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Messaggio Da Athos Dom Mag 01, 2016 7:14 am

Un articolo di Myrta Merlino, interessante, comparso sull'Huffpost, del quale cito di seguito le prime venti righe.

Roma, febbraio 2016. La campagna elettorale per le amministrative è ai blocchi di partenza. Matteo Salvini appoggia ancora Guido Bertolaso, ma non è convinto che sia il cavallo giusto. Giorgia Meloni per il momento pensa a fare la (futura) mamma e non vuole saperne di correre per il Campidoglio. Insomma, nel centrodestra è la calma prima della tempesta.
Un giorno come un altro, verso la fine del mese, Davide Ferrari, sindaco leghista di Galliate, prende un taxi per andare da San Pietro all'Eur. Al volante c'è Roberto Rosalia, che come tutti i tassinari romani è informatissimo, disincantato e ha tanta (ma proprio tanta) voglia di parlare. E di lamentarsi di come se la passa la Città eterna, tra il degrado, "gli zingarelli che terrorizzano i turisti al Colosseo", le buche, grandi come crateri, e il traffico sempre in tilt: "guidare a Roma è impossibile, perché dare la precedenza è diventato un segno di debolezza... Ci manca solo lo starter ai semafori!".
E poi c'è l'incognita del nuovo sindaco. E allora il leghista sbarcato a Roma chiede all'erede di Alberto Sordi la sua opinione e lui risponde senza peli sulla lingua: "Salvini se ha le palle deve staccarsi da Berlusconi e non andare con Bertolaso, ma convince' 'a Meloni a candidasse! Io gli exit poll li faccio sur taxi e pe' Giorgia ce sarà un plebiscito!".

Il dettaglio che Myrta trascura di sottolineare è che i tassinari sono stati coloro che contribuirono al successo di Alemanno, sia in modo diretto, sia perché le loro agitazioni corporative ebbero modo di essere amplificate dai mezzi di comunicazione, che facevano "cronaca" ma di fatto offrivano una tribuna dalla quale quotidianamente sembrava levarsi una vox populi che era in realtà la voce del qualunquismo e del populismo più stradarolo.

Questo dettaglio, se sottolineato, non avrebbe cambiato il senso "sociologico" dell'articolo, ma ne avrebbe ampliato il senso politico: la deriva populista, e il degrado della rappresentanza avvenuto in questi anni, è un fenomeno che certifica lo spostamento a destra di tutta la politica, sia nelle forme, sia nel linguaggio, sia nei contenuti.
Una destra del genere "tassinaro" o del genere "fruttarolo del mercato" che è roba vecchia e ben nota, nel plancton sociologico di Roma, Milano, Parigi o NY, ma che è stata sdoganata e ha cominciato a conoscere una stagione di successi dapprima con l'avvento della Lega, poi con l'avvento del maggioritario e del bipolarismo, e dei "governatorati", e in tempi più recenti coi 5stelle e i loro happening.

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Messaggio Da Verci Dom Mag 01, 2016 8:11 am

Mah, bisogna vedere quanto contino per  i romani italoforzuti le indicazioni di Berlusconi. Le parole di febbraio del tassinaro sembra si siano rivelate profetiche, anche se non aveva previsto il supporto dell'unto del Signore a Marchini, che si è ritrovato (forse non troppo inaspettatamente), un comodo alleato. Indipendentemente da quello che sceglierà il popolo romano (non trascurerei comunque il M5S) la situazione gestional/burocratica di questo Comune si rivela come il principale ostacolo alla normalizzazione. 

Da una parte un Marchini poco convincente che, ora più che mai, richiama l'intrallazzismo berlusconiano. Dall'altra un Giachetti eletto alle primarie del PD, ma con una partecipazione sostanzialmente dimezzata rispetto a quella che aveva visto come vincitore Marino. Segno di disaffezione e di poca convinzione dell'elettore di centrosinistra, che potrebbe tradursi in una semidébâcle elettorale. La Meloni, supportata dalla Lega, forse più degli altri candidati riflette lo spirito romano di rivalsa nei confronti del malgoverno capitolino dei tempi recenti e meno recenti. Se eletta, saprà governare? I numeri, almeno sulla carta, non sembrano esserci, ma di certo i sondaggi potrebbero dire qualcosa di più. Infine, la candidata M5S, scelta da un manipolo di iscritti, sicuramente figura onesta ma alla quale sembrano mancare le debite competenze.

Vedremo come andrà a finire e, soprattutto, vedremo se spariranno le buche larghe come crateri dalle strade e se ci sarà vita difficile per i sorci. Sarebbe, almeno all'inizio, un buon avvio, in attesa di qualcosa di più eclattante che dovrebbe scavare all'interno di quella commistione burocratico/affaristica che finora ha impestato Roma, sicuramente l'elemento di governo del Comune più difficile da affrontare.
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Messaggio Da Athos Dom Mag 01, 2016 12:12 pm

Verci, la tua disamina è ragionevole e formalmente corretta.
Ma.
Ma si vede che non conosci Roma, per esempio.
Ma, pur se ragionevole e formalmente corretta, mi mette a disagio, perché la sua correttezza deriva da una somma algebrica di valutazioni incorrette.

La burocrazia romana non è diversa dalla burocrazia espressa su scala nazionale.
Lo stesso vale per la corruzione e il degrado etico.
Lo stesso vale per le buche e per la trascuratezza verso l'ambiente, e per la demenza urbanistica.
Considerare queste fenomenologie come "scandalo" romano deriva dal genere di polemica qualunquista politico-mediatica alla quale è ormai ridotta la comunicazione.
Questo non significa negare o sminuire i problemi e gli scandali, ma significa sottolineare che non si tratta di affarucci di portata municipale, e che in realtà si tratta di tutto il modo col quale è stata gestita ed è tuttora gestita l'amministrazione della cosa pubblica in Italia.

Qualcuno vincerà queste elezioni, ed è quanto serve a questa gente che chiamiamo "classe politica", alla quale di tutto il resto non importa assolutamnte niente: interessa il voto, anche se dato turandosi il naso, anche se dato da cittadini disillusi, o da cittadini che votano uno o l'altro considerandolo il meno peggio.

Giachetti, personalmente, è un brav'uomo, ma anche lui è stato coinvolto nell'amministrazione Rutelli, che gestì il Giubileo: quell'evento e quell'amministrazione godono di una buona stampa, in base al crireio per cui "valgono i risultati".
Bisogna vedere quali sono i risultati che si vanno a valutare: e qui mi fermo.
E poi, Giachetti significa PD, e il problema non è certo quello di "bonificare" il PD romano: qualcuno immagina sul serio che il PD romano sia diverso da quello bolognese o barese o veneziano? O fiorentino ...

La Raggi, onesta: non ha rubato, così risulta, ma per il resto quello che sappiamo del suo curriculum non lascia immaginare niente di rassicurante.

Marchini è da molto tempo che si aggira qua e là, cercando una collocazione, e questo la dice lunga sulla fermezza del personaggio: ora pare che la collocazione gliel'abbia trovata Berlusconi, c'è altro da aggiungere?

Giorgia Meloni ha una faccia simpatica da ragazza romana, da commessa di negozio di alimentari, della quale ha anche la cadenza e la gamma linguistica.
Peccato che sia stata per tanto tempo insieme con Alemanno - e con Berlusconi: si scandalizza solo adesso delle buche e dei sorci?

IO non ci vedo vicende romane, in tutto questo, ma vicende nazionali, che riguardano la politica nazionale e i partiti e i movimenti nazionali.

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Messaggio Da Verci Lun Mag 02, 2016 10:35 pm

Caro Athos, mi sembrava stessimo parlando di Roma. Mi sono quindi limitato a considerare la situazione romana senza pretendere di trarne delle considerazioni di ordine generale, come invece hai (legittimamente) pensato di fare tu.

Le generalizzazioni, peraltro, contengono sempre una parte di intrinseca fallacia, poichè se è vero che i malaffari e la corruzione rappresentano elementi gestionali diffusi, è pur vero che esistono esempi ed esperienze che sembrano essere (apparentemente) immuni dal comune e riconosciuto mercimonio strutturale presente in molte realtà locali, per non parlare di quella nazionale.

Scrivi che La burocrazia romana non è diversa dalla burocrazia espressa su scala nazionale, idem per la corruzione e il degrado etico. Certo, ma non è così per tutti i comuni. Penso, con diverse sfumature, alla Milano di Pisapia, alla Napoli di De Magistris, alla Verona di Tosi, alla Bari di Emiliano, alla Treviso di Manildo e molti altri. Un esempio di come, dove la gente vuole un rinnovamento, sappia anche trovare il proprio candidato, pur che sia credibile prima ancor di essere convincente, senza magari essere costretto a regalare pacchi di pasta, come avveniva ai tempi del comandante Lauro.

Sui candidati per Roma che ho citato non mi pare vi sia molta differenza di valutazione. Sulla tua considerazione finale sono perfettamente d'accordo. Ecco perchè, a molto modesto parer mio, il segnale che saprà dare Roma è importante, non solo per vedere se vi sarà una risposta chiara ad una situazione di corruzione e di malagestione di ultradecennale durata, ma anche per il fatto che Roma (città che non ho conosciuto quanto avrei voluto) rappresenta, a questo punto dell'evoluzione della storia politica italiana, l'esempio più emblematico per validare un reale rinnovamento o proseguire, invece, con l'andazzo di sempre.
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Messaggio Da Athos Mar Mag 03, 2016 3:49 pm

Caro Verci,per l'ennesima volta è successo che mi è scomparso tutto al momento dell'Invio.
Colpa mia, per l'ennesima volta mi sono dimenticato che c'è un tempo limite, oltre il quale bisogna rifare il Login.
Io spesso interrompo nl scrittura, mi faccio un caffè, mi fumo una sigaretta, faccio una telefonata, e quindi sono inadatto a questo genere di limitazioni - che per altro non capisco che senso abbiano.

Forse più tardi mi verrà di nuovo voglia di rimettermi a fare il mio compitino.

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Messaggio Da Athos Mer Mag 04, 2016 2:18 pm

Verci ha scritto:Caro Athos, mi sembrava stessimo parlando di Roma. Mi sono quindi limitato a considerare la situazione romana senza pretendere di trarne delle considerazioni di ordine generale, come invece hai (legittimamente) pensato di fare tu.
Le generalizzazioni, peraltro, contengono sempre una parte di intrinseca fallacia, poichè se è vero che i malaffari e la corruzione rappresentano elementi gestionali diffusi, è pur vero che esistono esempi ed esperienze che sembrano essere (apparentemente) immuni dal comune e riconosciuto mercimonio strutturale presente in molte realtà locali, per non parlare di quella nazionale.
Scrivi che La burocrazia romana non è diversa dalla burocrazia espressa su scala nazionale, idem per la corruzione e il degrado etico. Certo, ma non è così per tutti i comuni. Penso, con diverse sfumature, alla Milano di Pisapia, alla Napoli di De Magistris, alla Verona di Tosi, alla Bari di Emiliano, alla Treviso di Manildo e molti altri.

Sì, certo, si parlava di Roma.

Quando esplose il pasticciaccio brutto di Mario Chiesa, Craxi si affrettò a (cercare di) separare l'episodio del "mariuolo" dalle sorti del PSI milanese, e il PSI della Milano da bere dal PSI nazionale, inaugurando la lunga stagione dei "distinguo", nella quale ebbe numerosi seguaci che fecero appunto l'unica cosa che potevano fare di fronte agli scandali: circoscriverne la portata, o la dimensione territoriale, scaricandone la responsabilità a una "mela marcia", o agli amici del quartierino, o a un consiglio comunale, o a una città - insomma tutto, al solo scopo di non mettere in discussione il sistema che aveva consentito questi scandali.

Io non credo che sia Roma l'esempio più emblematico: è in buona posizione per esserlo, ma il trofeo spetta a Milano.
La faccenda dell'Expo è un monumento all'affarismo e alla corruzione, di portata talmente vasta da essere scoraggiante - anche perché sono stati coinvolti ambienti e personaggi di identità socio-politica di natura ben diversa dai malfattori di mezza tacca, come quelli romani.
Mettere in discussione seriamente gli "affari" milanesi (e torinesi) significherebbe (avrebbe significato) mettere sottosopra il gotha della finanza e del capitalismo italiano.
E andare fino in fondo alle malefatte napoletane e siciliane (cioè in terre di camorra e di mafia) significherebbe mettere sottosopra l'intera classe politica nazionale, delegittimando mezzo Parlamento, e interi consigli regionali.
Meglio, molto meglio, limitarsi alla dimensione degli arredi urbani, i sorci, le buche, il traffico, specialmente laddove si è sicuri che alla sbarra ci vadano a finire le mezze tacche del sottobosco affaristico cittadino.

Le città sono come le isole di un arcipelago, che appaiono divise da bracci di mare, mentre in realtà, se appena si scende sotto il pelo dell'acqua, si vede bene che appartengono tutte al medesimo insieme geologico.

Tu mi dici che non bisogna fare generalizzazioni. Giusto concetto.
Ma non credo che questo "scendere sotto il pelo dell'acqua" significhi generalizzare. Io credo che questa sia la politica.
La politica, cioè quella cosa per cui non ci limitiamo a "vedere" quello che ci sta davanti agli occhi, o alla nostra esperienza individuale o familiare, ma andiamo al di là e cerchiamo di avere coscienza di un insieme più vasto.
Una volta questo era il ruolo dei partiti, soprattutto a sinistra - la destra ha tradizionalmente una vocazione più fattuale, più incline a personalizzare gli eventi.
Oggi dobbiamo fare da soli.

PS
Se fosse vera la "saggezza" che tu esemplifichi, diffusa in tante parti d'Italia, non si capirebbe perché da questa Italia così saggia e benpensante vengano mandati a Roma, nel nostro Parlamento, tali e tanti nani e ballerine di sconfortante fattura.

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Messaggio Da Epoch Gio Mag 05, 2016 9:56 am

Athos ha scritto:
Quando esplose il pasticciaccio brutto di Mario Chiesa, Craxi si affrettò a (cercare di) separare l'episodio del "mariuolo" dalle sorti del PSI milanese, e il PSI della Milano da bere dal PSI nazionale, inaugurando la lunga stagione dei "distinguo"...

Oggi invece si tira a negare tutto, spudoratamente, anche davanti all'evidenza più schiacciante ed alla confessione dello stesso imputato. Vedi caso di Lodi). Arrivando pure a dire che l'arresto è troppo, povera persona integerrima e immacolata...
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Messaggio Da Verci Sab Mag 07, 2016 3:22 am

Athos

...Se fosse vera la "saggezza" che tu esemplifichi, diffusa in tante parti d'Italia, non si capirebbe perché da questa Italia così saggia e benpensante vengano mandati a Roma, nel nostro Parlamento, tali e tanti nani e ballerine di sconfortante fattura.

I cittadini, almeno per i piccoli/medi comuni, controllano la politica locale perchè ne sono direttamente coinvolti ed è nel loro interesse votare le persone di cui ritengono (qualche volta a torto) doversi fidare. Nel comune vicentino in cui abito il governo cittadino è passato da liste aggregate di centrosinistra a liste aggregate di marca leghista. Un leghismo moderato, a differenza di altri comuni, ma che ha cominciato a funzionare producendo risultati migliori rispetto a quelli della giunta precedente, proprio perchè molto più pragmatico e coinvolgente, senza arrivare comunque a estremismi forcaioli o derive razziste proprie di altri comuni leghisti del vicentino o del padovano. I parlamentari, d'altro canto, sono piuttosto lontani dal cuore della gente, come dimostra la minor percentuale di votanti rispetto alle elezioni locali. Non essendo proposti dai cittadini, ma dai partiti, la sconfortante fattura di cui tu parli è solo il frutto di ben altri presupposti di partenza, rispetto alle elezioni locali, come ben sappiamo.
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Messaggio Da Athos Dom Mag 08, 2016 11:02 am

La saggezza, se c'è, si manifesta sempre, non è intermittente: saggezza politica, intellettuale, intendo, non solo quella personale capace di percepire il proprio interesse immediato, che percepiscono anche i bambini.
I parlamentari scafecchi o corrotti li mandano a Roma, indifferentemente, sia da nord, sia da sud, ad aggiungersi a quelli indigeni di produzione locale romana.

Il fenomeno della corruzione, per altro, è indipendente (nella sostanza) dal livello dal quale si osserva, locale o nazionale.
Così come la formazione e selezione della classe dirigente.

C'era un concetto, interessante, in un vecchio libro di Fruttero e Lucentini, Mille lire al mese, nel quale si descriveva, con lo stile leggero tipico degli autori, la vita quotidiana durante il Ventennio fascista.
Alla fine F&L si chiedevano: "Ma insomma, durante il fascismo gl'Italiani erano liberi?".
Risposta: "Sì, si sentivano liberi, perché facevano coincidere il concetto di libertà con quello che veniva loro concesso".
Naturalmente, un meccanismo simile esiste in qualunque società e sotto qualunque regime, è una questione di accentuazioni e di contenuti specifici.
Ma è interessante il fattore costituito dalla percezione e da ciò che possimo definire "orizzonte".

Se l'amministrazione comunale dev'essere misurata sui fatti che interessano la città, io escluderei i partiti politici: cominciai a pensare questo fin da ragazzino, quando al paesello di mia madre (mille abitanti scarsi) venivano fatti i comizi sul tema del'Imperialismo Americano o dei Comunisti Atei, dai Peppone e don Camillo locali.
Solo liste civiche, in modo tra l'altro che vittorie e sconfitte non possano essere viste e rivendicate dai partiti nazionali con logiche e calcoli di portata nazionale - anche da parte degli stessi elettori.
Io, per esempio, non voterei mai una lista della Lega, nemmeno se fosse capitanata dall'Arcangelo Gabriele, e chi se ne frega delle fontanelle canore e dei cassonetti dell'immondizia allineati come soldatini o dei lampioni sfavillanti.

Voglio dire che faccio mia la riflessione contenuta nel libro di F&L: voto locale, ma penso nazionale, perché ho la residenza locale, ma sono cittadino italiano, e gran parte della mia vita (che svolgo localmente) proviene da fenomeni e da fatti nazionali (e internazionali).

Ritengo poi sbagliato considerare allo stesso modo i piccoli centri e le grandi città.
Un hinterland come quello romano o milanese è una piccola nazione, e non serve che io spieghi cosa questo significhi, dato che è facilmente comprensibile.
Secondo logica, dovrebbero esistere "partiti politici comunali", a Roma, Milano e Napoli: non parlo del PD napoletano o milanese, o di Forza Italia romana o piddina, ma di veri e propri, autonomi, partiti totalmente e specificamnte romani, milanesi e napoletani, formati e strutturati (anche ideologicamnte) sui temi delle rispettive città.

Fantascienza, caro Verci.

Athos

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