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Può partire dall'Europa a sfida ambientale "globale": impedire che il cambiamento climatico uccida il pianeta Terra

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Messaggio Da Erasmus Sab Set 07, 2019 2:47 pm

Un interessante articolo (dal sito-web "LIMKIESTA" sulla sfida da afrontare con sollecitudine: quella di evitare che il cambiamento climatico sia tale da decretare la morte del pianeta Terra!
–––> [color:481a=green+Un piano per la rivoluzione verde che parte dall'Europa
[Ecco il piano per la rivoluzione verde (che parte dall’Europa)

Corsa contr il clima
Mentre l'Amazzonia e la Siberia bruciano, il Green New Deal per l'Europa è un insieme di proposte che mirano a fronteggiare la crisi climatica favorendo la transizione ecologica. La rivoluzione verde parte dal Vecchio Continente.
Può partire dall'Europa a sfida ambientale "globale": impedire che il cambiamento climatico uccida il pianeta Terra 2019
[Nota di Erasmus: Não hà um planeta B = Non esiste un pianeta B!]


Per la prima volta nella sua storia l’umanità si trova ad affrontare sfide planetarie che travalicano qualsiasi distinzione nazionale. Le fiamme che avvolgono la foresta amazzonica non riguardano solo i brasiliani, così come i fuochi che hanno devastato la Siberia non sono un problema dei soli russi. Ce ne stiamo accorgendo nel modo peggiore: oggi la nostra patria è il mondo intero.

Ma se le sfide travalicano ogni confine, questo non significa che non si possa agire iniziando qui ed ora. È con questi propositi che la campagna internazionale “Un Green New Deal per l’Europa”, sostenuta da una rete di organizzazioni fra cui la New Economics Foundation, DiEM25, la Fondazione Finanza Etica, ActionAid e molte altre, ha elaborato un rapporto esaustivo pieno di proposte immediatamente attuabili per una nuova rivoluzione verde in Europa.

Come viene dichiarato fin dall’incipit del rapporto, ci troviamo di fronte a una doppia crisi.
La prima è una crisi economica e sociale. Con la disuguaglianza al massimo storico e la povertà lavorativa in aumento, nei Paesi periferici così come in quelli più ricchi.
La seconda è una crisi climatica. Vale la pena ricordare cosa è accaduto questa estate, quella che ha contato il luglio più caldo di sempre. La Siberia è stata dilaniata dalle fiamme, rilasciando tonnellate di gas serra dal permafrost. La Groenlandia ha iniziato a squagliarsi con inusitata rapidità, con oltre 10 miliardi di tonnellate di ghiaccio sciolte nei mari ogni giorno. In Brasile una nuvola tossica ha precipitato la megalopoli di San Paolo nel buio pesto alle tre del pomeriggio mentre la foresta amazzonica veniva incendiata per fare posto alle coltivazioni di soia. Gran parte del pianeta rischia di divenire inabilitabile nel corso della nostra vita.

Queste due crisi sono legate tra loro. L'attaccamento alle fallimentari politiche economiche del passato – tanto nella declinazione dell’austerità quanto nella dipendenza dalla crescita a ogni costo – ha impedito ai governi di intraprendere le azioni necessarie per rimediare all’emergenza climatica.
Ma in tutto il mondo un nuovo movimento ambientale sta crescendo. Ora occorre fare il passo successivo. Passare dall’interesse e dall’allarme all’azione e alle soluzioni. Dicendoci tutta la verità: dovranno essere soluzioni capaci di sovvertire alla radice un modello economico premesso sulla distruzione del pianeta e sulla concentrazione della ricchezza verso l’alto.

Il rapporto del “Green New Deal per l’Europa” si presenta come una miniera di proposte. La prima è un programma straordinario di investimenti per avviare la transizione ecologica in Europa
È proprio qui che il rapporto del “Green New Deal per l’Europa” si presenta come una miniera di proposte. Il pacchetto – esaustivo nelle sue sessanta pagine e frutto di un’importante ricerca collettiva – si compone di tre grandi iniziative.
La prima è un programma straordinario di investimenti per avviare la transizione ecologica in Europa. Dalla riconversione del patrimonio immobiliare alla mobilità sostenibile, la proposta rappresenta uno shock capace di abbassare drasticamente i consumi energetici migliorando la qualità della vita.
Non c’è solo pubblico: ampio spazio è garantito al settore privato, tramite agevolazioni nella riconversione produttiva, l’aumento dell’aspettativa di vita dei prodotti, investimenti nelle riparazioni e – proposta fondamentale – la riduzione dell’orario di lavoro. Parte centrale di questo piano è anche un’attenzione tutta particolare alle cosiddette “aree interne”, con proposte in sintonia con quelle già avanzate dal Forum Diseguaglianze di Fabrizio Barca ed Enrico Giovannini.

Il secondo capitolo del rapporto propone una vera e propria “Unione ambientale”, il terzo lo sviluppo di una Commissione per la giustizia climatica. un organo partecipativo con il compito di sorvegliare lo sviluppo del programma di investimenti.
Il secondo capitolo del rapporto propone numerose proposte per una vera e propria “Unione ambientale”, un quadro normativo e giuridico capace di garantire una transizione rapida ed equa per l'economia europea, senza trasferire i costi dell’aggiustamento sulla comunità più vulnerabili (come fatto un anno fa, invece, da Emmanuel Macron, spingendo la nascita dei Gilet Gialli). Non c’è ambito che non venga toccato: dalla politica agricola comune alla politica commerciale, passando per le politiche sulla concorrenza e l’ecocidio. Il punto da cui partire: un’immediata dichiarazione europea di emergenza climatica.
Il terzo capitolo, infine, propone lo sviluppo di una Commissione per la giustizia climatica. Si tratta di un organo partecipativo con il compito di sorvegliare lo sviluppo del programma di investimenti, delle nuove normative europee nonché delle azioni delle multinazionali dentro e fuori i confini europei. E di assicurarsi che adempiano ai più alti standard di giustizia sociale ed ambientale.
Il movimento per il clima ha ora il suo libretto verde. Il documento, attualmente in attesa di traduzione italiana, è disponibile online ed è in consultazione pubblica fino a metà settembre. Dovrebbe rappresentare una lettura obbligata per ogni politico italiano, a partire da quanti auspicano un governo di svolta. Perché non è più il momento di tirare a campare con gli zero-virgola e il triste galleggiare. Non è più il momento di andare a Bruxelles per richiedere inutili scampoli di flessibilità. È invece l’ora di guidare una rivoluzione verde capace di rimettere al lavoro un continente e salvare un pianeta.

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