L'articolo su sole-24ore "Perchè con Merkel vince la Germania e perde la periferia dell'euro".

E' scritto da un italiano, è piuttosto semplice nella sua logica stringata e nei due grafici che lo accompagnano.
Ovviamente è incomprensibile ai tossici infetti dall'europeite e dai poveri sinistrati che nel fondo più o meno inconscio del loro animo vorrebbero cassare dalla realtà la finanza internazionale, e magari sognano l'albania di hoxha, un paese isolato dal resto del mondo, dove anche i FIAMMIFERI VENIVANO IMPORTATI DALLA CINA.
Ma così non è: la italia è il prossimo candidato alla espulsione dall'euro, i conti parlano chiaro, dalla caduta costante del pil, perchè chi crede alle previsioni governative sulla crescita dell1% nel 2014 crede anche alla befana, alla deindustrializzazione in atto che procede a tappe forzate, alla caduta del mercato immobiliare (e si sa che l'edilizia è uno dei primi motori di questa economia), al rapporto debito pubblico/pil che al 31\12\2014 sarà vicino al 140% (circa 50 punti in più di quello della spagna).
L'instabilità politica che si prospetta nei prossimi mesi contribuirà in larga misura ad accentuare il differenziale tra i bund decennali ed i btp italioti, con le conseguenze sul debito che tutti potete prevedere.
Già nel 2012 la bce ha acquistato sul mercato secondario oltre CENTO MILIARDI di euro di titoli di stato italioti, e questa politica è proseguita nel 2013 dopo l'esito delle funeste elezioni. 
Se pensate che i falchi della buba ne permettano il proseguimento nel 2014 siete tutti ciucchi.
L'esclusione dell'AfD dal bundestag impedirà alla buona Angelina qualsiasi concessione sull'emissione di eurobond a tutela dei debiti delle nazioni marce, in primo luogo della taglia.

Conclusione: se avete dei risparmi portateli all'estero, prima che sia troppo tardi.

lo-anima ha scritto:E' scritto da un italiano, è piuttosto semplice nella sua logica stringata e nei due grafici che lo accompagnano.[...]

E dove sta l'articolo?
Dal titolo, uno si aspetta di vederselo almeno linkato se non proprio trascritto. 
Nemmeno i tuoi commenti sono pertinenti!
Se non ti offendi, ti prego inoltre di scrivere in italiano e non in "dialetto leghista" !
In questo forum (e specialmente in questa sezione moderata da Erasmus) si chiede espressamente questo:
«Scrivi la tua opinione, nel rispetto del tuo interlocutore»
Ti pare di aver ottemperato a questo invito ... perentorio (espresso con un "imperativo", mica con una domanda)?
Penso che gli eventuali tuoi lettori (qui in questo thread) siano per lo più Italiani e, in stragrande maggioranza, non si sentano rispettati nel leggere "itaglioti", "taglia" (per Italia) et similia.
Da bravo, lo-anima:  comportati bene, rispetta l'ambiente!
----------

Trascrivo io l'articolo di Guido Gentili da Il Sole 24 ore di oggi (lunedì 23.09.13).

=> "Perché con Merkel vince la Germania e perde la periferia dell'euro"
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-22/perche-merkel-vince-germania-140808.shtml?uuid=AbavkWZI

«Meglio che non le vedano, queste tabelline, gli americani e gli euroscettici. Dicono tante cose, e una in particolare», nota Sergio De Nardis, capoeconomista di Nomisma. In effetti, le tabelline, come vedremo, spiegano anche perché dell'Europa e dell'euro, a parte qualche sporadico affondo contro la solita Grecia e le eurocritiche di Alternativa per la Germania favorevole ad un euro del Nord, si è parlato poco, durante la campagna elettorale tedesca. Le cose vanno infatti bene così come vanno. E come sono andate da dieci anni a questa parte: Berlino avanti e gli altri, i paesi "periferici", indietro, a rincorrere e aggiustarsi, soprattutto dopo lo scoppio della crisi da debiti sovrani.


(Epa)

Il sistema-euro, come si è edificato nel tempo, è lo specchio del permanente successo tedesco, scaturito delle coraggiose riforme della prima metà del decennio scorso ma consolidatosi poi sotto lo stesso mantello protettivo dell'euro. L'export, fondato su un'industria di qualità altissima a capace di competere con successo su tutti i mercati del mondo, gira oggi al massimo e la disoccupazione è inferiore al 5,5%. Non sarà tutto oro quello che riluce, milioni sono i "minijob" (gli impieghi minimi pagati al massimo 450 euro al mese senza tasse e contributi previdenziali limitati), ma la Germania è in gran forma.

"Fate come noi, siate competitivi", ha appena detto rivolto all'Italia che produce, lavora e governa, il presidente degli industriali tedeschi Ulrich Grillo. Parole, in un'Europa degli Stati dove comanda quello più forte, che suonano diverse da quelle diplomatiche del ministro delle Finanze Wolfgang Schauble: «Non chiediamo agli altri di essere come noi, non vogliamo un'Europa tedesca». Già, ma anche a volerlo, alle condizioni date dell'euro-costruzione, che possibilità hanno i paesi in crisi di avvicinarsi al modello, e al successo, tedesco? E come si spiega il passo doppio della Cancelliera Angela Merkel che da un lato esclude gli eurobond e dall'altro dice che «quello che va bene all'Europa va bene per la Germania?».

Rieccoci alle tabelline di De Nardis, aggiornate al primo quadrimestre del 2013. La prima, si vedano grafici, mostra, a partire dall'inizio della moneta unica, le bilance delle partite correnti in percentuale del Pil dei paesi in avanzo che appartengono all'Area tedesca (Germania, Austria, Belgio, Finlandia e Olanda) e di quelli in deficit che compongono l'Area mediterranea (Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia), nonché il saldo dell'Eurozona nel suo complesso. Gli squilibri delle due aree crescono nel tempo, i deficit si riducono, i surplus no. L'avanzo della Germania (ipercompetitività concentrata dal 2002 sull'industria manifatturiera) resta intorno al 7% del Pil tra il 2007 ed il 2012 mentre la Cina nello stesso periodo scende dal 10 al 2,5%.

Dietro la stabilità del surplus dell'Area tedesca (e in particolare di quello di Berlino) c'è una forte ricomposizione geografica: flette il saldo nei confronti dell'area euro e sale quello verso il resto del mondo. La domanda è: questa discesa riflette qualche progresso nel riequilibrio competitivo interno all'Eurozona o va messa in relazione alle gravi recessioni dei paesi in deficit cui l'economia tedesca è molto legata? Arriviamo così alla seconda tabellina,si vedano grafici. Il riequilibrio competitivo non c'è stato, evidentemente, per i paesi duramente impegnati nelle correzioni dei propri squilibri. Anzi, in termini di capacità produttiva per abitante, dall'inizio dell'euro la forbice tra l'Area tedesca e quella mediterranea si è allargata. Un "processo di polarizzazione centro-periferia", osserva De Nardis. Una distanza produttiva crescente tra le due aree che conferma per esempio nel caso dell'Italia un percorso di vera e propria deindustrializzazione.

In qualche modo, siamo alla "rivincita" americana, basata sulla teoria delle aree valutarie ottimali. Dal premio Nobel Robert Mundell, che ne scrisse nel 1961, ad un altro premio Nobel, Paul Krugman. Il quale, nel 2012, fotografò il momento in cui – a motivo della grande crisi- i flussi di capitali privati dal centro alla periferia si fermarono all'improvviso, lasciando le economie periferiche con prezzi e costi unitari del lavoro ben al di sopra di quelli delle economie del nocciolo duro. E questo, scrisse Krugman sul Nyt, era il problema che la teoria dell'area valutaria ottimale "aveva avvertito sarebbe stato molto difficile da gestire senza la svalutazione della moneta. Gli euro ottimisti avevano creduto che le riforme avrebbero reso i mercati del lavoro sufficientemente flessibili per affrontare tali situazioni, ma purtroppo i pessimisti avevano ragione. La "svalutazione interna" –ovvero ripristinare la competitività attraverso la riduzione del salario- si è rivelata estramamente difficile".

Dalla teoria alla pratica, non sembra peraltro, come si è visto, che le esportazioni (in ripresa) dei paesi periferici dell'Eurozona siano in grado di tirare la voltata al riequilibrio competitivo. Avviene anzi il contrario: cresce l'export ma si allarga la caduta della capacità produttiva. E' la conseguenza, ragiona De Nardis, dell'asimmetria dell'aggiustamento europeo: il recupero competitivo dei paesi in deficit passa per la compressione del mercato interno ma questo (come ha scritto su www.lavoce.info) incide anche sulle imprese esportatrici che hanno nella domanda domestica il principale sbocco delle loro vendite e sono colpite dal credit crunch indotto dalla recessione". Risultato: i costi sociali e la perdita di base produttiva insiti in questo percorso possono renderlo insostenibile, rischio di cui i responsabili europei dovrebbero farsi carico quanto prima possibile.
--------------------

Ciao a tutti

Grazie, Erasmus!

Gli unici dati pertinenti sono i numeri, quelli veri e non quelli falsi propalati da un governo inesistente.

Infine sono un apolide, perchè la mia terra, grazie al tradimento degli agnelli, è stata invasa e la mia lingua è stata cancellate: non posso certo provare simpatia nei confronti degli invasori.

lo-anima ha scritto:Gli unici dati pertinenti sono i numeri, quelli veri e non quelli falsi propalati da un governo inesistente.

Infine sono un apolide, perchè la mia terra, grazie al tradimento degli agnelli, è stata invasa e la mia lingua è stata cancellate: non posso certo provare simpatia nei confronti degli invasori.

Nel Nord Italia non esistono Lingue ... esistono ad esempio i dialetti gallo-italici e i dialetti veneti. Eccezion fatta per minuscole zone allogene

Perdonami, mia "non cara" panterina: del noritalia ME NE FREGO, i legaioli lumbard mi stanno sul colon, e i veneti mi piacciono a casa loro.
Ho sempre sentito un'affinità con il patois parlato nelle valli alpine, da una e dall'altra parte delle alpi: perchè la mia famiglia ha le sue radici nelle valli alpine, e per le sue tradizioni è ben lontana dalla bassa fecale dell'alessandrino o del novarese (niente da spartire con quella gente).
E con ciò ti saluto con la lingua di un popolo che  rispetto, la lingua dei miei amici di Concarneau:
Kenavo.

Nemmeno il patois é una Lingua .... 
Il Bretone invece sì ... finalmente una l'hai azzeccata

Le frasi tronche, mozzate sono sempre indice di un pensiero destrutturato e disorganizzato.
Non sono io a dirlo, quindi traine le conclusioni che vuoi su te stessa.

Oppure sono indice di sintetizzazione ... é il concetto quello che conta ...

Piacere di rileggerti, Pantera. Specialmente quando come ai vecchi tempi combatti contro i soliti destrutturati nel cervello   

Sig. Erasmus, anch'io, come il suo omonimo, ho scritto un piccolo libello, ma per evitare noie non l'ho materializzato e l'ho mantenuto nell'universo platonico delle idee. Si intitola "Elogio dell'eliminazione della linea di sangue" e prende inizio da un episodio raccontato nel talmud: è simbolico il fatto che gli unici risparmiati siano una prostituta ed i suoi familiari.
Ma bando alle ciance e torno all'argomento in oggetto: ho trovato l'errore nell'algoritmo che mi ha portato a sopravalutare il risultato elettorale dell'AfD (si ricorda la sua previsione?) che deriva da una sottovalutazione di una variabile della matrice socio-culturale dell'elettorato tedesco.
Ovviamente concordo con i politologi che sostengono che il mancato ingresso dell'AfD nel bundestag (e naturalmente l'insita instabilità del governo italico attuale, insieme al mancato raggiungimento degli obiettivi economici stabiliti) rafforzi le aquile della buba; già perchè oggi non sono più falchetti e volano più alti di prima.
E' mia convinzione che la Sig.a Angelina farà concessioni alla SPD sul welfare e su un incremento della domanda interna, quella tedesca, ma non mollerà assolutamente sugli eurobond.
Per coloro che considerano la macroeconomia una sorta di settimana enigmistica le deduzioni sono semplici.

lo-anima ha scritto:Sig. Erasmus, [...] risultato elettorale dell'AfD (si ricorda la sua previsione?)

Sì, me la ricordo: l'ho sballato in pieno. 
Pronosticavo addirittura un 9 o 10% e invece l'AfD non ha raggiunto nemmeno quel 5% necessario per entrare in Bundestag.
Si vede che l'elettorato tedesco è meno plagiabile del nostro dai "populisti", oppure (ciò che è più probabile) che l'AfD è condotto da politici ben meno populisti dei nostri. Il che (da europeo europeista quale mi sento) mi fa piacere.
----------
Concordo sui tuoi pronostici a riguardo della prossima politica del nuovo governo presieduto dalla Merkel: tendenza a salvaguardare il walfare tedesco (fregandosene, per quanto le sarà possibile, del welfare di chi ce n'ha poco) e resistenza massima nel non permettere né eurobond né Tobin Tax (a livello europeo).

E allora?
Dove sta la democrazia europea?

Non c'è ancora (o per lo meno quella che c'è è ancora una miseria!) perché gli europei dormono, non la chiedono con sufficiente impegno (soprattutto perché i loro politicanti li distraggono dalla vera questione: «Dove sta la democrazia a livello europeo?»). Eppure, per quel poco di democrazia che c'è nel singolo stato, potrebbero bene usare il loro voto per ottenere un minimo di democrazia europea! Mi dirai: i Tedeschi, i Finlandesi, gli Olandesi, ecc. ecc. la democrazia a livello nazionale (ossia il loro voto in casa, compreso quello alle elezioni europee), la userebbero sempre in loro vantaggio!». E io risponderò: « 1). A lungo andare il loro vantaggio non è distruggere l'UE, cosa che alla lunga succederà se continuerà il malessere di Greci, Spagnoli, Italiani, ecc. ecc. con serio pericolo di contagio "epidemico", compresi quell  detti prima. 2) In Consiglio (dove si vota o all'unanimità o a maggioranza qualificata) ed in PE il vantaggio dell'uso della democrazia solo a livello nazionale è limitato, dato che quelli dal welfare buono (come la Merkel) non hanno affatto la maggioranza assicurata».
Il guaio è che gli europei dormono! E di conseguenza manco si accorgono che sono i loro stessi governanti (che se potessero si proclamerebbero "Presidenti a scadenza sine die") a svendere per un piatto di lenticchie (da consumare in patria proprio nel plagio demagogico dei propri governati) la rappresentanza del proprio popolo, pur ottenuta formalmente con metodi democratici.

«Caro cittadino europeo: Fare l'Europa dipende da te!
Sfrutta le possibilità che hai, invece di fare il rinunciatario».

Poi, quando gli europei avranno sviscerato quale Europa conviene davvero (naturalmente con gusti ... differenziati ed accettando quindi che,  per restare "uniti nella diversità" bisognerà pure accettare il prevalere delle idee dalla maggioranza) ... vinca il miglior progetto di riforma dell'UE!

Ma le "idee della maggioranza" devono essere effettive, mica l'espressione dell'organizzazione del consenso delle demagogiche partitocrazie!
[Emerge ancora una volta la priorità dello svegliarsi, del riprendere possesso davvero dei propri diritti democratici, ossia del sottrarsi all'ipnotismo dei populisti demagoghi].

Ciao ciao
Ciao a tutti.

lo-anima ha scritto:Sig. Erasmus, anch'io, come il suo omonimo, ho scritto un piccolo libello

"Piccolo libello" fa proprio ridere ... e pensare che si dichiara dotto (invece é al massimo pisolo)
 

libèllo s. m. [dal lat. libellus, dim. di liber «libro»]. –
1. ant. Libretto, volume di piccola mole

Pantera ha scritto:libèllo s. m. [dal lat. libellus, dim. di liber «libro»]. –
1. ant. Libretto, volume di piccola mole

Eh, eh! Figurati, Pantera, se il pedante Erasmus non aveva già notato che "piccolo" come attributo di "libello" stonava parecchio (per l'inutile ripetizione dello stesso concetto).

Ma dai, non infierire! (*)  «Parce pusillis!»
E invece datti una mossa anche tu nel contribuire a questa sezione proponendo e/o discutendo tematiche europee.
Mi pare che, ormai, o si va davvero avanti verso gli Stati Uniti d'Europa o si tornerà indietro, finendo magari col ripetere i disastri del nazionalismo novecentesco.
-----
(*) Eh, eh: «Nomen omen»!
Difficile per una "fiera", (particolarmente "feroce"), non "infierire"! 
----------
 

Erasmus, vi è un abisso tra te e me: tu auspichi, io guardo.
Per me non vi è differenza tra "bene" o "male", per te si.
Ma penso che sui fatti fondamentali tu possa concordare: la crisi economica europea è strutturale e, se come suppongo hai una certa conoscenza della storia, sai quali sono le probabili conseguenze cui può portare; do per scontato che tu conosca i recenti  risultati dei movimenti demopopulisti xenofobi in francia ed in austria.
Non sono segnali di ottimismo, a me pare.

lo-anima ha scritto:Erasmus, vi è un abisso tra te e me

Concordo finalmente in qualcosa