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Ecco gli errori delle èlite globali. Stralcio da Ernesto Galli della Loggia

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Messaggio Da Mastro Titta Dom Gen 13, 2019 11:52 am

Uno stralcio da un articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera. Ovviamente il suo autore dice, subito dopo, che questa sua analisi non comporta alcuna simpatia per il sovranismo o populismo che non sarebbero "la soluzione". Rispettiamo la sua opinione. Anche se ci sarebbe piaciuto se una diversa soluzione, praticabile e condivisibile, ci fosse stata indicata. Il pensiero di GDL è comunque sempre interessante. Buona lettura e buona riflessione. MT


Se l’ondata nazionalista-identitaria si va tanto rafforzando in Europa (…) è in buona misura per una ragione ovvia quanto spesso ignorata: e cioè per il fallimento delle élite tradizionali del continente. Questo fallimento è stato un fallimento ideologico-culturale prima ancora che politico, ed è stato dovuto soprattutto all’identificazione con la globalizzazione e la sua ideologia, divenute a partire dagli anni ‘80-‘90 del secolo scorso il massimo e quasi unico punto di riferimento, la vera prospettiva pratica e ideale delle élite occidentali. Questa conversione alla globalizzazione è avvenuta per la presa d’atto della crisi, percepita come irrimediabile, dei tre pilastri sui quali l’Occidente aveva realizzato la sua ricostruzione politica postbellica:
a) la crisi religiosa del cristianesimo in progressiva ritirata di fronte all’offensiva della secolarizzazione;
b) la crisi del Welfare State, cioè della redistribuzione del reddito nazionale pietra angolare della mediazione sociale praticata da parte di tutte le forze di governo a cominciare da quelle socialdemocratiche;
c) la crisi dello Stato nazionale messo nell’angolo dal multiforme internazionalismo egemone sulla scena mondiale.
Di fronte a tale crisi, che in sostanza era la crisi dell’intero universo politico che le aveva viste protagoniste per oltre mezzo secolo, le élite occidentali abbracciano una nuova prospettiva: la globalizzazione. E con essa fanno propri i suoi presupposti ideologici:
a) il liberismo e una piena fiducia nei meccanismi del mercato,
b) un individualismo di fondo,
 c) la presunta insignificanza storico-culturale dei confini nazionali e la necessità del loro superamento.
 Ma naturalmente per mantenere il consenso su cui si reggono esse non possono sottrarsi dal promettere alle rispettive opinioni pubbliche che comunque la svolta alle porte non solo vedrà la continuazione dello sviluppo economico e dell’aumento dei redditi precedenti, ma significherà anche un’espansione mondiale della libertà e della democrazia. (…)
La storia degli ultimi dieci anni è la storia del fallimento di tali promesse. Ed è per questo se in quasi tutti i Paesi occidentali le élite tradizionali stanno subendo un generale processo di delegittimazione che mette in crisi i rispettivi sistemi politici. È per questo che si assiste dovunque ai successi dell’attacco nazionalista-identitario contro di esse e contro i loro partiti.
Infatti sono fallite innanzi tutto le aspettative economiche. Com’era forse inevitabile (ma comunque non previsto in tale misura), dal punto di vista produttivo e dell’ incremento relativo del Pil la globalizzazione ha favorito assai più le aree extraeuropee che il nostro continente dove ha dato il via a massicci fenomeni di delocalizzazione e di smantellamento industriale (quindi di perdita di occupazione). Dal canto suo l’assoluta libertà di circolazione dei capitali ha prodotto una patologica finanziarizzazione dell’economia, causa non ultima di crisi bancarie importanti che hanno avuto forti conseguenze recessive.
Su questo panorama già di per sé piuttosto grigio si è poi abbattuta l’onda lunga di due mutamenti epocali, entrambi indipendenti come origine dalla globalizzazione ma che da essa hanno tratto forza e hanno finito per confondersi simbolicamente con essa.
Il primo mutamento è stato la rivoluzione elettronico-telematica, l’introduzione dovunque del computer. (…)
La seconda frattura è stata rappresentata dal combinato disposto che ha fatto irruzione a partire dagli attentati a dell’11 settembre consistenti nella diffusione del fondamentalismo islamico dall’Asia all’Africa alle metropoli d’Europa, nell’esplosione del Medio Oriente, e nelle migrazioni transmediterranee.
È per l’effetto congiunto di questo insieme di fenomeni che l’investimento ideologico effettuato negli ultimi trent’anni dalle élite occidentali sulla globalizzazione, cioè la scommessa mirante a fare di questa la bussola per le proprie scelte strategiche e insieme la base duratura per il consenso ai regimi dei propri Paesi, e dunque per la continuazione della propria egemonia politica nel nuovo secolo, è stata perduta. Si è dimostrata vana, insomma, la speranza di sostituire con nuovi ingredienti ideologici le antiche certezze che avevano presieduto allo sviluppo delle democrazie europee dopo il ’45.
In conclusione l’età della globalizzazione rappresenterà pure il nostro definitivo destino, come ci viene ripetuto da anni, ma sta di fatto che finora essa non ha visto migliorare significativamente le condizioni di vita delle popolazioni occidentali. Tanto meno ha assicurato l’esistenza di un mondo più cordialmente «vicino» e pacifico, una convergenza delle culture, una diffusione dei valori della libertà e dei suoi istituti: anzi. Mentre per mille segni vacillano organizzazioni internazionali o multinazionali come l’Unione europea che della globalizzazione dovevano essere in qualche modo l’interfaccia privilegiata, e le classi dirigenti del continente balbettano o non sanno fare altro che riproporre vecchie ricette. (…)
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Messaggio Da Condor Dom Gen 13, 2019 9:49 pm

La globalizzazione fu concepita dalle élite globaliste molto prima del 1970. Nell'Agosto del 1971 presso la Camera di Commercio di Washington, Lewis Pawell Jr, con il suo Memorandum, lanciò la sfida contro lo stato sociale maturato in duecento anni di storia dell'Occidente.
Il battesimo del nuovo e disastroso corso storico fu successivamente celebrato all'inaugurazione della prima Commissione Trilaterale in Giappone nel 1975. In quella occasione i piani del nuovo mondo globalizzato erano già tutti stabiliti, e con procedure ben testate in Messico.
Il fine del processo globalista era di sottomettere il potere sindacale al diktat del neoliberismo e imporre l'uscita dello Stato dal mercato nelle economie Occidentali.
Governi sovranisti sarebbero stati d'intralcio al programma. Occorreva, quindi, porre rimedio limitando la democrazia dei popoli (tutto scritto in: The Crisis of Democracy: On the Governability of Democracies) con la nomina diretta delle pedine governative, o talvolta pilotando l'opinione pubblica nella scelta di governi graditi ai golpisti neoliberisti.
Ma la globalizzazione è solamente una faccia della medaglia in mano ai paranoici dell'oligarchico potere economico e politico. L'altra faccia è costituita dal programma di formazione di un nuovo ordine mondiale, che idealizza un mondo con un unico governo, una sola economia e una sola religione.
Il nuovo processo storico imposto dalle élite mondial-globaliste, in altri tempi, dove l'informazione era appannaggio di pochi, avrebbe avuto un corso meno tortuoso se consideriamo che in meno di mezzo secolo molte turbolenze si sono prospettate all'orizzonte per i coordinatori del caos globale.
La dissennata corsa al profitto e la conservazione del potere da parte dei mondial-globalisti impongono subdoli strumenti di distruzione di massa sempre meno passivamente accettati da una popolazione informata sul processo storico che si sta vivendo.


Distruzione di massa.
L'altro fine dei coordinatori del caos globale è costituito dalla silente distruzione di massa, o meglio: autodistruzione di massa. Chi non ha lavoro per sopravvivere e soldi per curarsi, nel nuovo ordine mondiale, deve soccombere.
Il lavoro lo si distrugge con la liberalizzazione selvaggia e la globalizzazione senza regole; lo stato sociale lo si annienta con l'imposizione dell'uscita dello Stato dal mercato e con la riduzione delle imposte sui profitti.
Liberalizzazione solo nel lavoro autonomo, ma non nello studio. L'accesso all'università deve essere controllato con il numero chiuso, tutto secondo un programma élitario mondial-globalista (la cultura è sempre stata di intralcio ai despoti).
Per l'élite oligarchica, la massa si deve autodistruggere.
Nel corso della terza rivoluzione industriale, rispetto alla prima del 1750, siamo troppi sulla Terra.
La conservazione del capitale e del potere non permette analisi diversa sulla programmazione delle nascite e delle produzioni industriali mondiali; un'analisi intesa ad armonizzare l'esistenza di ogni essere umano.


La vedo nera, non soltanto per chi vive di stipendio o lavoro autonomo ormai deprezzato, ma anche per chi ci ha trascinati sull'orlo di una terza guerra mondiale, perché i loro nomi, e dove vivono, sono informazioni di dominio pubblico; e la Terra è nell'Universo come l'isola di Pasqua in mezzo all'Oceano: non ci sono vie di fuga per nessuno.
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Messaggio Da ART- Sab Gen 19, 2019 5:27 am

Mastro Titta ha scritto:Ovviamente il suo autore dice, subito dopo, che questa sua analisi non comporta alcuna simpatia per il sovranismo o populismo che non sarebbero "la soluzione".

Questo direi che è ovvio, dato che il "sovranismo" (termine da mascherata per quello che gli studiosi di geopolitica denominano più correttamente "neo-nazionalismo") ha fin troppo ampiamente dimostrato il suo fallimento, specialmente in Europa, mentre il "populismo" non è che una reazione comprensibile quanto vogliamo ma scomposta e irrazionale al problema. Meno grave del nazionalismo ma comunque inadatta a reagire.

Mastro Titta ha scritto:Anche se ci sarebbe piaciuto se una diversa soluzione, praticabile e condivisibile, ci fosse stata indicata..

Una diversa soluzione vera e propria non credo esista, di sicuro non è il ritorno politico agli anni '20 - '30 sognato dai "sovranisti" più sfegatati.
Questo perchè il globalismo non è una reazione pianificata alla decadenza dell'occidente come dice Galli della Loggia, o almeno non è quella la causa principale, e men che meno un complotto di misteriose élite per "l'autodistruzione della massa" come nel discorso di Condor (il classico delirio paranoico estremista da manuale), ma è una tendenza che deriva dallo sviluppo economico e tecnologico del mondo.

L'unica soluzione, se così vogliamo chiamarla, è di essere abbastanza scaltri e forti da cercare di "modellare" il globalismo e sfruttarlo a proprio vantaggio, o almeno provarci. USA, Russia e Cina questo l'hanno capito bene, e si danno da fare mentre noi ci perdiamo dietro ai mentecatti sovrani-neonazi-sti, arrivando addirittura a idealizzarli come l'unica speranza rimasta. Vana speranza, anche perchè i problemi nuovi non si combattono con soluzioni vecchie. Del resto i loro più grandi eroi del passato sognarono e perseguirono il dominio del mondo intero sotto le rispettive dittature... alla faccia della lotta al globalismo e all'appiattimento culturale dei popoli.
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Messaggio Da Mastro Titta Sab Gen 19, 2019 11:39 am

Aggiungo anche io qualche mia personale osservazione:
1) Comunque la si metta, mi pare dimostrato ed imprescindibile il nesso causale tra globalizzazione e mondializzazione (per chi, come me, con buona pace della lingua francese, non li considera sinonimi) da una parte e riscossa sovranista e populista dall'altra;
2) A torto o a ragione (secondo me a ragione, ma quello che penso io è relativo) la Commissione Europea, sia l'attuale che le precedenti, hanno, agli occhi dei popoli europei che ne hanno pagato il prezzo, la grave colpa di aver sposato acriticamente la globalizzazione (che, in modo dogmatico, viene definita il "futuro dell'umanità", dimenticando che molti intellettuali europei definivano così anche il nazifascismo).
3) Il momento topico è il 9 novembre 1989. A Marrakech viene firmato l'accordo WTO, sul libero commercio. Tra i paesi firmatari non c'è l'Italia e neppure altro paese europeo; al loro posto è l'Europa che firma per tutti. Nessun popolo è ascoltato. Tutti festeggiano la vittoria del liberalismo e la fine di ogni barriera e forma protezionistica. Anche quel fesso di Mastro Titta festeggia (...ma questi sono affari miei). L'11 dicembre 2001 entra nel WTO anche la Cina. Il mondo non sarà più lo stesso. Assisteremo, negli anni seguenti, al più grande travaso di ricchezza da un continente all'altro, nella storia dell'homo sapiens.
4) Le proteste populiste sono presenti solo nei paesi in cui la globalizzazione ha impoverito drammaticamente le persone. Altro che simpatie fasciste! L'unico paese veramente fascista che vi sia nel mondo contemporaneo è la Cina (che assomma autoritarismo, repressione del dissenso, nazionalismo, partito unico, pulizia etnica e religiosa e capitalismo spinto) e non a caso la Cina è la portabandiera del globalismo nel mondo.
5) L'Europa può essere una soluzione a questo problema? Certo che potrebbe. Ma, fino ad adesso, ha invece fatto parte del problema. Io spero in una Europa diversa. E vedo che in piazza, in tutto il continente, vi sono milioni di europei che, protestando, dimostrano la mia stessa speranza. Il mio cuore è con loro.

P.S. Il mio amico E.P., appassionato di politica internazionale e europeista convinto (gli amici migliori la pensano diversamente da noi) mi ha chiamato per rimproverarmi e farmi un lungo discorso di cui io ho capito solo che il WTO non sarebbe del 1989 bensì del 1994, quanto prese il posto del GATT. I miei appunti dicevano diversamente ma ormai faccio fatica persino a leggerli. Quello che conta, tuttavia, è lo spirito: quello che volevo dire lo avete compreso lo stesso. MT
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Messaggio Da ART- Sab Gen 26, 2019 4:35 am

Mastro Titta ha scritto:
1) Comunque la si metta, mi pare dimostrato ed imprescindibile il nesso causale tra globalizzazione e mondializzazione (per chi, come me, con buona pace della lingua francese, non li considera sinonimi) da una parte e riscossa sovranista e populista dall'altra;

Sicuramente, ma con l'importante particolare che quella sovranista (nazionalista) e populista non è una "riscossa" ma una reazione impulsiva e contraddittoria che almeno in Europa rischia di creare una situazione catastrofica.

Mastro Titta ha scritto:2) A torto o a ragione (secondo me a ragione, ma quello che penso io è relativo) la Commissione Europea, sia l'attuale che le precedenti, hanno, agli occhi dei popoli europei che ne hanno pagato il prezzo, la grave colpa di aver sposato acriticamente la globalizzazione (che, in modo dogmatico, viene definita il "futuro dell'umanità", dimenticando che molti intellettuali europei definivano così anche il nazifascismo).

Come abbiamo già detto altre 100000 volte in passato, ma pare difficile da capire, a comandare in UE non è la Commissione europea ma il Consiglio europeo, ovvero i capi di governo degli stati membri. Quindi "i popoli europei" devono rivolgersi prima di tutto a loro per chiedere spiegazioni ed eventuali ripensamenti.

Mastro Titta ha scritto:3) Il momento topico è il 9 novembre 1989. A Marrakech viene firmato l'accordo WTO, sul libero commercio. Tra i paesi firmatari non c'è l'Italia e neppure altro paese europeo; al loro posto è l'Europa che firma per tutti. Nessun popolo è ascoltato.

Stesso discorso del punto 2).
Bisogna capire che "l'Europa" non è un'entità astratta: a comandare sono i governi dei popoli (Consiglio europeo): in quello si è deciso di comune accordo che l'UE dovesse avere personalità giuridica propria, cioè che può firmare trattati internazionali per conto dei governi membri se e quando tutti sono d'accordo nel farlo. Non è la Commissione che non ascolta questo o quello e decide l'adesione ai trattati internazionali, nè una non meglio definita "Europa" che agisce al di sopra della volontà dei paesi.  (*)

Mastro Titta ha scritto:4) Le proteste populiste sono presenti solo nei paesi in cui la globalizzazione ha impoverito drammaticamente le persone. Altro che simpatie fasciste! L'unico paese veramente fascista che vi sia nel mondo contemporaneo è la Cina (che assomma autoritarismo, repressione del dissenso, nazionalismo, partito unico, pulizia etnica e religiosa e capitalismo spinto) e non a caso la Cina è la portabandiera del globalismo nel mondo.

Ah, bene, allora sfasciamo l'UE e torniamo agli anni '30 come vogliono i dementi fascio-eurofobi, così con l'Europa ben divisa e gli stati che si azzuffano fra loro in ogni campo sicuramente contrasteremo meglio la Cina portabandiera del globalismo nel mondo.
E gli USA dove li lasciamo, o credi che un paese con mezzo mondo in mano col globalismo ci azzecchi poco?

Mastro Titta ha scritto:5) L'Europa può essere una soluzione a questo problema? Certo che potrebbe. Ma, fino ad adesso, ha invece fatto parte del problema.

Siamo sicuri? 
Non sarà che da troppo tempo, e con preciso interesse di qualcuno, "l'Europa" è diventata un comodissimo capro espiatorio per distogliere l'attenzione da altro? Per capire chi è questo qualcuno basta leggere il post di Condor: di quale settore politico sono tipiche le farneticazioni come quelle?

Mastro Titta ha scritto:Io spero in una Europa diversa.

Anch'io.

Mastro Titta ha scritto:E vedo che in piazza, in tutto il continente, vi sono milioni di europei che, protestando, dimostrano la mia stessa speranza. Il mio cuore è con loro.

Tutti vogliamo "una Europa diversa", o anche inesistente, il problema è che molti di quei milioni di europei purtroppo capiscono poco e niente di cos'è l'UE e la base elementare del suo funzionamento, quindi, imbeccati dai Salvini e le Le Pen di turno, finiscono per prenderla come la fonte dei loro problemi. Non a caso molti credono proprio che a comandare "l'Europa" sia la Commissione, come se quei poveracci dei governi nazionali non abbiano colpe e non abbiano niente a che fare con le decisioni. Ancora oggi vengono a ripetere a disco incantato idiozie totali come che "l'Europa non è democratica ed è governata dai burocrati non eletti dal popolo"... no, amici miei: la sconvolgente realtà è che a governare "l'Europa" sono quelli che mandiamo al potere con le elezioni!


____________________________________________________________________________________________
(*)

LA STIPULA DI ACCORDI INTENAZIONALI

Art . 216 TFUE: l’Unione può concludere accordi internazionali con Stati terzi o organizzazioni internazionali qualora i Trattati lo prevedano o qualora la conclusione di tali accordi sia necessaria per realizzare uno uno degli obiettivi dei Trattati. Gli accordi internazionali conclusi dall’Unione vincolano le istituzioni dell’Unione e gli Stati membri.

Art . 47 TUE: L’Unione ha personalità giuridica.

LA PROCEDURA (Art. 218 TFUE)

Il Consiglio autorizza l'avvio dei negoziati, definisce le direttive di negoziato, autorizza la firma e conclude gli accordi.
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Messaggio Da Mastro Titta Dom Gen 27, 2019 1:10 pm

Caro Art,
come ho già confessato, i miei appunti in materia sono forse datati, tuttavia a me risulta che il metodo intergovernativo sia ormai residuale (anche ai miei tempi era limitato al secondo e terzo pilastro, ora non so) e che in Consiglio deliberi nella stragrande maggioranza dei casi a maggioranza qualificata. Ma anche qualora decida con obbligo di unanimità, sei veramente convinto che i governi siano tutti eguali? Non risulta anche a te che, qualora un stato desideri una decisione a Bruxelles, passi prima a fare una visitina a Berlino? (Magari, se c'è tempo, allungandosi fino a Parigi?).
Se domani, tutti i Paesi dell'europa centrorientale, seguiti da quelli baltici, accompagnati da quelli mediterranei (Francia esclusa) uscissero dall'Unione Europea, l'UE continuerebbe ad esistere. Se la Germania (magari seguita dalla ancella francese) domani decidesse di uscire dall'Unione Europea, un secondo dopo l'UE non esisterebbe più. Non ne convieni?
Ma tutti questi discorsi, caro Art, rischiano ormai di essere futili. Futili per noi, che certo non cambieremo le nostre idee, futili per quei due lettori che ci seguono distrattamente, che hanno ormai perfettamente compreso i termini della questione, e futili per il futuro del nostro Paese e dell'intero continente, che corre ormai verso una resa dei conti dagli esiti imprevedibili.
A nessuno interessa più ragionare o tentare di capire. Pertanto, non so il tuo ma il mio ruolo è finito. Scriverò d'altro.
Un caro saluto.
Mastro Titta
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Messaggio Da ART- Dom Gen 27, 2019 9:13 pm

Mastro Titta ha scritto:Caro Art,
come ho già confessato, i miei appunti in materia sono forse datati, tuttavia a me risulta che il metodo intergovernativo sia ormai residuale (anche ai miei tempi era limitato al secondo e terzo pilastro, ora non so) e che in Consiglio deliberi nella stragrande maggioranza dei casi a maggioranza qualificata. Ma anche qualora decida con obbligo di unanimità, sei veramente convinto che i governi siano tutti eguali? Non risulta anche a te che, qualora un stato desideri una decisione a Bruxelles, passi prima a fare una visitina a Berlino? (Magari, se c'è tempo, allungandosi fino a Parigi?).
Se domani, tutti i Paesi dell'europa centrorientale, seguiti da quelli baltici, accompagnati da quelli mediterranei (Francia esclusa) uscissero dall'Unione Europea, l'UE continuerebbe ad esistere. Se la Germania (magari seguita dalla ancella francese) domani decidesse di uscire dall'Unione Europea, un secondo dopo l'UE non esisterebbe più. Non ne convieni?

Non stiamo parlando delle modalità con cui vengono prese le decisioni collettive all'interno dell'UE o della diversità inevitabile di peso fra gli stati (che esiste in qualunque struttura politica confederale o federale), stiamo parlando del fatto che le decisioni non vengono prese dalla Commissione o da chissà chi, come molti erroneamente credono, ma dagli stati, più o meno influenti che siano.

Dire, come fanno gli eurofobi quale punto di partenza tradizionale delle loro farneticazioni, che "l'Europa" la comanda la Commissione dei "burocrati non eletti dal popolo" a rappresentare una specie di "ambasciata del globalismo" è un'idiozia fin dalla stessa base del ragionamento. Ne convieni?

Mastro Titta ha scritto:
A nessuno interessa più ragionare o tentare di capire. Pertanto, non so il tuo ma il mio ruolo è finito. Scriverò d'altro.
Un caro saluto.

Io credo che mettere in luce le gravi incoerenze del pensiero eurofobo e complottista non sia mai inutile, ma se non hai voglia di continuare di certo non ti biasimerò.

Saluti anche a te.
ART-
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