Didone. 2a parte.
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Didone. 2a parte.
Didone. 2a parte.
Come già detto Augusto istitui' i Ludi Secolari per celebrare la pax romana e la discendenza di Roma da Venere. A virgilio chiese di scrivere l'Eneide ma il poeta tardava nel comporla. Egli deci-
se di confrontarsi con Omero con la sua immensa imponenza e molti passi dell'Eneide richiamano i due libri scritti da Omero. Il racconto di Enea a Didone richiama quello di Odisseo ad Alcinoo, Enea che per ordine divino abbandona Didone richiama Ulisse che abbandona Calipso, etc.
Enea è il pius Aeneas che riassume in sè gli ideali scipionici, è sia virtus aristocratica romana sia aretè stoica, in lui l'humanitas si concretizza e in consapevolezza del suo valore e in un doloroso tedio per un destino imposto dall'alto che non sente, ma è tuttavia egli è fermezza, pazienza, coraggio, rinuncia, devozione agli dei. E' come lo abbiamo visto molte volte alla Galleria Borghese nel gruppo marmoreo del Bernini, Enea fugge da Troia col padre Anchise sulle spalle, con i Penati, con Ascanio. Intere generazioni lo hanno osservato e forse hanno pianto con lui.
L'Eneide si apre con la narrazione di una tempesta scatenata da Eolo per volere di Giunone. Nel proemio il Poeta non nomina Enea, e cio' non avviene nell'Iliade e nell'Odissea dove i protagonisti sono subito menzionati, virgilio menziona Enea solo nel verso 92 del I libro.
Metrica dell'Eneide: esametro dattilico catalettico.
Libro I.
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora-multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
inferretque deos Latio-genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.
Traduzione:
Canto le armi, canto l'uomo che per primo da Troia
venne in Italia, profugo per volere del fato
sui lidi di Lavinio. A lungo travagliato
e per terra (terris iactatus) e per mare (et alto) dalla potenza (vi= potenza, è un ablativo), divina ( superum)
a causa dell'ira tenace della crudele Giunone,
molto soffri' anche in guerra: finchè fondò una città
e stabili' nel Lazio i penati di Troia,
origine gloriosa della razza latina
e albana, e delle mura di Roma, la superba.
FINE SECONDA PARTE:CONTINUA
Come già detto Augusto istitui' i Ludi Secolari per celebrare la pax romana e la discendenza di Roma da Venere. A virgilio chiese di scrivere l'Eneide ma il poeta tardava nel comporla. Egli deci-
se di confrontarsi con Omero con la sua immensa imponenza e molti passi dell'Eneide richiamano i due libri scritti da Omero. Il racconto di Enea a Didone richiama quello di Odisseo ad Alcinoo, Enea che per ordine divino abbandona Didone richiama Ulisse che abbandona Calipso, etc.
Enea è il pius Aeneas che riassume in sè gli ideali scipionici, è sia virtus aristocratica romana sia aretè stoica, in lui l'humanitas si concretizza e in consapevolezza del suo valore e in un doloroso tedio per un destino imposto dall'alto che non sente, ma è tuttavia egli è fermezza, pazienza, coraggio, rinuncia, devozione agli dei. E' come lo abbiamo visto molte volte alla Galleria Borghese nel gruppo marmoreo del Bernini, Enea fugge da Troia col padre Anchise sulle spalle, con i Penati, con Ascanio. Intere generazioni lo hanno osservato e forse hanno pianto con lui.
L'Eneide si apre con la narrazione di una tempesta scatenata da Eolo per volere di Giunone. Nel proemio il Poeta non nomina Enea, e cio' non avviene nell'Iliade e nell'Odissea dove i protagonisti sono subito menzionati, virgilio menziona Enea solo nel verso 92 del I libro.
Metrica dell'Eneide: esametro dattilico catalettico.
Libro I.
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora-multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
inferretque deos Latio-genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.
Traduzione:
Canto le armi, canto l'uomo che per primo da Troia
venne in Italia, profugo per volere del fato
sui lidi di Lavinio. A lungo travagliato
e per terra (terris iactatus) e per mare (et alto) dalla potenza (vi= potenza, è un ablativo), divina ( superum)
a causa dell'ira tenace della crudele Giunone,
molto soffri' anche in guerra: finchè fondò una città
e stabili' nel Lazio i penati di Troia,
origine gloriosa della razza latina
e albana, e delle mura di Roma, la superba.
FINE SECONDA PARTE:CONTINUA
tessa- Messaggi : 1294
Data d'iscrizione : 30.07.13
Località : Roma
Re: Didone. 2a parte.
la solita grande Tessa ma ora ti faccio venire qualche dubbio,secondo alcuni studiosi la geografia OMERICA presenta enormi incongruenze rispetto alla realtà del mondo greco meditarraneo ed è molto probabile che la civiltà micenea abbia un'origine nordica.indizi:LA presenza NELLE TOMBE MICENEE DI GRANDE QUANTITa' DI AMBRA BALTICA;la macroscopica anomalia della grande battaglia che occupa i libri centrali dell'iliade con due mezzogiorni e una notte durante i quali i combattimenti non si interrompevano per il buio,impossibile alle nostre latitudini,altro indizio ce lo fornisce PLUTARCO CHE IN UNA SUA OPERA,DE FACIE QUAE IN ORBIS LUNAE APPARET FA UN'AFFERMAZIONE SORPRENDENTE,L'ISOLA OGIGIA,DOVE LA DEA CALIPSCO TRATTENNE ULISSE PRIMA DI CONSENTIRE IL RITORNO AD ITACA,ERA SITUATA NELL'ATLANTICO DEL NORD A 5 GIORNI DI NAVIGAZIONE DALLA BRITANNIA.SONO IDEE SOSTENUTE DALL'INGEGNERE NUCLEARE VINCI CHE IN UN LIBRO SCRITTO NEL 1995,TRADOTTO IN TUTTO IL MONDO,SMENTISCE IN MODO ASSOLUTO,PARTENDO DALLE INCONGRUENZE CHE I FATTI NARRATI DA OMERO SI SIANO VOLTI NEL MEDITERRANEO.I FATTI NON SONO AVVENUTI NEL XIII secolo avanti cristo ma nel XVIII A.C.gLI ACHEI ERANO UN POPOLO BALTICO E SUCCESSIVAMENTE SI SONO TRASFERITI NEL MEDITERRANEO,OLTRE AL TRASFERIMENTO HANNO PORTATO IL RACCONTO ORALE DI FATTI CHE SI SVOLSERO NEL NORD EUROPA CHE SONO STATI ADATTATI AL MONDO MEDITERRANEO.tessa ha scritto:Didone. 2a parte.
Come già detto Augusto istitui' i Ludi Secolari per celebrare la pax romana e la discendenza di Roma da Venere. A virgilio chiese di scrivere l'Eneide ma il poeta tardava nel comporla. Egli deci-
se di confrontarsi con Omero con la sua immensa imponenza e molti passi dell'Eneide richiamano i due libri scritti da Omero. Il racconto di Enea a Didone richiama quello di Odisseo ad Alcinoo, Enea che per ordine divino abbandona Didone richiama Ulisse che abbandona Calipso, etc.
Enea è il pius Aeneas che riassume in sè gli ideali scipionici, è sia virtus aristocratica romana sia aretè stoica, in lui l'humanitas si concretizza e in consapevolezza del suo valore e in un doloroso tedio per un destino imposto dall'alto che non sente, ma è tuttavia egli è fermezza, pazienza, coraggio, rinuncia, devozione agli dei. E' come lo abbiamo visto molte volte alla Galleria Borghese nel gruppo marmoreo del Bernini, Enea fugge da Troia col padre Anchise sulle spalle, con i Penati, con Ascanio. Intere generazioni lo hanno osservato e forse hanno pianto con lui.
L'Eneide si apre con la narrazione di una tempesta scatenata da Eolo per volere di Giunone. Nel proemio il Poeta non nomina Enea, e cio' non avviene nell'Iliade e nell'Odissea dove i protagonisti sono subito menzionati, virgilio menziona Enea solo nel verso 92 del I libro.
Metrica dell'Eneide: esametro dattilico catalettico.
Libro I.
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora-multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
inferretque deos Latio-genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.
Traduzione:
Canto le armi, canto l'uomo che per primo da Troia
venne in Italia, profugo per volere del fato
sui lidi di Lavinio. A lungo travagliato
e per terra (terris iactatus) e per mare (et alto) dalla potenza (vi= potenza, è un ablativo), divina ( superum)
a causa dell'ira tenace della crudele Giunone,
molto soffri' anche in guerra: finchè fondò una città
e stabili' nel Lazio i penati di Troia,
origine gloriosa della razza latina
e albana, e delle mura di Roma, la superba.
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freg53- Messaggi : 689
Data d'iscrizione : 25.04.14
Località : acireale
Re: Didone. 2a parte.
Grazie freg per il tuo prezioso commento , che approfondiro'.
Sappiamo dalla storia che gli antichi Elleni o Greci appartenevano a una famiglia indo-europea o ariana. Avevano le loro sedi primitive nella pianura della Russia meridionale e intorna al 2000 a C cominciarono a migrare verso il mezzogiorno, penetrando nela Macedonia e di qui nella penisola greca. Questa migrazione avvenne lentamente e andate successive, tanto piu' che i Greci, sebbene tutti discendenti dallo stesso ceppo, si dividevano in quattro gruppi parlanti diversi dialetti : Achei, Eoli, Ioni, Dori. etc.
Come vedi si accetta la loro provenienza dal nord Europa.
Non vedo comunque che importanza possa avere questo con cio' che hanno scritto Omero e gli aedi e rapsodi omerici regalandoci poesia di tale Bellezza che travalica gli argini della Storia.
Ciao
Sappiamo dalla storia che gli antichi Elleni o Greci appartenevano a una famiglia indo-europea o ariana. Avevano le loro sedi primitive nella pianura della Russia meridionale e intorna al 2000 a C cominciarono a migrare verso il mezzogiorno, penetrando nela Macedonia e di qui nella penisola greca. Questa migrazione avvenne lentamente e andate successive, tanto piu' che i Greci, sebbene tutti discendenti dallo stesso ceppo, si dividevano in quattro gruppi parlanti diversi dialetti : Achei, Eoli, Ioni, Dori. etc.
Come vedi si accetta la loro provenienza dal nord Europa.
Non vedo comunque che importanza possa avere questo con cio' che hanno scritto Omero e gli aedi e rapsodi omerici regalandoci poesia di tale Bellezza che travalica gli argini della Storia.
Ciao
tessa- Messaggi : 1294
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