Obiezione di coscienza
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Epoch
Athos
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Obiezione di coscienza
Vedo e sento in giro molto scetticismo verso le prossime chiamate elettorali.
La gente con la quale mi capita di parlare è prevalentemente orientata a sinistra - sarebbe meglio dire disorientata.
Gli altri, come ai tempi della vecchia DC, di politica non parlano.
Quelli che pronunciano un tiepido assenso verso l'attuale PD sono pochi, e l'assenso gira prevalentemente sul tema del "male minore": approvazione, o meglio ancora entusiasmo, zero.
Molti sono invece coloro che stanno elaborando una sorta di "obiezione di coscienza", o con un'intezione di voto verso il M5S, o verso l'astensione.
L'obiezione di coscienza è l'extrema ratio, per chi nel tempo ha tentato in tutti i modi di salvare il salvabile e non sa più come fare per ricevere ascolto.
Il voto di testimonianza, o quello di fedeltà, di unità, di dovere civico, di responsabilità, è stato più volte dato in questi anni, inutilemnte.
L'elettorato di sinistra ha continuato ad esistere, mentre a scomparire è stata la sinistra stessa.
L'obiezione di coscienza può essere considerata un modo per sottrarsi alle proprie responsabilità, o di viltà tout court, quando c'è una chiamata alle armi contro un nemico della patria.
Adesso, in questa situazione, molti vedono il nemico in patria, ossia vedono che il proprio voto andrebbe comunque a sostenere le forze e le idee, e i comportamnti, insomma la politica che hanno sempre considerata "avversaria".
Non expedit.
La gente con la quale mi capita di parlare è prevalentemente orientata a sinistra - sarebbe meglio dire disorientata.
Gli altri, come ai tempi della vecchia DC, di politica non parlano.
Quelli che pronunciano un tiepido assenso verso l'attuale PD sono pochi, e l'assenso gira prevalentemente sul tema del "male minore": approvazione, o meglio ancora entusiasmo, zero.
Molti sono invece coloro che stanno elaborando una sorta di "obiezione di coscienza", o con un'intezione di voto verso il M5S, o verso l'astensione.
L'obiezione di coscienza è l'extrema ratio, per chi nel tempo ha tentato in tutti i modi di salvare il salvabile e non sa più come fare per ricevere ascolto.
Il voto di testimonianza, o quello di fedeltà, di unità, di dovere civico, di responsabilità, è stato più volte dato in questi anni, inutilemnte.
L'elettorato di sinistra ha continuato ad esistere, mentre a scomparire è stata la sinistra stessa.
L'obiezione di coscienza può essere considerata un modo per sottrarsi alle proprie responsabilità, o di viltà tout court, quando c'è una chiamata alle armi contro un nemico della patria.
Adesso, in questa situazione, molti vedono il nemico in patria, ossia vedono che il proprio voto andrebbe comunque a sostenere le forze e le idee, e i comportamnti, insomma la politica che hanno sempre considerata "avversaria".
Non expedit.
Athos- Messaggi : 146
Data d'iscrizione : 31.01.16
Re: Obiezione di coscienza
Sono stato 5 anni fa rappresentante di lista M5S, ma ora certe idee di multe ecc, se non sei più daccordo con il "Gran Consiglio" non mi piacciono...
Di "Gran Consiglio" in Italia ne è bastato uno.
Di "Gran Consiglio" in Italia ne è bastato uno.
Epoch- Messaggi : 720
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Località : Valle di Susa
Re: Obiezione di coscienza
Vivevo per la politica, ora mi disgusta,non riesco più a seguire nemmeno un dibattito.E una malattia o accade anche a Voi?
freg53- Messaggi : 689
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Località : acireale
Re: Obiezione di coscienza
Athos ha scritto:
Molti sono invece coloro che stanno elaborando una sorta di "obiezione di coscienza", o con un'intezione di voto verso il M5S, o verso l'astensione.
L'obiezione di coscienza è l'extrema ratio, per chi nel tempo ha tentato in tutti i modi di salvare il salvabile e non sa più come fare per ricevere ascolto.
Il voto di testimonianza, o quello di fedeltà, di unità, di dovere civico, di responsabilità, è stato più volte dato in questi anni, inutilemnte.
L'elettorato di sinistra ha continuato ad esistere, mentre a scomparire è stata la sinistra stessa.
Ma tutto questo era già prevedibile da un sacco di anni, da ben prima che la "grande crisi" arrivasse a scompaginare tutto, infatti mi chiedo com'è possibile che ci siamo svegliati soltanto adesso. Probabilmente nel caso italiano durante i vent'anni passati la presenza di Berlusconi al potere dava una sensazione di netta differenza sostanziale fra lui e chi si opponeva a lui, ma in realtà questo concetto dell'universo politico come una lotta eterna fra sx e dx era già pura farsa da un pezzo. Casaleggio, che lavora nel campo del marketing e di conoscenza della politica ne aveva già parecchia, ne era perfettamente consapevole e ha messo in piedi un apparato volto proprio ad intercettare i voti di quelli che sarebbero stati i sempre più numerosi disillusi, indirizzandoli verso un partito che finge di essere diverso dagli altri e di voler stravolgere il "sistema".
Bisogna, anzi, ormai bisognava capire in tempo che il futuro non è più basato sulla divisione fra sinistra e destra, quei tempi sono passati.
Io sono un federalista europeo, quindi secondo me se si voleva almeno sperare in cambaimenti reali di "sistema" quello su cui si doveva concentrare il dibattito è la definizione precisa della nostra stessa identità, delle basi geopolitiche d'Europa, perchè questo è il primo vero problema che abbiamo nella nostra parte del mondo. Gli assetti del mondo cambiano: era necessario discutere prima di tutto su chi siamo noi e come vogliamo posizionarci all'interno di esso.
Ma ormai quasi certamente è troppo tardi: la consapevolezza reale dei rischi che corriamo mantenendo l'attuale andazzo è bassa e la situazione attuale fa anche comodo a troppi. Anche se per inerzia la scelta l'abbiamo praticamente fatta, con le sue immaginabili conseguenze.
freg53 ha scritto:E una malattia o accade anche a Voi?
Accade eccome: già da molti anni seguo solo di sfuggita la politica italiana, evitando accuratamente dibattiti e risse da pollaio varie. Voto solo alle europee ma ignorando il comune dibattito pubblico in tema, che ci si ostina ad incentrare unicamente su logiche ed affari interni italiani, e ragionando da solo su com'è meglio muoversi.
ART-- Messaggi : 547
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Re: Obiezione di coscienza
freg53 ha scritto:Vivevo per la politica, ora mi disgusta,non riesco più a seguire nemmeno un dibattito.E una malattia o accade anche a Voi?
I dibattiti mi hanno sempre dato fastidio: parole, parole, parole... Solo un parlarsi addosso, quando non sono sfottò od insulti. Conditi da applausi, fischi non si sa bene fatti da chi.
Quando poi, le belle idee propinate nel dibattito vengono disattese appena il beniamino di turno poggia il deretano sulla poltrona poi capisci perché la gente non li segue più come un tempo.
Epoch- Messaggi : 720
Data d'iscrizione : 03.12.13
Località : Valle di Susa
Re: Obiezione di coscienza
ART- ha scritto:
Ma tutto questo era già prevedibile da un sacco di anni, da ben prima che la "grande crisi" arrivasse a scompaginare tutto, infatti mi chiedo com'è possibile che ci siamo svegliati soltanto adesso. Probabilmente nel caso italiano durante i vent'anni passati la presenza di Berlusconi al potere dava una sensazione di netta differenza sostanziale fra lui e chi si opponeva a lui, ma in realtà questo concetto dell'universo politico come una lotta eterna fra sx e dx era già pura farsa da un pezzo.
...Bisogna, anzi, ormai bisognava capire in tempo che il futuro non è più basato sulla divisione fra sinistra e destra, quei tempi sono passati.
Ci sono molti che non si erano mai addormentati, e che anche prima, e durante, i vent'anni berlusconiani, hanno parlato di questa crisi della politica: per esempio, in polemica con coloro che celebravano le magnifiche sorti del bipolarismo, e della personalizzazione, del leaderismo, che avrebbero dovuto segnare una forma di maggiore democrazia, e un più diretto rapporto tra i cittadini e le istituzioni.
La "farsa" di cui parli è stata messa in scena dai partiti della destra e della sinistra, quelli cerano già prima di Tangentopoli, e peggio che mai dopo: ma ciò non implica affatto che la divisione tra destra e sinistra fosse - o sia tuttora - qualcosa di obsoleto, nei fatti e nella storia da vivere.
La tua visione europeistica e federalista non è alternativa a questo schema, e tu sbagli a proporla in questo modo: puoi dire, questo sì, che sulla questione europea e federalista si misura la capacità politica di destra e sinistra, o che la prospettiva europea dilata su una base più vasta e complessa i temi della politica.
Questa tendenza a spostare l'attenzione sulle forme istituzionali e sulle giurisdizioni fa parte della tendenza storica e ideologica del liberalismo, alla quale corrisponde una propensione a trascurare (o a non avere affatto) una teoria sociale.
La sostanza della politica è fatta di temi sociali: non esiste un'Europa sana, costituita da stati più o meno strettamnte federati, che siano socialmente e politicamnte malati.
Immaginare una funzione taumaturgica del federalismo significa spostare il problema più in là, e di fatto accantonarlo, con il rischio di ottenere soltanto che i mali sociali si rinsaldino su una dimensione continentale.
Athos- Messaggi : 146
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Re: Obiezione di coscienza
Uno dei peccato originali del PD è quello di avere al proprio interno forze di espressione ex-democristiana che, su determinati temi (vedi, attuale più che mai, quello sulle unioni civili per le sole coppie omosessuali) oppongono resistenza, facendo emergere chiaramente la matrice cattolica di origine e i relativi condizionamenti. Un altro peccato, meno originale del precedente, ma che ha sicuramente contribuito alla caratterizzazione ambigua dell'attuale PD è stato il cambiamento nel simbolo di riferimento, nella transizione da Partito Democratico della Sinistra a Democratici di Sinistra. Il logo, con tanto di richiamo di falce e martello nel simbolo elettorale, è diventato di seguito uno squallido garofano socialistoide, anch’esso poi destinato a scomparire. Una innegabile perdita di un valore simbolico di riferimento, necessario pedaggio per percorrere nuove vie e poter entrare nei gruppi parlamentari europei di rilievo.
Indubbiamente la meteora Renzi (meglio sarebbe definirla cometa, per l'apparenza e la poca sostanza) ha contribuito ancor più alla perdita di identità del PD e al venir meno di un punto di riferimento preciso per chi credeva essere questo ancora un partito di centro sinistra. Il grande parolaio dimostra il proprio populismo comprando elettori alle europee con il regalodi 80€ ai lavoratori dipendenti privati, ma si dimentica del tutto dei pensionati. Ma, si sa, i pensionati votano di meno dei lavoratori attivi. Il bonus di 500€ ai 18enni, elargito generosamente perchè sembra che il terrorismo si sconfigga con i DVD, i libri e le rappresentazioni teatrali e musicali, è un altro spreco che poteva essere destinato, come il precedente, a cause ben più nobili. Evidentemente la scuola non basta più.
Non parliamo poi delle banche e delle centinaia di miliardi che queste ricevono dalla BCE, con tassi di interesse pari a zero, ma che diventano interessi dell'8 - 9% se si va a richiedere un prestito per qualsiasi motivo. Il tentativo goffo di tutelare banche e risparmiatori ingenuotti, completa questa breve serie di osservazioni. Si vogliono salvare capre e cavoli, quando si sa bene che i secondi sono da sempre stati alimento per le prime. Fa sempre comunque parte del pseudopopulismo renziano salvare i cavoli. Molto meno difendere le capre.
Nel frattempo aumentano gli sfratti per morosità, le aziende che falliscono, la disoccupazione (pur con i trucchetti dei contratti a tempo indeterminato), le famiglie che non riescono più a pagare il mutuo e il vampirismo dell’Agenzia delle entrate, mentre le banche - a livello europeo - saranno autorizzate a rivalersi, in caso di morosità sui mutui, direttamente sul mutuatario, ponendo in vendita la relativa proprietà ipotecata. La tassa sul patrimonio viene accuratamente evitata perché a Renzi, per mantenere la cadrega, sono necessari, oltre ai voti del centro, anche quelli di parte della destra. Con che sensazioni per coloro che credevano veramente alle residue connotazioni di sinistra del PD, possiamo immaginare. La gente si disamora al voto, perché è convinta che, qualunque sia la parte politica votata, l’imbroglio e la truffa all’elettore siano sempre in agguato. E con molte ragioni, passate e presenti, da vendere. E di certo gli elettori di sinistra, come ben scrive Athos, rimangono tali mentre il loro punto di riferimento diventa sempre più lontano.
Indubbiamente la meteora Renzi (meglio sarebbe definirla cometa, per l'apparenza e la poca sostanza) ha contribuito ancor più alla perdita di identità del PD e al venir meno di un punto di riferimento preciso per chi credeva essere questo ancora un partito di centro sinistra. Il grande parolaio dimostra il proprio populismo comprando elettori alle europee con il regalodi 80€ ai lavoratori dipendenti privati, ma si dimentica del tutto dei pensionati. Ma, si sa, i pensionati votano di meno dei lavoratori attivi. Il bonus di 500€ ai 18enni, elargito generosamente perchè sembra che il terrorismo si sconfigga con i DVD, i libri e le rappresentazioni teatrali e musicali, è un altro spreco che poteva essere destinato, come il precedente, a cause ben più nobili. Evidentemente la scuola non basta più.
Non parliamo poi delle banche e delle centinaia di miliardi che queste ricevono dalla BCE, con tassi di interesse pari a zero, ma che diventano interessi dell'8 - 9% se si va a richiedere un prestito per qualsiasi motivo. Il tentativo goffo di tutelare banche e risparmiatori ingenuotti, completa questa breve serie di osservazioni. Si vogliono salvare capre e cavoli, quando si sa bene che i secondi sono da sempre stati alimento per le prime. Fa sempre comunque parte del pseudopopulismo renziano salvare i cavoli. Molto meno difendere le capre.
Nel frattempo aumentano gli sfratti per morosità, le aziende che falliscono, la disoccupazione (pur con i trucchetti dei contratti a tempo indeterminato), le famiglie che non riescono più a pagare il mutuo e il vampirismo dell’Agenzia delle entrate, mentre le banche - a livello europeo - saranno autorizzate a rivalersi, in caso di morosità sui mutui, direttamente sul mutuatario, ponendo in vendita la relativa proprietà ipotecata. La tassa sul patrimonio viene accuratamente evitata perché a Renzi, per mantenere la cadrega, sono necessari, oltre ai voti del centro, anche quelli di parte della destra. Con che sensazioni per coloro che credevano veramente alle residue connotazioni di sinistra del PD, possiamo immaginare. La gente si disamora al voto, perché è convinta che, qualunque sia la parte politica votata, l’imbroglio e la truffa all’elettore siano sempre in agguato. E con molte ragioni, passate e presenti, da vendere. E di certo gli elettori di sinistra, come ben scrive Athos, rimangono tali mentre il loro punto di riferimento diventa sempre più lontano.
Re: Obiezione di coscienza
Verci ha scritto: le banche - a livello europeo - saranno autorizzate a rivalersi, in caso di morosità sui mutui, direttamente sul mutuatario, ponendo in vendita la relativa proprietà ipotecata.
Un ulteriore passo verso la concentrazione della "ricchezza" in un'area sociale più ristretta.
Athos- Messaggi : 146
Data d'iscrizione : 31.01.16
Re: Obiezione di coscienza
Athos ha scritto:
La "farsa" di cui parli è stata messa in scena dai partiti della destra e della sinistra, quelli cerano già prima di Tangentopoli, e peggio che mai dopo: ma ciò non implica affatto che la divisione tra destra e sinistra fosse - o sia tuttora - qualcosa di obsoleto, nei fatti e nella storia da vivere.
La penso diversamente, ma mi vorrei concentrare su quello che hai detto dopo.
Athos ha scritto:La tua visione europeistica e federalista non è alternativa a questo schema, e tu sbagli a proporla in questo modo: puoi dire, questo sì, che sulla questione europea e federalista si misura la capacità politica di destra e sinistra, o che la prospettiva europea dilata su una base più vasta e complessa i temi della politica.
Questa tendenza a spostare l'attenzione sulle forme istituzionali e sulle giurisdizioni fa parte della tendenza storica e ideologica del liberalismo, alla quale corrisponde una propensione a trascurare (o a non avere affatto) una teoria sociale.
La sostanza della politica è fatta di temi sociali: non esiste un'Europa sana, costituita da stati più o meno strettamnte federati, che siano socialmente e politicamnte malati.
Immaginare una funzione taumaturgica del federalismo significa spostare il problema più in là, e di fatto accantonarlo, con il rischio di ottenere soltanto che i mali sociali si rinsaldino su una dimensione continentale.
Questo è un discorso interessante perchè mette molto bene in evidenza le differenze del nostro modo di pensare, che dopotutto potrebbero essere quelle di chiunque.
In effetti mi sono spiegato male, nel senso che non intendevo la mia visione europeista/federalista come altrenativa allo schema sx/dx (anche se lo ritengo comunque obsoleto) o alle tematiche sociali: il discorso che faccio è di priorità.
Per me la sostanza della politica non è fatta solo di temi sociali ma anche di temi più strettamente geopolitici, fra cui a mio avviso il più importante è proprio quello europeo. E' successo che nell'esaminare la mia posizione hai avuto un' "illusione ottica": il mio pensiero non deriva da una mia aderenza alla "tendenza storica e ideologica del liberalismo" in quanto io semplicemente non ho una posizione definita su questo tema. Nessuna delle grandi teorie su come andrebbe organizzata la società dal punto di vista sociale mi convince, di conseguenza non posso certo definirmi aderente o tendente al liberalismo o a qualunque altra corrente ma semmai neutrale, anche perchè paradossalmente il mio non-schieramento mi rende aperto a qualunque soluzione nel tempo si dovesse eventualmente rivelare la migliore.
In ogni caso la questione Europa per me prescinde e supera in importanza quella sociale in quanto definisce quello che noi siamo nella sostanza e qual è la nostra posizione nel mondo, nonchè il livello del nostro influsso sull'andamento storico del mondo, che sono fattori fondamentali prima ancora di scegliere con quale sistema sociale vogliamo governarci. Come anche la storia ha dimostrato, lo sviluppo in un senso o in un altro dell'assetto geopolitico europeo ha un influsso generale pari se non maggiore sul nostro futuro e le nostre vite di quello che ha lo sviluppo in un senso o in un altro delle grandi questioni sociali.
ART-- Messaggi : 547
Data d'iscrizione : 08.09.13
Re: Obiezione di coscienza
ART- ha scritto:In effetti mi sono spiegato male, nel senso che non intendevo la mia visione europeista/federalista come altrenativa allo schema sx/dx (anche se lo ritengo comunque obsoleto) o alle tematiche sociali: il discorso che faccio è di priorità.
E' successo che nell'esaminare la mia posizione hai avuto un' "illusione ottica": il mio pensiero non deriva da una mia aderenza alla "tendenza storica e ideologica del liberalismo" in quanto io semplicemente non ho una posizione definita su questo tema.
In ogni caso la questione Europa per me prescinde e supera in importanza quella sociale in quanto definisce quello che noi siamo nella sostanza e qual è la nostra posizione nel mondo, nonchè il livello del nostro influsso sull'andamento storico del mondo
Nel tuo discorso c'erano entrambi i concetti, non affincati, ma discendenti l'uno dall'altro: la priorità della questione europea e l'obsolescenza della questione sociale, che di fatto diventavano "centralità" della questione europea e "irrilevanza" della questione sociale - intepretazione, questa, che tu ora confermi.
Non attribuivo a te, in particolare, un'ideologia strutturata di tipo liberale, mi sono limitato a constatare che l'attenzione prioritaria (se non esclusiva) data alle teorie istituzionali, intese in senso, lato, è una sindrome classica del liberalismo, che altrettanto classicamente implica uno scarso interesse (se non vero e proprio fastidio) per le questioni sociali.
La contrapposizione destra-sinistra (semplificazione forse eccessiva) eiste, e ricomprende anche il tema istituzionale e geopolitico, perché è piuttosto fantasiosa l'idea che si possano perseguire progetti istituzionali e geopolitici, senza avere una visione di quale società e di quali valori debbano essere strumento.
Le forze, le correnti culturali, i partiti, gli uomini che perseguono "l'ideale europeo" non sono soggetti astratti dalla propria società e dalla propria storia, e non agiscono in un contesto cartaceo, che rimane fermo ad aspettare che gli venga disegnato sopra un bell'assetto geopolitico - e perfino in questo caso, come sanno bene gli architetti degni di questo nome, è necessario che i progettisti sappiano a cosa serve, e per chi serve, a quale vita serve quello che stanno facendo.
Se queste forze e questi uomini non hanno un contatto con la vita dei popoli che governano, e non hanno un'idea di quale dev'essere questa vita, non solo tenderanno a costruire architetture inservibili o coercitive, ma troveranno difficile anche soltanto discutere, scontrarsi e litigare sensatamente tra loro su cosa sia meglio fare.
Ci si dimentica spesso, ormai, che il sogno europeista non nascque in un laboratorio o un istituto di ricerca, ma in un periodo nel quale era chiarissima la lotta tra destra e sinistra, fatta di carne e sangue, e nessuno di quei sognatori era schierato tra i clericali, gli oscurantisti, i razzisti, e tutti nell'ideale europeista vedevano implicitamente coniugata la giustizia sociale e la libertà. Per allora bastava.
Nel corso dell'opera non bastò più, naturalmente, ma l'immediato dopoguerra era sempre un ambito politico nel quale la geopolitica (imposta dalla guerra fredda e in occidente dall'imperialismo americano) non poteva prescindere dalla questione sociale, e anzi ne era fortemente condizionata.
Athos- Messaggi : 146
Data d'iscrizione : 31.01.16
Re: Obiezione di coscienza
Athos ha scritto:
Nel tuo discorso c'erano entrambi i concetti, non affincati, ma discendenti l'uno dall'altro: la priorità della questione europea e l'obsolescenza della questione sociale, che di fatto diventavano "centralità" della questione europea e "irrilevanza" della questione sociale - intepretazione, questa, che tu ora confermi.
Scusa, ma io non ho mai parlato di "obsolescenza della questione sociale" nè di "irrilevanza della questione sociale", ho parlato semplicemente di livello di priorità di questa rispetto ad altre un po' meno "sociali" nel senso comune del termine. L'unica obsolescenza la vedo nel ragionare inquadrando sempre e rigorosamente tutto in termini di sx e dx, ma questo è un altro discorso.
Athos ha scritto:La contrapposizione destra-sinistra (semplificazione forse eccessiva) eiste, e ricomprende anche il tema istituzionale e geopolitico, perché è piuttosto fantasiosa l'idea che si possano perseguire progetti istituzionali e geopolitici, senza avere una visione di quale società e di quali valori debbano essere strumento.
Le forze, le correnti culturali, i partiti, gli uomini che perseguono "l'ideale europeo" non sono soggetti astratti dalla propria società e dalla propria storia, e non agiscono in un contesto cartaceo, che rimane fermo ad aspettare che gli venga disegnato sopra un bell'assetto geopolitico - e perfino in questo caso, come sanno bene gli architetti degni di questo nome, è necessario che i progettisti sappiano a cosa serve, e per chi serve, a quale vita serve quello che stanno facendo.
Se queste forze e questi uomini non hanno un contatto con la vita dei popoli che governano, e non hanno un'idea di quale dev'essere questa vita, non solo tenderanno a costruire architetture inservibili o coercitive, ma troveranno difficile anche soltanto discutere, scontrarsi e litigare sensatamente tra loro su cosa sia meglio fare.
Ci si dimentica spesso, ormai, che il sogno europeista non nascque in un laboratorio o un istituto di ricerca, ma in un periodo nel quale era chiarissima la lotta tra destra e sinistra, fatta di carne e sangue, e nessuno di quei sognatori era schierato tra i clericali, gli oscurantisti, i razzisti, e tutti nell'ideale europeista vedevano implicitamente coniugata la giustizia sociale e la libertà. Per allora bastava.
Nel corso dell'opera non bastò più, naturalmente, ma l'immediato dopoguerra era sempre un ambito politico nel quale la geopolitica (imposta dalla guerra fredda e in occidente dall'imperialismo americano) non poteva prescindere dalla questione sociale, e anzi ne era fortemente condizionata.
Ecco, per spiegare meglio cosa intendo facciamo proprio l'ottimo esempio delle origini del sogno europeo nella prima forma concreta che prese, l'avvio del processo d'integrazione.
Basta leggere la prima, storica, parte della Dichiarazione Schuman per capire facilmente come le basi del processo d'integrazione europea andavano e vanno un tantino al di là della questione della contrapposizione destra-sinistra, che ovviamente c'era allora come oggi. Nella dichiarazione si parla della struttura elementare e fondamentale, che non mi pare proprio classificabile di "destra" o di "sinistra", da dare all'Europa dopo aver appreso la lezione della seconda GM: un'Europa unita, federale e democratica. Questi due elementi prescindino le divisioni ideologiche classiche, dato che in Europa come altrove ci sono federalisti e democratici sia di sx che di dx in abbondanza, come del resto furono anche i vari personaggi che contribuirono alla nascita e lo sviluppo dello stesso processo d'integrazione.
Hai detto che tutti nell'ideale europeista vedevano implicitamente coniugata la giustizia sociale e la libertà. Vero, ma questo non era e non è l'unico punto fondamentale della questione: come importanza aveva e ha almeno pari merito con l'altro elemento che mancava fino ad allora e manca anche adesso, nonostante qualche passo avanti: l'unità europea seria, la mancanza della quale finì più di una volta per creare una situazione catastrofica come quella che poi spinse all'avvio del processo d'integrazione.
Nella Dichiarazione Schuman non si parla di giustizia sociale e libertà, non perchè non siano importanti ma perchè dopo l'esperienza dei regimi fascista e nazista, con le loro conseguenze, questi concetti erano dati da quasi tutti per scontati come gli unici possibili nell'ambito di cui mettere in piedi un'Europa realmente unita. Importanti, ma non si deve trascurare il motivo e lo scopo ancora attuale per cui il processo d'intregrazione è nato.
Non sono uno a cui piace fare citazioni ma in questa occasione è perfetto un passo che Altiero Spinelli, soggetto che certo non può essere accusato di aver vissuto fuori dal mondo, scriveva nel 1957:
"Sono convinto che i federalisti hanno qualcosa di originale da dire e da fare solo se hanno il coraggio di rifiutare di essere i passaparola di un'ennesima ideologia politica o i rappresentanti di forze sociali indicate da un'ennesima dottrina sociale; se hanno il coraggio austero di non voler essere altro che costruttori del potere politico federale europeo. Il che è un compito modesto in confronto della ricchezza infinita delle manifestazioni dello spirito umano, ma pur sempre un compito degno di essere eseguito, e difficile da assumere".
Condivido in pieno, per quanto mi riguarda.
ART-- Messaggi : 547
Data d'iscrizione : 08.09.13
Re: Obiezione di coscienza
Art, questo nostro discorso mi riporta indietro nel tempo, quando capitava di discutere coi radicali, nel loro periodo glorioso dei grandi referendum, e già allora si trattava della riproposizione delle polemiche che con loro avevano avuto, molti decenni prima, i socialisti come Filippo Turati.
Non ti sto a rievocare gli argomenti di quelle discussioni - che semmai preferisco attualizzare direttamente qui, nella nostra - ma ti cito solo la conclusione che spesso ero costretto a presentare ai miei amici radicali: "voi fate i liberali agnostici, che hanno superato la divisione destra-sinistra, ma se i vostri referendum vincono e hanno un appoggio popolare, invece di essere una testimonianza di eleganti utopisti, è perché esiste in italia un popolo di sinistra intelligente, e comunque voi stessi siete 'sinistra'".
Pannella, allora, era indaffaratissimo a polemizzare coi vertici dei partiti, coerentemente con ciò che era sempre stata la sua vocazione, di chi pensa sempre e soltanto in termini elitari e leaderisti.
Come molti altri, anche non radicali, prima e dopo di lui, la sinistra corrisponde ai "partiti della sinistra", così come la destra: un errore filosofico, prima ancora che ideologico, che di fatto è esso stesso un'idea di destra, antidemocratica - tipico infatti di quel "socialismo (cosiddetto) reale" che ha generato i regimi del blocco sovietico.
Nella polemica contingente, Pannella aveva ragione a polemizzare coi vertici del PCI, che nelle materie referendarie erano sempre molto cauti.
Ma non si accorgeva, non aveva interesse ad accorgersi, che il popolo stesso del PCI era molto più avanti della sua nomenklatura, perché costituiva (quasi totalmente) quella parte di società italiana non più soggetta agli anatemi ecclesiali, libertaria e sensibile ai temi dei diritti individuali.
Sinistra e destra non sono "partiti", ma visioni del mondo, categorie del pensiero, modi di concepire i rapporti sociali e le stesse istituzioni - oltre che in senso più lato la vita stessa.
Prendiamo il federalismo, tanto per rimanere aderenti al tema che a te sta molto a cuore.
Quello federale è un assetto organizzativo, che in se stesso sembra proporre una concezione unitaria e pacifista, cioè non conflittuale.
Ma questo è vero nel caso in cui "federare" significa "unire".
Nelle mani dei vari leghismi e separatismi, invece, il federalismo è strumento di divisione, e implica conflittualità, si nutre e alimenta conflittualità, e si accompagna a forme di razzismo, di xenofobia, e altro ancora che non stiamo a riesumare.
C'è poi un federalismo come puro assetto geopolitico, una soluzione "tecnocratica" per il miglior esercizio di governo: è il caso dei grandi imperi, o di grossi stati, per lasciare le questioni secondarie nelle mani di una (discutibile) governance locale, e conservare saldamnte centralizzato il potere decisionale sulle questioni più importanti.
Un federalismo che effettivamente corrisponda al concetto pacifista e "collaborativo", non può non avere una connotazione di sinistra, in senso estremamente largo e profondo, che investe tutti i suoi protagonisti, nel loro orientamnto sostanziale.
Abbiamo un esempio scomodamnte chiaro della questione, se ricordiamo la genesi del regime nazista: in quella Germania federale, il nazismo ebbe modo di affermarsi in modo politicamnte decisivo in Prussia, e da lì espandersi fino a proporsi come forza di governo del Reich.
Tutto ciò, non per fare parallelismi impropri, ma solo per discutere il concetto di federalismo, sottolineando che da solo non basta a definire un percorso o un destino, e che non può prescinere dal una consapevolezza che mette continuamnte in gioco valori e concetti che sono propri del confronto tra ciò che sintetizziamo coi termini "destra" e "sinistra", o che chiamiamo "temi sociali".
Dopo di che, ti do tranquillamente atto che, nel percorrere questa strada, coloro che si occupano dei temi istituzionali entrino nel merito e nei dettagli della loro materia, e si concentrino su quelli.
Ma dichiarare che la "lotta eterna fra sx e dx è pura farsa", non solo è sbgliato, ma pericoloso.
Non ti sto a rievocare gli argomenti di quelle discussioni - che semmai preferisco attualizzare direttamente qui, nella nostra - ma ti cito solo la conclusione che spesso ero costretto a presentare ai miei amici radicali: "voi fate i liberali agnostici, che hanno superato la divisione destra-sinistra, ma se i vostri referendum vincono e hanno un appoggio popolare, invece di essere una testimonianza di eleganti utopisti, è perché esiste in italia un popolo di sinistra intelligente, e comunque voi stessi siete 'sinistra'".
Pannella, allora, era indaffaratissimo a polemizzare coi vertici dei partiti, coerentemente con ciò che era sempre stata la sua vocazione, di chi pensa sempre e soltanto in termini elitari e leaderisti.
Come molti altri, anche non radicali, prima e dopo di lui, la sinistra corrisponde ai "partiti della sinistra", così come la destra: un errore filosofico, prima ancora che ideologico, che di fatto è esso stesso un'idea di destra, antidemocratica - tipico infatti di quel "socialismo (cosiddetto) reale" che ha generato i regimi del blocco sovietico.
Nella polemica contingente, Pannella aveva ragione a polemizzare coi vertici del PCI, che nelle materie referendarie erano sempre molto cauti.
Ma non si accorgeva, non aveva interesse ad accorgersi, che il popolo stesso del PCI era molto più avanti della sua nomenklatura, perché costituiva (quasi totalmente) quella parte di società italiana non più soggetta agli anatemi ecclesiali, libertaria e sensibile ai temi dei diritti individuali.
Sinistra e destra non sono "partiti", ma visioni del mondo, categorie del pensiero, modi di concepire i rapporti sociali e le stesse istituzioni - oltre che in senso più lato la vita stessa.
Prendiamo il federalismo, tanto per rimanere aderenti al tema che a te sta molto a cuore.
Quello federale è un assetto organizzativo, che in se stesso sembra proporre una concezione unitaria e pacifista, cioè non conflittuale.
Ma questo è vero nel caso in cui "federare" significa "unire".
Nelle mani dei vari leghismi e separatismi, invece, il federalismo è strumento di divisione, e implica conflittualità, si nutre e alimenta conflittualità, e si accompagna a forme di razzismo, di xenofobia, e altro ancora che non stiamo a riesumare.
C'è poi un federalismo come puro assetto geopolitico, una soluzione "tecnocratica" per il miglior esercizio di governo: è il caso dei grandi imperi, o di grossi stati, per lasciare le questioni secondarie nelle mani di una (discutibile) governance locale, e conservare saldamnte centralizzato il potere decisionale sulle questioni più importanti.
Un federalismo che effettivamente corrisponda al concetto pacifista e "collaborativo", non può non avere una connotazione di sinistra, in senso estremamente largo e profondo, che investe tutti i suoi protagonisti, nel loro orientamnto sostanziale.
Abbiamo un esempio scomodamnte chiaro della questione, se ricordiamo la genesi del regime nazista: in quella Germania federale, il nazismo ebbe modo di affermarsi in modo politicamnte decisivo in Prussia, e da lì espandersi fino a proporsi come forza di governo del Reich.
Tutto ciò, non per fare parallelismi impropri, ma solo per discutere il concetto di federalismo, sottolineando che da solo non basta a definire un percorso o un destino, e che non può prescinere dal una consapevolezza che mette continuamnte in gioco valori e concetti che sono propri del confronto tra ciò che sintetizziamo coi termini "destra" e "sinistra", o che chiamiamo "temi sociali".
Dopo di che, ti do tranquillamente atto che, nel percorrere questa strada, coloro che si occupano dei temi istituzionali entrino nel merito e nei dettagli della loro materia, e si concentrino su quelli.
Ma dichiarare che la "lotta eterna fra sx e dx è pura farsa", non solo è sbgliato, ma pericoloso.
Athos- Messaggi : 146
Data d'iscrizione : 31.01.16
Re: Obiezione di coscienza
mi sembra che sia già così.Athos ha scritto:Verci ha scritto: le banche - a livello europeo - saranno autorizzate a rivalersi, in caso di morosità sui mutui, direttamente sul mutuatario, ponendo in vendita la relativa proprietà ipotecata.
Un ulteriore passo verso la concentrazione della "ricchezza" in un'area sociale più ristretta.
Rossoverde- Messaggi : 465
Data d'iscrizione : 31.07.13
Re: Obiezione di coscienza
Rossoverde ha scritto:mi sembra che sia già così.Athos ha scritto:Un ulteriore passo verso la concentrazione della "ricchezza" in un'area sociale più ristretta.
Infatti ho detto "ulteriore passo", su una strada già ampiamente percorsa.
E' uno dei modi in cui la crisi ricade sulla testa di chi è socialmente ed economicamente più debole.
Un'analisi più dettagliata probabilmente svelerebbe che quall'area più ristretta che si arricchisce è costituita dagli speculatori professionali e dalle mafie, che dispongono di ingenti capitali da investire e riciclare: decine o centinaia di migliia di immobili pignorati per morosità e rimessi sul mercato a prezzi "di recupero" sono un'occasione d'oro.
The old dirty way to paradise, nel catechismo della religione liberista.
Athos- Messaggi : 146
Data d'iscrizione : 31.01.16
Re: Obiezione di coscienza
Athos ha scritto:
Prendiamo il federalismo, tanto per rimanere aderenti al tema che a te sta molto a cuore.
Quello federale è un assetto organizzativo, che in se stesso sembra proporre una concezione unitaria e pacifista, cioè non conflittuale.
Ma questo è vero nel caso in cui "federare" significa "unire".
Nelle mani dei vari leghismi e separatismi, invece, il federalismo è strumento di divisione, e implica conflittualità, si nutre e alimenta conflittualità, e si accompagna a forme di razzismo, di xenofobia, e altro ancora che non stiamo a riesumare.
C'è poi un federalismo come puro assetto geopolitico, una soluzione "tecnocratica" per il miglior esercizio di governo: è il caso dei grandi imperi, o di grossi stati, per lasciare le questioni secondarie nelle mani di una (discutibile) governance locale, e conservare saldamnte centralizzato il potere decisionale sulle questioni più importanti.
Un federalismo che effettivamente corrisponda al concetto pacifista e "collaborativo", non può non avere una connotazione di sinistra, in senso estremamente largo e profondo, che investe tutti i suoi protagonisti, nel loro orientamnto sostanziale.
[...]
Tutto ciò, non per fare parallelismi impropri, ma solo per discutere il concetto di federalismo, sottolineando che da solo non basta a definire un percorso o un destino, e che non può prescinere dal una consapevolezza che mette continuamnte in gioco valori e concetti che sono propri del confronto tra ciò che sintetizziamo coi termini "destra" e "sinistra", o che chiamiamo "temi sociali".
Questo discorso generale può essere condiviso o meno, ma è un po' diverso applicato al caso specifico europeo.
L'assetto europeo federale o non federale ha implicazioni in sè e per sè pesantissime per la nostra vita e il nostro futuro, ben lungi dall'essere un semplice benchè vasto cambiamento di assetto politico-amministrativo, perchè come ho già detto la scelta fra questi due modelli determina questioni e condizioni elementari per noi: la nostra identità profonda e la nostra posizione all'interno del mondo. Determina il cammino che noi vogliamo svolgere nella storia futura: dobbiamo perpetuare il concetto di "intoccabile nazione sovrana" o dobbiamo cambiare sistema? Dobbiamo rimanere un gruppo di paesi "sovrani" soggetti a questa o quella influenza o dominio esterni (vedasi i classici esempi di USA/NATO e URSS/Patto di Varsavia) o dobbiamo essere realmente padroni di noi stessi e poter dire qualcosa di nostro al mondo?
Sembreranno forse questioni banali, ma non lo sono affatto.
Se pure esistono diversi modelli fondamentali di federalismo che nella base sociale si possono rifare alle concezioni di sx o dx per noi tale questione non è meno importante della (apparentemente) semplice domanda: quale sistema vogliamo applicare fra lo status quo e il federalismo?
Se prima non rispondiamo e non ci muoviamo di conseguenza, cosa tutt'altro che facile e che richiede la massima attenzione, rimaniamo al livello di pura discussione accademica.
Per com'è strutturata l'Europa di oggi (indendo per il sistema che hanno i suoi stati oggi), salvo catastrofici ritorni al fascismo, un eventuale sviluppo in senso federale sarebbe in linea di massima sul modello generale di quello svizzero, non certo di quello di stampo leghista-bossiano o nazista dei tempi del III Reich. In ogni caso l'unica condizione che i federalisti europei pongono è quella democratica: Europa federale e democratica. Siamo ancora "oltre" la questione sociale, senza volerne sminuirne l'importanza, perchè nella realtà tutti possiamo benissimo essere federalisti e/o democratici, che la nostra tendenza generale sia di sinistra o destra.
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