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Il suicidio assistito in Svizzera

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Messaggio Da tessa Mer Apr 17, 2019 9:25 pm

Sempre più persone hanno seguito in Svizzera il dj Fabo per il suicidio assistito.  Non so cosa ne pensiate, immagini si trovano in tutto il web, vengono accompagnati da Mina Welby o da Cappato. Si tratta di persone in genere malate, con sclerosi multipla o anche con gravi carcinomi, si usa in Pentobarbital, e non è gratis, costa 9500 €, in Italia non c'è questa disponibilità, la gente si suicida come Monicelli gettandosi dal VII^ piano di un reparto del nosocomio del S.Giovanni a Roma. Purtroppo non sappiamo cosa vi sia con certezza  nell'Aldilà, dopo questa vita, ma grosse intelligenze come Hemingway, Pavese e altri hanno scelto di suicidarsi. Ha valore la vita dei malati? Anche per i non credenti'? Andrà avanti la legge sul Testamento Biologico, approvata da Gentiloni? Questo è pur sempre un paese cattolico. Bisogna concentrare tutte le forze sulla terapia del dolore ed evitare l'accanimento terapeutico? Non so voi che ne pensiate.
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Messaggio Da Samael Gio Apr 18, 2019 5:55 am

Persino se l'autonomia fosse messa
sul trono e incoronata,
il suo contenuto  e il suo contesto
sarebbero manipolati
da tacite modificazioni culturali
tanto potenti quanto invisibili. (D. Callahan, Bioethics: Private choice and common Good)

Più che di suicidio assistito io parlerei in termini più ampi dell'eutanasia.
La parola "eutanasia"- proprio perchè va a lambire il tabù della morte- fa scattare in ciascuno reazioni più emotive che razionali. Di fatto nella società occidentale il tema della "dolce morte", dei malati terminali, del testamento biologico, della sofferenza prolungata e inutile, è molto sentito e sempre più discusso.
Il Testamento biologico è invocato come una specie di toccasana ai problemi della medicina di fine vita. In realtà, al di là del facile entusiasmo di molti mass media a seguito del Prof.  Umberto Veronesi (Milano 28\11\1925 - 08\11\2016),
 le questioni sono molto complesse e necessitano di attenta comprensione. Molti fautori del testamento biologico desiderano proporre nella sostanza una forma più o meno velata di eutanasia, sulla base del "presunto diritto" alla propria morte. Valutazioni morali, proposte  legislative, cure palliative che accompagnano sulla strada che dovranno percorrere i malati terminali.
E allora, che cos'è leutanasia? L'esperienza degli ultimi trent'anni ci dice che sul tema dell'eutanasia la comunicazione non è facile, perchè la parola eutanasia viene quasi sempre usata con significati spesso diversi.
La linguistica ci insegna che per comunicare dobbiamo usare un linguaggio chiaro, che è necessario usare le parole giuste, quelle dotate di univocità, per descrivere ogni singola situazione.
Quindi la prima cosa da fare è dire con precisione ciò di cui si vuol parlare.
Ci sono almeno sei significati del termine eutanasia che dobbiamo considerare: l'addolcimento degli ultimi momenti della vita del malato; la lotta contro il dolore, che può comportare il ricorso ad analgesici di ogni tipo che abbreviano la vita; la rinuncia a prolungare la vita con misure che possano a tutti gli effetti essere definite accanimento terapeutico; la soppressione dei "tarati" per ragioni eugeniche; la constatazione della morte secondo criteri clinici,  nonostante il perdurare di apparenze di vita (dichiarazione di morte cerebrale); la decisione di porre termine deliberatamente alla vita di una persona, su sua richiesta.
Se la denotazione della parola eutanasia è così ampia, si può comprendere il perchè di tante incomprensioni, che perdureranno nel tempo per motivi etici, morali, religiosi o semplicemente di costume.

P.S.
Vorrei fare comunque chiarezza (onde non dar luogo ad equivoci o a cattive interpretazioni) richiamandomi al post di tessa:
il suicidio assistito è una procedura in base alla quale un medico fornisce a una persona un farmaco in grado di provocarne la morte che poi la persona utilizza personalmente. Il medico dunque arriva fino alla prescrizione o alla fornitura del farmaco ma non interviene direttamente nel provocare la morte della persona. È la persona stessa a decidere quando morire.
Nell’eutanasia, invece, è il medico stesso a provocare la morte. Si distinguono però varie possibilità diverse. Esistono una eutanasia attiva e una passiva. Nell’eutanasia attiva il medico somministra un farmaco, di solito attraverso una iniezione endovenosa. Nell’eutanasia passiva invece il medico si limita a sospendere le cure o a spegnere le macchine che tengono in vita un paziente. L’eutanasia passiva dunque è possibile solo per malati terminali o tenuti in vita con l’aiuto di macchine e farmaci. Non è possibile invece per persone che decidano di porre fine alla propria vita perché ritengono intollerabile il livello della propria sofferenza, che può anche essere psichica e non solo fisica.
Per questo suicidio assistito e eutanasia attiva vengono anche riunite insieme nella definizione di morte assistita, perché la morte viene effettivamente provocata, mentre da questa definizione è esclusa l’eutanasia passiva, in cui la morte sopravviene per altre cause.
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Messaggio Da Franco Sab Apr 20, 2019 5:14 pm

Sono assolutamente contrario e chi si trova come il djFabo deve tenerselo.
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Messaggio Da Samael Dom Apr 21, 2019 6:36 am

Vedo che sei molto sicuro di te.
E' sempre bello sapere che ci sono persone che hanno le idee molto chiare.
Io no, assolutamente, non so se trovandomi in una determinata situazione, tipo quella di dover patire un forte dolore fisico e per lungo tempo, sarei così consapevole di dover tirare avanti a tutti i costi.
Un malato con un cancro terminale o affetto da una malattia estremamente debilitante o devastante non credo sia così sicuro di sè, penso che un'alternativa abbia diritto ad averla
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