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Un esempio di punizione divina contro gli indifferenti.

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Un esempio di punizione divina contro gli indifferenti. Empty Un esempio di punizione divina contro gli indifferenti.

Messaggio Da Decuius Sab Ott 17, 2020 7:28 pm

Oggi (6 anni fa) c'è abbastanza indifferenza verso ciò che accade in Siria a causa di Assad, mentre per ciò che accadde in Libia a causa di Gheddafi ci fu un intervento armato di molti paesi ONU. Probabilmente il differente interesse dipende dal fatto che la Libia è ricca di petrolio e gas naturale, mentre la Siria non ha ricchezze energetiche...
Comunque, mi pare interessante dare un esempio di punizione divina, quando si assiste indifferenti ad atrocità perpetrate contro innocenti. Nel caso che cito i perseguitati e massacrati furono il Bàb e i suoi seguaci. I siriani, probabilmente, non hanno lo stesso tipo di innocenza... comunque...
Da "Dio passa nel mondo", testo bahà'ì, scritto da Shoghi Effendi. Non è un testo ispirato, ma contiene delle citazioni:


5:33 «Quanto alla grande massa del popolo di Persia», ha scritto Nabíl nella sua
immortale narrazione, «che assistette con cupa indifferenza
alla tragedia che si svolgeva davanti ai suoi occhi e non
mosse un dito per protestare contro l’orrore di quelle
crudeltà, essa cadde, a sua volta, vittima di una miseria che
tutte le risorse della terra e l’energia dei suoi statisti non
riuscirono ad alleviare… Dal giorno in cui la mano
dell’aggressore si protese contro il Báb… una calamità
dopo l’altra spensero lo spirito di quel popolo ingrato e lo
portarono sull’orlo della bancarotta nazionale. Pestilenze,
delle quali perfino i nomi erano del tutto sconosciuti, se non
per un frettoloso accenno in libri polverosi che pochi si
curavano di leggere, lo assalirono con tale furia che nessuno
riuscì a scampare. Quel flagello seminò la devastazione
dovunque giunse. Principi e contadini ne sentirono in
egual misura il morso e si piegarono sotto il suo giogo.
Esso tenne la popolazione nella sua stretta e si rifiutò di
allentare la presa. Maligne come la febbre che falcidiò la
provincia di Gílán, queste improvvise afflizioni continuarono
a gettare la desolazione sul paese. Per quanto dolorose
fossero queste calamità, la vindice ira di Dio non si
fermò alle disgrazie che colpirono quel popolo perverso e
infedele. Si fece sentire in ogni essere vivente che respirava
sulla superficie di quella terra straziata. Colpì anche la vita
delle piante e degli animali e fece sentire al popolo la
grandezza della sua disgrazia. La carestia aggiunse i propri
orrori al terribile peso delle afflizioni sotto le quali il popolo
gemeva. Lo sparuto spettro della fame s’insinuò furtivamente
fra loro e la prospettiva di una morte lenta e dolorosa
ossessionò le loro menti. Popolo e governo agognavano in
egual misura un sollievo che non potevano trovare in
nessun luogo. Bevvero la coppa del dolore fino alla feccia,
del tutto dimentichi della mano che l’aveva accostata alle
loro labbra e della Persona per Cui essi soffrivano».
Decuius
Decuius

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