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Nobel contro l’Euro: Mirrlees, Krugman, Friedman, Stiglitz e Sen

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Messaggio Da Verci Gio Dic 12, 2013 7:53 pm

Sale a cinque il numero di economisti premi Nobel che nel tempo hanno argomentato contro l’Euro talvolta definito come fallimento, altre come massacro o altri epiteti tutt’altro che positivi. Quelli che vi presentiamo di seguito sono 5 premi Nobel, ognuno con la propria impostazione, ma tutti accomunati da un’idea: l’Euro non funziona.

James Mirrlees: l’Italia starebbe meglio fuori dall’Euro

Iniziamo da James Mirrlees che proprio pochi giorni fa, in occasione dell’evento Nobels Colloquia organizzato dall’Università Cà Foscari di Venezia ha detto che per l’Italia sarebbe meglio uscire dall’Euro.
Non voglio suggerire politiche per mutare la situazione attuale e mi sento a disagio nel fare raccomandazioni altisonanti, perché non ho avuto il tempo di valutarne le conseguenze. Però, guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’euro, ma uscirne adesso.[/size]
Se l’Italia dovesse uscire dall’euro alcuni grossi problemi continuerebbero ad esistere, perché la Germania continua a mantenere i livelli dei prezzi troppo bassi. E, se la Germania continuerà questo atteggiamento, cosa che non intende cambiare, anche per l’Italia continuerebbero le difficoltà di oggi[/size]
Krugman: un totale disastro

In un’intervista sul settimanale franceseExpress nel 2012, Krugman esprimeva tutta la sua perplessità ed il suo scetticismo sull’Euro "un’idea sentimentale, un bel simbolo di unità politica. Ma una volta abbandonate le valute nazionali avete perso moltissimo in flessibilità."

L’Europa, infatti, a differenza degli Stati Uniti è assolutamente poco flessibile: "Florida e Spagna hanno avuto una stessa bolla immobiliare e uno stesso crollo. Ma la popolazione della Florida ha potuto cercare lavoro in altri stati meno colpiti dalla crisi. Ovunque l’assistenza sociale, le assicurazioni mediche, le spese federali e le garanzie bancarie nazionali sono di competenza di Washington, mentre in Europa non è così."

In un’altra occasione, in un post sul suo blog, Krugman scrive invece: "Anche se il progetto si è rivelato un totale disastro, continueranno a dire che non è stato l’Euro a far fallire l’Europa, ma l’Europa a far fallire l’Euro".

Quale futuro per l’Europa secondo Krugman?

Se la Bce prenderà i provvedimenti giusti ci si può attendere un miglioramento tra tre-cinque anni. Ma l’Europa sarà sempre fragile. La sua moneta è un progetto campato in aria e lo resterà fino alla creazione di una garanzia bancaria europea. …[L’Europa] è un continente produttivo e dinamico. Ha soltanto sbagliato a scegliersi la propria governance e le sue istituzioni di controllo economico, ma a questo si può sicuramente porre rimedio.[/size]

Milton Friedman: l’Euro è delle élite

Milton Friedman, anima e mente del monetarismo e della Scuola di Chicago, in un’intervista al Corriere della Sera del 1998 definiva l’Euro come un progetto "elitario, antidemocratico e dirigista". L’unione monetaria ridurrà la libertà di mercato, inoltre diceva Friedman, quest’unione "c’è già ed è quella esistente tra Germania, Austria e Paesi del Benelux".

L’Unione monetaria è il prodotto di una élite. È il frutto di una impostazione non realistica, di una spinta elitaria di chi vuole usare la moneta unica per arrivare all’unione politica. Pensiamo davvero che Kohl oggi e Mitterrand in passato siano stati sostenuti da un desiderio di unita’ economica? No, il loro obiettivo primario era politico, mettere assieme Francia e Germania per evitare guerre future. Gli Stati Uniti d’Europa sono una componente essenziale del progetto monetario.[/size]

Alla domanda "pensa che sarà un fallimento?", la risposta di Friedman suona oggi come una premonizione:

Spero di sbagliarmi, perché un’Europa di successo è nell’interesse sia degli europei che degli americani. Ma non vedo la flessibilità dell’economia e dei salari e l’omogeneità necessaria tra i diversi Paesi perché sia un successo. Se l’Europa sarà fortunata e per un lungo periodo non subirà shock esterni, se sarà fortunata e i cittadini si adatteranno alla nuova realtà, se sarà fortunata e l’economia diventerà flessibile e deregolata, allora tra 15 o 20 anni raccoglieremo i frutti dati dalla benedizione di un fatto positivo. Altrimenti sarà una fonte di guai.[/size]

Joseph E. Stiglitz: senza euro sarebbe la fine del mondo?

In un’intervista per la rivista Francese Le Nouvel Observateur Stiglitz spiegava perché, dopotutto, la fine dell’Euro non sarebbe la fine del mondo:

Tornare al vecchio conio?

Non sarà poi così male tornare alle vostre vecchie monete. Le unioni monetarie spesso durano poco tempo. …Ne conseguirebbe un periodo molto difficile, ma la fine dell’euro non sarebbe la fine del mondo.[/size]

In un altro suo contributo su Project Syndicate in cui parlava dell’esito delle elezioni in Italia, il Nobel parla dell’Euro come un progetto scarsamente democratico:

Il progetto europeo, per quanto idealista, è sempre stato un impegno dall’alto verso il basso. Ma incoraggiare i tecnocrati a guidare i vari paesi è tutta un’altra questione, che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso.[/size]

Amartya Sen: che idea orribile l’Euro

Amartya Sen, filosofo e premio nobel per l’economia nel 1998, in un’intervista a MicroMega de la Repubblica, spiegava: "l’euro è stato un’idea orribile" che ha avuto conseguenze negative su tutti i paesi e la peggiore è stata l’introduzione delle misure di austerità.

L’euro è stato una cattiva idea?

L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa. I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Europa. Chi scrisse il Manifesto di Ventotene combatteva per l’unità dell’Europa, con alla base un’equità sociale condivisa, non una moneta unica.[[/size]

Euro sì, no, cosa?
L’Euro, così per come lo conosciamo, non è stato un vero e proprio successo. Tra l’opposizione pro e contro moneta unica, infatti, c’è un principio comune a tutti: la moneta unica non sta funzionando secondo quanto che era stato previsto. Un’unione monetaria non supportata da una struttura unitaria a livello fiscale, economico e politico ha generato le tanto problematiche questioni che oggi si cerca, almeno in teoria, di appianare.[/size]

Uscire? Restare? Cosa dovremmo fare? 

L’argomento è intricato e talvolta complesso: se da una parte c’è chi invoca il ritorno ad una moneta nazionale, dall’altro c’è chi sostiene che un’eventualità di questo tipo ci porterebbe alla rovina più totale.


Per questo ci siamo chiesti, l’Italia può uscire dall’Euro? Ed abbiamo indagato una serie di possibili pro e contro all’eventuale abbandono della moneta unica.

Se davvero dovessimo lasciare l’Euro come funzionerebbe un ritorno alla Lira? Uscire dall’Euro e tornare alla lira comporterebbe rischi enormi, eppure esiste il modo di studiare un percorso che nonostante l’uscita dall’euro continui a sostenere l’economia del nostro paese.

Ma nel 2014 c’è il rischio (o la possibilità) che qualche paese decida di lasciare l’Euro e si concretizzi così la tanto discussa "fine dell’Euro"?! Abbiamo fatto il punto della situazione prendendo in analisi diverse nazioni (la trovate cliccando qui), ma vi anticipo la risposta: non abbiamo la soluzione.

http://www.forexinfo.it/Nobel-contro-l-Euro-Mirrlees
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Messaggio Da ART- Gio Dic 12, 2013 10:51 pm

Anche lasciando perdere certi punti discutibili ci volevano i Nobel di turno per capire quanto DA BEN PRIMA dell'avvento dell'Euro si avvisava da più parti fra i sostenitori e fautori dell'unione monetaria. Si è sempre detto chiaramente che

(Una moneta senza stato) L’Euro non (può) funziona(re).

Magari fra un po' arriveranno anche a capire che l'unione monetaria è stata concepita apposta anche come mezzo per tentare di scardinare il sistema attuale, quello che costituisce il vero problema: la cosiddetta sovranità degli stati.

Fantastico (lo scozzese) James Mirrlees quando dice che: "[...]non ho avuto il tempo di valutarne le conseguenze. Però, guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’euro, ma uscirne adesso". Guarda caso è la stessa opinione dei vari John Paulson, Warren Buffett e George Soros che hanno scommesso miliardi su un crollo dell'unione monetaria, solo che loro le conseguenze hanno avuto il tempo di valutarle eccome... quelle sul loro portafoglio in caso di successo.
Tu guarda che strane coincidenze...

Scrive Krugman che: "Anche se il progetto si è rivelato un totale disastro, continueranno a dire che non è stato l’Euro a far fallire l’Europa, ma l’Europa a far fallire l’Euro". No, Paul: diciamo che la MANCANZA di Europa (unita) rischia di far fallire l'Euro. Abbiamo sempre detto che se l'Europa ci fosse l'Euro non rischierebbe di fallire.

Dice (l'americano) Stigliz che senza l'Euro non sarebbe la fine del mondo: magari no (già, tanto i poveri co****** che se ne porterebbero la croce siamo noi) ma c'è il "piccolo" particolare che sarebbe quasi certamente la fine del processo d'integrazione europea, con tutto quel che ne consegue.
Aspettiamo belle analisi a lungo termine anche di questo caso, e non solo economiche.

Spiega Amartya Sen che: "l'euro è stato un'idea orribile" che ha avuto conseguenze negative su tutti i paesi e la peggiore è stata l’introduzione delle misure di austerità.". Mi sa che anche lui non deve aver avuto tempo di valutare troppo, in questo caso come funziona l'unione montearia, se no saprebbe che le misure di austerità sono una decisione politica non legata automaticamente all'Euro ma allo lo stato dei conti pubblici dei paesi (di tutta l'UE e non solo di quelli dell'Eurozona).
Una svista capita a tutti...
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Messaggio Da Erasmus Ven Dic 13, 2013 12:08 am

Ma che scoperte!
Da sempre, moneta e esercito (commercio e auto-difesa) sono le prerogative essenziali dello Stato (che con la "Nazione" ha poco o niente a che fare). 
E' ovvio, da sempre, che una moneta comune senza essere l'emblema stesso della comune statualità, [una moneta senza Stato, voglio dire] è una contraddizione!
Sì: è vero che chi ha voluto di più la moneta unica l'ha voluta come tramite per accelerare l'unione politica. L'assurdo è proprio qui: che gli europei rifiutino l'unione politica  pur necessitando (e su questo ,,, non ci piove!) della moneta comune!
[E' vero che Kohl, come De Gasperi e come Schuman, intravedevano l'unità politica del'Europa occidentale. Kohl, in particolare, ha militato da giovane nell'Europa Union – il corrispettivo tedesco del nostro Movimento Federalista Europeo, ora sezione tedesca dell'UEF, come il MFE ne è la sezione Italiana –; e spesso se ne vantava pure! Non così per Mitterand, che solo in tarda età (e, mi pare, obtorto collo) ha dovuto convincersi che i tempi della sovranità e de primato della ricerca della supremazia francese erano finiti per sempre per lasciar posto ad una sovranità condivisa (in cui, tuttavia, la Francia avrebbe continuato quella sua specie di "missione" civilizzatrice – pretesa che, finora, nessuno statista francese ha mai abbandonato!]

Ci sarebbe da discutere e commentare per tante pagine quante quelle d'un grosso libro.
Mi limito a sottolineare un passo di Krugman. [Al monetarismo di Friedman, a dir il vero, non ho mai dato nemmeno ascolto!]
Krugman ha scritto:
"Florida e Spagna hanno avuto una stessa bolla immobiliare e uno stesso crollo. 
[...]
Ovunque l’assistenza sociale, le assicurazioni mediche, le spese federali e le garanzie bancarie nazionali sono di competenza di Washington, mentre in Europa non è così."
C'è forse da aggiungere qualcosa?
Appunto!
Riconoscimento che, se fallirà l'unione monetaria, la colpa non è in sè della stessa unione monetaria, bensì della mancata unione politica. E questa mancanza non è solo deleteria per l'unione monetaria e commerciale. Lo è in tutto, a cominciare dalla stessa importanza nel mondo del tipo di "civiltà" europea. Se non si daranno l'unità politica (se non si costruirà davvero l'Europa federale), gli stati europei saranno sempre più – come già diceva Einaudi nel 1951 – "polvere senza sostanza".

Ciao, Verci.
Ciao a tutti.

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Messaggio Da Epoch Ven Dic 13, 2013 9:02 am

Perfettamente d'accordo con Erasmus!  Nobel contro l’Euro: Mirrlees, Krugman, Friedman, Stiglitz e Sen 3972599242
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Messaggio Da Erasmus Ven Dic 13, 2013 3:39 pm

Vedo che ART mi ha preceduto ... anticipando quello che, in sostanza, io volevo dire (e con commenti e precisazioni ben più ampie delle mie).
Insomma: «Il difetto sta nel manico!»

A corollario di quel che dice giustamente ART (e che, implicitamente, anch'io ho fatto notare), ossia che è proprio la mancanza di integrazione politica che mina il successo dell'unione monetaria, e che non è certo una scoperta dei  professoroni e premi Nobel, bensì qualcosa che da sempre i federalisti hanno denunciato, mi permetto di trascrivere un brano del volumetto «Federalismo ed Un ione Europea» (scritto da due federalisti ... DOC!) , edito nella primavera del 1994, quando la moneta europea era ancora in alto mare (e addirittura ancora in "forse").
Il brano è preso dal paragrafo «Precarietà della CEE/UE» che segue di poco il paragrafo che parla del trattato UEM di Maastricht ed ha per titolo «L'ambizioso ma poco realistico progetto europeo».
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Non è realistica l’ipotesi che sia possibile l’integrazione economico-monetaria senza superarla con quella politica. Ciò non comporta però che l’unione monetaria debba essere osteggiata: al contrario, va incoraggiata. E’ innegabile che una vera moneta europea abbisogna di un autentico governo europeo e che le è del tutto insufficiente il buon proposito dei governi nazionali (già difficile da immaginare universale e duraturo). Ordunque, il battere la strada confederale nella costruzione dell’unione monetaria ha due possibili sbocchi: il fallimento dell’obiettivo oppure l’emergere della necessità di unione politica. Nel caso della CED è accaduta la prima eventualità. Ma è indubbio che, se la CED fosse passata, i problemi posti dalla gestione di un vero esercito integrato avrebbero impresso una accelerazione al processo di unione politica: un esercito europeo senza un governo europeo è un non-senso. Che l’unione monetaria sbocchi nell’unione politica è dunque possibile. La battaglia per l’UEM merita il massimo impegno perché, come la storia insegna, se non scoppiano le contraddizioni in modo da raggiungere la soglia di grave pericolo, non si creano le condizioni sufficienti a prendere decisioni storiche.
Nessuno può dire quanto durerà l’unione economica. Le particolari congiunture potranno prolungarne come ridurne la longevità. Ma il fatto che la CEE/UE sia longeva non significa che sia stabile. E’ la validità delle istituzioni che decide della stabilità di una entità statuale. Le istituzioni della CEE/UE, per quanto funzionali, risultano nettamente insufficienti alla sua stabilità. Nella costruzione comunitaria, è mancato l’approccio istituzionale, ad eccezione, in parte, del breve periodo in cui è nata la CECA (come si intravede dalla tensione federalista che pervade il preambolo del trattato).
(V. Nota 23) Occorre progettare anzitutto le istituzioni di un governo autoritativo supernazionale: e queste, governando con ottica europea, esprimono una politica funzionale al conseguimento degli obiettivi. Ciò rende stabile il sistema e quindi perpetua la possibilità di perseguire gli obiettivi dell’armonizzazione e dello sviluppo dell’intera Comunità, essendo le istituzioni stimolate proprio nei momenti di maggior bisogno. In tal modo la comunione della difesa e della moneta diventa corollario dell’unione politica (come fu per gli USA e per la Svizzera). Invece, nel processo di crescita della CEE/UE, vengono anzitutto posti degli obiettivi particolari – come la difesa comune con la CED o la moneta comune con l’UEM– e quindi ricercate le funzioni per conseguirli, concordando, con il compromesso delle singole ottiche nazionali, istituzioni confederali atte a svolgere le funzioni. In tal modo sono le istituzioni che diventano corollario degli obiettivi. Ma nei momenti cruciali (come nell’attuale divergenza delle politiche finanziarie) siffatte istituzioni –si pensi al Consiglio dei Ministri e al Consiglio Europeo che sono le massime autorità– non possono ricevere stimolo dalle difficoltà, essendo un coacervo di componenti nazionali cui non sta a cuore la Comunità in quanto tale ma (ad essere ottimisti) la salvaguardia degli interessi del proprio stato.
La CEE/UE, per quanto meravigliosa, è dunque una comunità precaria.


Nota 23 
Vi si legge, infatti, che le Parti contraenti sono «risolute a sostituire alle rivalità secolari una fusione dei loro interessi essenziali, a fondare con l’instaurazione di una comunità economica le prime assise di una comunità più vasta e profonda tra i popoli per lungo tempo avversi per divisioni sanguinose, e a porre i fondamenti di istituzioni capaci di indirizzare un destino ormai condiviso».

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Messaggio Da Epoch Ven Dic 13, 2013 6:10 pm

ART- ha scritto:...
Magari fra un po' arriveranno anche a capire che l'unione monetaria è stata concepita apposta anche come mezzo per tentare di scardinare il sistema attuale, quello che costituisce il vero problema: la cosiddetta sovranità degli stati.
...

Infatti a molti stati sovrani l'Euro non sta troppo a genio...
E in più, ad altri, è venuto in mente che per ristabilire il dualismo Stato Unico - Moneta Unica, invece di spingere per l'unficazione federale spingono per l'uscita dall'Euro e per il ritorno al "vecchio conio". Secondo me l'Euro fino ad ora ha evitato tanti problemi all'Italia, più di quelli che ha creato.
Voglio proprio vedere cosa fa l'Italia con la sua liretta a confronto con i giganti come lo Yen!
Anzi non voglio vederlo....  Nobel contro l’Euro: Mirrlees, Krugman, Friedman, Stiglitz e Sen 2939560881
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Messaggio Da Mastro Titta Mar Gen 28, 2014 8:47 pm

Sono dieci anni che, sui vari forum, discutiamo sulla utilità o meno di essere entrati nell'eurozona. La mia opinione è sempre stata nota: è stato folle aver voluto costruire il tetto prima della casa, sperando che fondamenta e tutto il resto sarebbero sorte poi per magia. Il tetto che poggia sul nulla crolla e - purtroppo - molti popoli ne resteranno sepolti. Tuttavia, uscire dall'euro OGGI non servirebbe più a nulla. Il male fatto è irreversibile. La desertificazione economica ed industriale dei paesi deboli costretti al cilicio dell'Euro è ormai quasi completata. Aspetteranno ancora pochi anni per costringerci al pagamento dei debiti in moneta forte e poi saremo abbandonati al nostro destino. Amen. Io non ho più nemmeno motivo di polemizzare con gli euroentusiasti e i loro sogni di gloria. A questo punto, non serve veramente proprio più a nulla.



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Benvenuto, Mastro Titta,

nel forum "Unione europea"!


Il coordinatore Nobel contro l’Euro: Mirrlees, Krugman, Friedman, Stiglitz e Sen Erasmusname 

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Mastro Titta
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Messaggio Da Erasmus Mer Gen 29, 2014 5:44 pm

Mastro Titta ha scritto:Sono dieci anni che, sui vari forum, discutiamo sulla utilità o meno di essere entrati nell'eurozona. La mia opinione è sempre stata nota: è stato folle aver voluto costruire il tetto prima della casa, sperando che fondamenta e tutto il resto sarebbero sorte poi per magia. Il tetto che poggia sul nulla crolla e - purtroppo - molti popoli ne resteranno sepolti. Tuttavia, uscire dall'euro OGGI non servirebbe più a nulla. Il male fatto è irreversibile. La desertificazione economica ed industriale dei paesi deboli costretti al cilicio dell'Euro è ormai quasi completata. Aspetteranno ancora pochi anni per costringerci al pagamento dei debiti in moneta forte e poi saremo abbandonati al nostro destino. Amen. Io non ho più nemmeno motivo di polemizzare con gli euroentusiasti e i loro sogni di gloria. A questo punto, non serve veramente proprio più a nulla.
Che bella sorpresa, Mastro Titta
Altro  che 10 anni!

Ormai sono quasi quattordici che ci conosciamo (via forum).

 E sono più di 13 che indosso quest'avatar (e tu almeno 14 che hai per avatar quella mezza tazza di caffè).

Beh, dai! Se non altro, tu Verci ed io, divenuti ormai "vegiardi" – o vechioni?  Ti ricordi il forum dei "senescenti" su POL.com moderato da Ulan? Là eravamo appunto "senescenti" – ogni tanto ci incontriamo ancora!
---------
Dici bene che è "folle voler costruire il tetto prima della casa".
Occhio al vero significato di questa tua frase.
La follia è il rifiuto di voler costruire la casa nonostante il bisogno di avere un tetto!

Ed è una contraddizione intrinseca volere un tetto comune ma non volere un effettivo condominio, dove ci sono sì le garanzie di autonomia delle singole abitazioni, ma anche delle regole al di sopra della "dominicità" delle singole abitazioni, stabilite A PRIORI, - Regole appunto "condominiali", in cui la "padronanza" è "condivisa" irreversibilmente.

Spero che tu abbia letto il brano di sopra (da un libello edito ormai quasi 20 anni fa) dove sta scritto « [...] come la storia insegna, se non scoppiano le contraddizioni in modo da raggiungere la soglia di grave pericolo, non si creano le condizioni sufficienti a prendere decisioni storiche». 

Mi pare che tu la situazione la veda più catastrofica del reale (ma non è una novità!). 

Non è l'Euro il cilicio. 
Il cilicio sono le improvvisazioni dei leader di governo dei paesi membri.
 [Ma hai letto davvero quel brano?
 Hai colto il rapporto "istituzioni/funzioni"?
Quel brano, in realtà,  è stato scritto da uno dei due autori nell'autunno del 1992. Ma il rilievo che contiene in merito a quel rapporto non era certo originale! 
Tu (che ... conoscevi bene il MFE di allora!) saprai pure che Spinelli ha avversato addirittura la CEE e l'Euratom (riassunti assieme dai media di allora con  la parola-acronimo MEC, Mercato Europeo Comune), vedendoci appunto un procedimento sbagliato, che lui chiamava "funzionalismo"; e che in sostanza è quello che porta alle contraddizioni riassunte alla fine (seppur iperbolicamente) col voler costruire il tetto comune ma continuare a rifiutare la costruzione della casa condominiale!]

Tu, Mastro-Titta, sei uno dei pochi che, in materia europea, ragiona di testa e non "di pancia"!

[Lo dico con sincerità, anche se le nostre posizioni non sono affatto vicine. Per esempio ... tu dici che ci costringeranno a rimborsare i debiti in moneta forte. Quale? La cinese renminbi ? ... Ma io continuo a considerare l'Euro la moneta più forte all mondo (attuale)].]

Soffermati sul brano che ri-trascrivo qui sotto ... e vedi che era tutto previsto da Spinelli già  negli ultimi anni '50, quando i professoroni e i Nobel attuali non erano ancoera nati o erano ancora marmocchi!

« ... E’ la validità delle istituzioni che decide della stabilità di una entità statuale. Le istituzioni della CEE/UE, per quanto funzionali, risultano nettamente insufficienti alla sua stabilità. Nella costruzione comunitaria, è mancato l’approccio istituzionale, ad eccezione, in parte, del breve periodo in cui è nata la CECA (come si intravede dalla tensione federalista che pervade il preambolo del trattato).  (
V. Nota 23). Occorre progettare anzitutto le istituzioni di un governo autoritativo supernazionale: e queste, governando con ottica europea, esprimono una politica funzionale al conseguimento degli obiettivi. Ciò rende stabile il sistema e quindi perpetua la possibilità di perseguire gli obiettivi dell’armonizzazione e dello sviluppo dell’intera Comunità, essendo le istituzioni stimolate proprio nei momenti di maggior bisogno. In tal modo la comunione della difesa e della moneta diventa corollario dell’unione politica (come fu per gli USA e per la Svizzera). Invece, nel processo di crescita della CEE/UE, vengono anzitutto posti degli obiettivi particolari – come la difesa comune con la CED o la moneta comune con l’UEM– e quindi ricercate le funzioni per conseguirli, concordando, con il compromesso delle singole ottiche nazionali, istituzioni confederali atte a svolgere le funzioni. In tal modo sono le istituzioni che diventano corollario degli obiettivi. Ma nei momenti cruciali (come nell’attuale divergenza delle politiche finanziarie) siffatte istituzioni –si pensi al Consiglio dei Ministri e al Consiglio Europeo che sono le massime autorità– non possono ricevere stimolo dalle difficoltà, essendo un coacervo di componenti nazionali cui non sta a cuore la Comunità in quanto tale ma (ad essere ottimisti) la salvaguardia degli interessi del proprio stato.

La CEE/UE, per quanto meravigliosa, è dunque una comunità precaria.»

–––––
Ciao Mastro Titta.

Ritorna spesso che ci farà molto piacere!
Ciao a tutti.
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