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La sezione di Vangelo mancante: il giovane Gesù. I parte.

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Messaggio Da Decuius Gio Mar 10, 2022 6:35 pm

Sappiamo che nei Vangeli canonici c'è solo qualche accenno all'infanzia di Gesù e nulla sulla sua giovinezza. Nei Vangeli “apocrifi” sono raccontati episodi dell'infanzia di Gesù – alcuni tanto miracolosi che non si sa fino a che punto credere, pure se nel Corano sono confermati il miracolo degli uccelli d'argilla resi vivi e la capacità di comunicare fin dalla culla -, ma quasi nulla sulla sua giovinezza. A tal proposito si potrebbe rileggere la discussione “La famiglia di Gesù: testi canonici e apocrifi”.
Le visioni di sorella White aprono uno squarcio di luce sulla giovinezza di Gesù e confermano che egli ebbe fratelli e sorelle – i figli di Giuseppe avuti ed ereditati dal matrimonio precedente quello con Maria – e non dicono nulla su suoi eventuali viaggi in oriente, ipotizzati da qualcuno.
Perché questo tardivo racconto sulla giovinezza di Gesù? Per almeno due motivi, credo: le cose più eclatanti e i messaggi più incisivi ci furono durante la predicazione itinerante di Gesù nella sua maturità; inoltre Dio ha voluto ancora una volta evitare che i credenti affermassero con orgoglio e presunzione di conoscere già tutto e di non aver necessità di ulteriori messaggi divini.

Da “Gesù di Nazareth”, testo avventista di sorella White:

Aveva la sapienza per discernere il male e la forza per resistervi. Cristo è il solo essere umano che sia vissuto sulla terra senza peccare. Eppure trascorse trent’anni fra i malvagi abitanti di Nazareth. Questo dimostra l’errore di quanti sostengono che una vita irreprensibile non si possa vivere, se non in condizioni favorevoli di luogo, di fortuna e di prosperità. La tentazione, la povertà e le difficoltà sono, invece, la disciplina necessaria per la formazione di un carattere puro e saldo. {GN 42.5}

Durante l’infanzia e la gioventù di Gesù, il lavoro contribuì a sviluppargli il corpo e lo spirito. Egli non sprecava le sue forze fisiche, ma le usava in modo tale da mantenersi sano e compiere sempre il suo dovere nel modo migliore. Voleva fare tutto con diligenza, anche saper maneggiare gli utensili; la perfezione del suo carattere si manifestava nel suo modo di lavorare. Con il suo esempio volle insegnarci l’impegno, la fedeltà nel compimento del dovere e la nobiltà di questo modo di agire. Nell’educazione, l’attività manuale che rende abile la mano e porta ad assumersi la propria parte di responsabilità dell’esistenza, sviluppa le energie fisiche e tutte le facoltà. Ognuno dovrebbe svolgere un’occupazione utile per sé e per gli altri. Iddio ha voluto che il lavoro fosse una benedizione, e solo chi lavora diligentemente scoprirà la gioia di vivere e la vera gloria. Dio approva i bambini e i giovani che si assumono fedelmente le loro responsabilità familiari, aiutando i genitori. Questi giovani, usciti dalla famiglia, saranno utili a tutta la società. {GN 43.2}

Egli non era mai così preso dalle preoccupazioni terrene da non avere il tempo di pensare alle realtà divine. Spesso esprimeva la sua gioia con il canto di salmi o di inni sacri. Gli abitanti di Nazareth lo udivano mentre innalzava a Dio espressioni di lode e di ringraziamento. Mediante il canto restava in comunione con il cielo e quando i suoi compagni si lamentavano per la stanchezza del lavoro, li confortava intonando dolci melodie. Sembrava che i suoi canti allontanassero i demoni e riempissero di profumo il luogo in cui si trovava. La mente degli uditori era trasportata da questo esilio terreno fino alla loro patria in cielo. {GN 44.2}
Gesù fu per il mondo una fonte di misericordia e durante gli anni in cui visse a Nazareth diffuse intorno a sé simpatia e tenerezza. La sua presenza rendeva tutti più felici: gli anziani, gli afflitti, coloro che si sentivano oppressi dal peso del peccato, i bambini intenti a giocare. Colui la cui parola potente sosteneva i mondi, si chinava per raccogliere un uccello ferito. Nulla gli sembrava indegno della sua attenzione e del suo aiuto. {GN 44.3}
Così, mentre cresceva in sapienza e in statura, cresceva anche in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini. Provando simpatia per tutti, si conquistava la simpatia di tutti. Per la speranza e il coraggio che sapeva infondere, era una fonte di benedizione per ogni famiglia. Spesso nella sinagoga, in giorno di sabato, era invitato a leggere un brano dei profeti e una luce nuova scaturiva dalle note parole del testo sacro, facendo trasalire il cuore degli uditori. {GN 44.4}

Gesù cercò di alleviare ogni sofferenza. Possedeva poco denaro, ma spesso rinunciò al cibo per soccorrere coloro che avevano maggiore bisogno di lui. I suoi fratelli sentivano che il suo influsso era superiore al loro. Aveva un tatto che nessuno di loro aveva, né desiderava possedere. Quando parlavano duramente ai poveri o agli infelici, Gesù andava a cercarli e rivolgeva loro parole di incoraggiamento. Era pronto a offrire un bicchiere d’acqua fresca e il proprio cibo a chi ne aveva bisogno. Alleviando le sofferenze, le verità che insegnava, associate ai suoi atti di misericordia, si fissavano nella memoria. {GN 55.1}
Tutto questo dispiaceva ai suoi fratelli. Essendo maggiori di età, ritenevano che avrebbe dovuto sottostare alla loro autorità. I fratelli dicevano che si sentiva superiore a loro e lo biasimavano perché si metteva al di sopra dei loro maestri, dei sacerdoti e dei capi del popolo. Spesso lo minacciavano e cercavano di intimidirlo, ma non se ne curava. La sua guida erano le Scritture. {GN 55.2}
Gesù amava i suoi fratelli e li trattava con molta gentilezza, ma essi erano gelosi di lui e manifestavano nei suoi confronti incredulità e disprezzo. Non riuscivano a capire il suo comportamento. Scorgevano nella sua vita grandi contraddizioni. Egli era il divino Figlio di Dio e nello stesso tempo un bambino bisognoso di aiuto. Era il Creatore del mondo; la terra era sua e tuttavia la povertà lo accompagnava in ogni momento della vita. Aveva una dignità e una personalità del tutto distinte dall’orgoglio e dalla presunzione. Non aspirava alla grandezza terrena e si accontentava anche della posizione più umile. Tutto ciò provocava la collera dei fratelli, che non riuscivano a spiegarsi la sua costante serenità nelle prove e nelle privazioni. Non sapevano che si era fatto povero per amor nostro, affinché potessimo diventare ricchi attraverso la sua povertà. Cfr. 2 Corinzi 8:9. Non potevano capire il mistero della sua missione, così come gli amici di Giobbe non riuscivano a comprenderne l’umiliazione e le sofferenze. {GN 55.3}
Gesù non fu accettato dai suoi fratelli perché non era come loro: il suo ideale era diverso. Per seguire gli uomini, essi si erano allontanati da Dio e la sua potenza non si manifestava più nella loro vita. Il tipo di religione che professavano non poteva trasformare il loro carattere. Essi pagavano “la decima della menta e dell’aneto e del comino”, ma trascuravano “le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede”. Matteo 23:23. L’esempio di Gesù era per loro un motivo costante di irritazione. Egli odiava una sola cosa nel mondo: il peccato. Non poteva trovarsi di fronte a nessun errore, senza provare una sofferenza che non riusciva a dissimulare. Vi era un contrasto evidente tra i formalisti, la cui apparente santità nascondeva l’amore per il peccato, e un carattere in cui predominava sempre la preoccupazione per la gloria di Dio. {GN 55.4}
Poiché la vita di Gesù rappresentava una condanna del male, egli incontrò opposizione sia in casa sia fuori. La sua generosità e integrità erano criticate con un sorriso di beffa. La sua pazienza e gentilezza erano definite viltà. {GN 56.1}
Decuius
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