Svizzera, insultare un migrante non è reato razzista
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Svizzera, insultare un migrante non è reato razzista
Il tribunale supremo di Losanna sul caso di un profugo algerino sospettato di furto preso a parolacce
di ANDREA TARQUINI - 21 febbraio 2014
BERLINO – Insultare un migrante chiamandolo “sporco profugo” o “troia d’un esule” non costituisce un reato di insulto discriminatorio o razzista, è solo un insulto, quindi una colpa piccola, venale. Sembra una sentenza ripescata dal passato del Sudafrica segregazionista, quando Nelson Mandela era nella prigione speciale di Robben Island, o una citazione del frasario del ku-Klux-Klan. Invece no, il verdetto viene dal tribunale supremo di Losanna, cioè dalla prospera, moderna e civilissima Svizzera. E subito ha suscitato scandalo, ma sui media online tedeschi molto più che non nel mondo politico e nel dibattito pubblico della Confederazione.
Vediamo i fatti. Un poliziotto svizzero, nel 2007, aveva fermato un profugo algerino alla fiera dei gioielli a Basilea, sospettandolo di furto o borseggio. Gli ha subito messo le manette ai polsi. Fin qui, un mero piccolo fatto di cronaca nera. Ma poi il custode dell’ordine pubblico elvetico non ha saputo o voluto trattenersi. Ha cominciato a insultare l’algerino, chiamandolo davanti a tutti “Sauauslaender” (troia di uno straniero) e “Dreckasylant” (sporco profugo, ma suona quasi come dire profugo di merda). Il migrante si era rivolto alla giustizia e in prima istanza aveva avuto ragione. I giudici ordinari di Basilea avevano dichiarato il custode colpevole di discriminazione razziale, condannandolo comunque solo a pagare una multa.
Già la mite prima sentenza appare discutibile. Ma non è finita qui: si sa, gli svizzeri ci tengono molto al denaro, mica sono spreconi come noi mediterranei, anzi si sentono più bravi anche dei tedeschi cui (come agli altri stranieri) hanno appena deciso di limitare il diritto di residenza e lavoro in territorio elvetico. Insomma, per farla breve il poliziotto ha sporto ricorso al tribunale federale, con sede a Losanna. E oggi è arrivata la sentenza che gli ha dato soddisfazione. L’algerino, dicono i giudici supremi, ha ricevuto banali insulti, ma non insulti razzisti o discriminatori. Perché, secondo i magistrati, un insulto è razzista quando fa esplicito riferimento all’etnìa o al colore della pelle. Non se allude solo al fatto che l’insultato è straniero o ha chiesto asilo. E ancora, puntualizzano i giudici, precisi come un orologio svizzero: “Oltre tutto, espressioni come Sau (troia, scrofa) o Dreck (sporco, detto in modo particolarmente pesante, quasi coprofilo) sono parole così comuni nel tedesco parlato da dover essere considerati insulti ma di poco conto, non insulti che feriscono la dignità umana.
Andiamo bene, ha commentato l’influente quotidiano Neue Zuercher Zeitung: allora di questo passo se un africano viene insultato come ‘troia nera’ l’insulto è razzista, ma se invece è apostrofato (da un poliziotto, o da altri) come ‘sporco nigeriano’ l’insulto non è razzista.
Codice di comportamento, o galateo multietnico, in stile svizzero, insomma. Non sorprende, purtroppo. La Confederazione il cui uomo forte in politica è il leader populista Blocher ha appena votato in un referendum severissimi limiti all’immigrazione, anche da Italia o Germania, perché altrimenti gli stranieri diventano troppi.
Qualche giorno dopo, un’altra figura discutibile: quando il Boeing 767 della Ethiopian in volo da Addis Abeba a Roma-Fiumicino è stato dirottato, e il dirottatore ha chiesto di atterrare a Ginevra, vi ricordate cos’è accaduto? Che come si fa sempre in questi casi due caccia dell’Aeronautica militare italiana, due modernissimi Eurofighter Typhoon, lo hanno scortato per sicurezza fino ai limiti del nostro spazio aereo. Al confine, i nostri piloti hanno constatato sgomenti che non c’era in volo nessun F-18 o F-5E della Schweizer Luftwaffe a prendere in consegna l’aereo dirottato. Momenti di tensione, poi risolti dall’aiuto di due Mirage francesi venuti a dare il cambio ai nostri e a scortare il Boeing fino a Ginevra come ‘supplenti’. Supplenti dei piloti svizzeri, perché era mattina troppo presto, e loro prima delle 8 non prendono servizio. Chi sa, piloti migranti sarebbero più efficienti laboriosi, ma magari sarebbero ritenuti sporchi come scrofe.
FONTE
di ANDREA TARQUINI - 21 febbraio 2014
BERLINO – Insultare un migrante chiamandolo “sporco profugo” o “troia d’un esule” non costituisce un reato di insulto discriminatorio o razzista, è solo un insulto, quindi una colpa piccola, venale. Sembra una sentenza ripescata dal passato del Sudafrica segregazionista, quando Nelson Mandela era nella prigione speciale di Robben Island, o una citazione del frasario del ku-Klux-Klan. Invece no, il verdetto viene dal tribunale supremo di Losanna, cioè dalla prospera, moderna e civilissima Svizzera. E subito ha suscitato scandalo, ma sui media online tedeschi molto più che non nel mondo politico e nel dibattito pubblico della Confederazione.
Vediamo i fatti. Un poliziotto svizzero, nel 2007, aveva fermato un profugo algerino alla fiera dei gioielli a Basilea, sospettandolo di furto o borseggio. Gli ha subito messo le manette ai polsi. Fin qui, un mero piccolo fatto di cronaca nera. Ma poi il custode dell’ordine pubblico elvetico non ha saputo o voluto trattenersi. Ha cominciato a insultare l’algerino, chiamandolo davanti a tutti “Sauauslaender” (troia di uno straniero) e “Dreckasylant” (sporco profugo, ma suona quasi come dire profugo di merda). Il migrante si era rivolto alla giustizia e in prima istanza aveva avuto ragione. I giudici ordinari di Basilea avevano dichiarato il custode colpevole di discriminazione razziale, condannandolo comunque solo a pagare una multa.
Già la mite prima sentenza appare discutibile. Ma non è finita qui: si sa, gli svizzeri ci tengono molto al denaro, mica sono spreconi come noi mediterranei, anzi si sentono più bravi anche dei tedeschi cui (come agli altri stranieri) hanno appena deciso di limitare il diritto di residenza e lavoro in territorio elvetico. Insomma, per farla breve il poliziotto ha sporto ricorso al tribunale federale, con sede a Losanna. E oggi è arrivata la sentenza che gli ha dato soddisfazione. L’algerino, dicono i giudici supremi, ha ricevuto banali insulti, ma non insulti razzisti o discriminatori. Perché, secondo i magistrati, un insulto è razzista quando fa esplicito riferimento all’etnìa o al colore della pelle. Non se allude solo al fatto che l’insultato è straniero o ha chiesto asilo. E ancora, puntualizzano i giudici, precisi come un orologio svizzero: “Oltre tutto, espressioni come Sau (troia, scrofa) o Dreck (sporco, detto in modo particolarmente pesante, quasi coprofilo) sono parole così comuni nel tedesco parlato da dover essere considerati insulti ma di poco conto, non insulti che feriscono la dignità umana.
Andiamo bene, ha commentato l’influente quotidiano Neue Zuercher Zeitung: allora di questo passo se un africano viene insultato come ‘troia nera’ l’insulto è razzista, ma se invece è apostrofato (da un poliziotto, o da altri) come ‘sporco nigeriano’ l’insulto non è razzista.
Codice di comportamento, o galateo multietnico, in stile svizzero, insomma. Non sorprende, purtroppo. La Confederazione il cui uomo forte in politica è il leader populista Blocher ha appena votato in un referendum severissimi limiti all’immigrazione, anche da Italia o Germania, perché altrimenti gli stranieri diventano troppi.
Qualche giorno dopo, un’altra figura discutibile: quando il Boeing 767 della Ethiopian in volo da Addis Abeba a Roma-Fiumicino è stato dirottato, e il dirottatore ha chiesto di atterrare a Ginevra, vi ricordate cos’è accaduto? Che come si fa sempre in questi casi due caccia dell’Aeronautica militare italiana, due modernissimi Eurofighter Typhoon, lo hanno scortato per sicurezza fino ai limiti del nostro spazio aereo. Al confine, i nostri piloti hanno constatato sgomenti che non c’era in volo nessun F-18 o F-5E della Schweizer Luftwaffe a prendere in consegna l’aereo dirottato. Momenti di tensione, poi risolti dall’aiuto di due Mirage francesi venuti a dare il cambio ai nostri e a scortare il Boeing fino a Ginevra come ‘supplenti’. Supplenti dei piloti svizzeri, perché era mattina troppo presto, e loro prima delle 8 non prendono servizio. Chi sa, piloti migranti sarebbero più efficienti laboriosi, ma magari sarebbero ritenuti sporchi come scrofe.
FONTE
Re: Svizzera, insultare un migrante non è reato razzista
Ancora una volta gli svizzeri dimostrano di fregarsene del "politicamente corretto" a tutto vantaggio della logica e del semplice buonsenso. Doti completamente sconosciute ai farlocchi nostrani, tutti preoccupati di salvare le apparenze ed incuranti dello stato comatosi in cui versa il paese.
Mauri61- Messaggi : 1
Data d'iscrizione : 09.03.14
Re: Svizzera, insultare un migrante non è reato razzista
Mah, al di là del fatto che comunque l'insulto è stato pronunciato e non di certo in modo leggero, le dizioni "troia di uno straniero" e "sporco profugo", hanno connotazioni razziste, pur se non delineate da un accenno al colore della pelle o alla razza. Quell'agente avrebbe adoperato le stesse frasi - a parità di circostanze - per un tedesco o per un olandese? Ne dubito veramente.
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