvia così su una strada collaudata, senza cesure impreviste come quelle che avrebbe potuto introdurre soprattutto Merz. Il suo progetto, in particolare di recuperare l’emorragia di consensi finiti all’estrema destra (AfD) e rivedere alcune aperture sul piano europeo, alla fine non è prevalso, nonostante qualche autorevole investitura (Schäuble). Contro Röttgen, europeista convinto e propugnatore di politiche verdi, ha verosimilmente giocato l’appoggio troppo tiepido dei numerosi delegati del suo Land, Nord Reno-Vestfalia, lo stesso del ministro presidente Laschet.
Pur se dietro le quinte, Angela Merkel continua a tessere la tela del partito. Al congresso, il cui motto era “Per domani”, ha ricordato con un semplice accenno le crisi affrontate nei lunghi anni di governo, disoccupazione, indebitamento, rifugiati, pandemia. Ha piuttosto fissato, con la consueta chiarezza scientifica, alcune priorità irrinunciabili dell’azione futura della Germania, in un’Europa garante di pace e valori: digitalizzazione, ambiente, demografia sotto il profilo della sostenibilità per tutte le generazioni.
Cala il sipario sull’assise della Cdu, la quattordicesima alla quale la cancelliera partecipa (in Germania i congressi di partito non sono passati di moda), e l’attenzione si sposta sulla scelta del candidato alla cancelleria federale alle elezioni politiche di settembre. Ci sarà qualche settimana per decidere, insieme alla Csu. Vedremo se il peso e i consensi del ministro presidente bavarese, Markus Söder, lo faranno preferire al candidato ora per molti versi naturale, Armin Laschet. I giochi sono aperti, anche se nessuno ha dimenticato che in passato gli unici due candidati democristiani di emanazione bavarese alla cancelleria, Franz Josef Strauss e Edmund Stoiber, furono sconfitti, il primo da Schmidt l’altro da Schröder.
Intanto, oltre che alla statura e alla misura di Angela Merkel, viene da pensare a un partito, come altri lì, capace di confrontarsi al suo interno anche aspramente su obiettivi e programmi e di ricompattarsi un minuto dopo l’elezione del vertice. Stamattina, in quella enorme sala vuota eppure calda, scrutata in video da migliaia di persone lontane, faceva impressione ascoltare l’impegno forte, non rituale dei due candidati non eletti di offrire da subito, senza condizioni, la massima collaborazione al nuovo presidente della Cdu per sostenerne il lavoro e contribuire al suo successo. Da quelle parti, personalità di spicco, motivazioni profonde e dibattiti accesi non sembrano incompatibili con disciplina e spirito di squadra.
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