«La mossa di Draghi: le mani della Bce sui depositi greci» (Ricciardi su Repubblica, 07\07\15)
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«La mossa di Draghi: le mani della Bce sui depositi greci» (Ricciardi su Repubblica, 07 715)
La mossa di Draghi: le mani della Bce sui depositi greci
di RAFFAELE RICCIARDI (Repubblica)07 luglio 2015
MILANO - Mario Draghi ha confermato la liquidità d'emergenza alle banche greche, con il tetto congelato a 89 miliardi, ma un secondo aspetto delle decisioni del Consiglio della Banca centrale europea è riunito nella serata di lunedì attira l'attenzione degli osservatori finanziari. La Bce ha chiesto infatti più garanzie alle banche greche, destinatarie dei fondi Ela (Emergency liquidity assistance). Si tratta di una mossa che ha un significato politico, ma anche riflessi sulle prospettive concrete che si aprono per le banche elleniche, poichè avvicina la possibilità di un coinvolgimento dei depositi nel salvataggio delle banche. Un precedente già sperimentato dalla crisi di Cipro, che pure ebbe una genesi differente (lì le banche andarono gambe all'aria per l'eccessiva esposizione ai debiti sovrani greci e perché il sistema finanziario era sporporzionato alla struttura economica dell'isola). Alla fine, a Nicosia si decise di mettere le mani in tasca a obbligazionisti e depositanti (sopra 100mila euro) per reperire fondi necessari a sbloccare il pacchetto d'aiuti internazionale.
La liquidità dei fondi Ela. La Bce fornisce liquidità d'emergenza per mezzo della Banca centrale nazionale, alla quale si rivolgono gli istituti che hanno bisogno di un supporto per superare choc temporanei (mancanza di contante). Le condizioni per avere i fondi sono che le banche siano solvibili e che gli istituti presentino del collaterale (titoli di Stato, Abs, altre forme di prestiti) a garanzia della liquidità ricevuta. Una partita di giro che serve a evitare che l'erogazione di liquidità da parte dell'Eurosistema assuma le vesti di un finanziamento diretto. Questo collaterale è accettato dalla Bce, non sempre al valore nominale, ma secondo una valutazione specifica che avviene con l'applicazione di un 'haircut', uno sconto al valore del collaterale stesso in base alla sua qualità.
Le mosse di Draghi. Prima della decisione di lunedì sera, un accurato report di Barclays stimava che il collaterale a disposizione delle banche elleniche - utile per attingere ai fondi Ela - fosse di circa 28 miliardi, includendo nel calcolo uno 'sconto' medio (stimato da Barclays) del 48% circa che la Bce applicava su quei titoli. La Bce ha quindi comunicato - lunedì sera - di aver sì confermato la liquidità a disposizione, a 89 miliardi, ma di aver aumentato lo sconto applicato al collaterale delle banche greche. Queste, per attingere ai fondi Bce, devono di fatto portare più titoli. Indiscrezioni di mercato sostengono che il taglio sia stato applicato in particolare sui titoli di Stato o comunque garantiti dal governo (sarebbe salito al 45%, da un livello però imprecisato): una decisione che riflette il peggioramento della trattativa e quindi la diminuzione del valore del debito pubblico ellenico. I titoli pubblici greci a 10 anni quotano sui mercati, attualmente, poco più di un terzo del valore facciale. La simulazione della banca britannica stabilisce che un possibile incremento dell'haircut medio al 60% avrebbe azzerato il collaterale disponibile alle banche greche per chiedere liquidità d'emergenza. Giuseppe Maraffino di Barclays, coautore di quel report, spiega oggi che "il collaterale (al netto dello sconto) ancora a disposizione delle banche elleniche si è ridotto ulteriormente rispetto alla nostra stima iniziale di 28 miliardi, dopo la mossa della Bce. Per altro, è una cifra di sistema, ma la situazione può cambiare da istituto a istituto, con alcune banche che potrebbero essere in condizioni di stress superiore ad altre".
Le mani sui conti correnti. Sul mercato altre indiscrezioni rilanciate da Reuters parlano di un incremento complessivo dell'haircut di dieci punti, con un cuscinetto ancora disponibile che si allarga e stringe a seconda delle voci tra 20 e meno di dieci miliardi. In ogni caso, questa situazione mette ulteriore pressione al livello politico, per un raggiungimento di un accordo. Alla fine della settimana, pur con i limiti ai ritiri in vigore, potrebbero esaurirsi i contanti agli sportelli ellenici. E intanto tornano a profilarsi gli scenari di coinvolgimento dei depositi di fronte a un peggioramento del quadro finanziario. Se la Bce decidesse di far salire ulteriormente l'haircut, ad esempio al 75%, le banche vedrebbero evaporare il valore dei titoli che ora portano usano collaterale. Sarebbero allora costrette ad attingere agli stessi depositi (in quel caso nella misura del 27%, dice una simulazione del blog finanziario ZeroHedge) le garanzie da presentare alla Bce, in cambio di liquidità: denaro in cambio di denaro. Si tratta, è bene ricordare, ancora di esercizi ipotetici. Già qualche giorno fa ilFinancial Times aveva scritto dell'ipotesi di metter mano ai depositi superiori agli 8mila euro, con un taglio del 30%, scatenando la reazione dell'Eba (l'Autorità delle banche europee), che aveva precisato di non esser a conoscenza di tali progetti. La soglia degli 8mila euro, ad esempio, porrebbe la misura fuori dalle norme europee che prevedono le garanzie sui depositi fino a 100mila euro (applicata nel caso di Cipro). Come potrebbe lo Stato ellenico tener fede a quella garanzia, nelle condizioni di cassa nelle quali si ritrova? E ancora, nel caso di Nicosia la misura si era iscritta in un piano complessivo di salvataggio, mentre ora - senza un accordo politico - in Grecia colpirebbe ancora la popolazione, con un danno notevole all'immagine del governo di Syriza.
Il piano di salvataggio. "La soluzione del 'bail-in' rimane da applicarsi quando le banche sono sull'orlo del fallimento, ma come estrema ratio e dopo aver fatto assorbire le perdite a chi detiene direttamente il capitale delle bance, azionisti e obbligazionisti", ricorda Vincenzo Longo di Ig Markets. Dall'Eurotower è quindi partito l'ennesimo avvertimento. Per affrontare il problema immediato della liquidità, di fronte a un prevedibile aumento dei ritiri qualora riaprissero gli istituti, servirebbe di contro il contemporaneo aumento del tetto dell'Ela e una riduzione dello sconto applicato sul collaterale. Condizioni che Draghi potrebbe applicare solo di fronte a una piena risoluzione politica della questione, con un accordo e un nuovo piano di supporto finanziario. "Che, vista la gravità della situazione, a questo punto difficilmente potrà prescindere da una piano di salvataggio del sistema bancario, magari di nuovo attraverso una nazionalizzazione che già viene ventilata", chiosa Longo.
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di RAFFAELE RICCIARDI (Repubblica)07 luglio 2015
MILANO - Mario Draghi ha confermato la liquidità d'emergenza alle banche greche, con il tetto congelato a 89 miliardi, ma un secondo aspetto delle decisioni del Consiglio della Banca centrale europea è riunito nella serata di lunedì attira l'attenzione degli osservatori finanziari. La Bce ha chiesto infatti più garanzie alle banche greche, destinatarie dei fondi Ela (Emergency liquidity assistance). Si tratta di una mossa che ha un significato politico, ma anche riflessi sulle prospettive concrete che si aprono per le banche elleniche, poichè avvicina la possibilità di un coinvolgimento dei depositi nel salvataggio delle banche. Un precedente già sperimentato dalla crisi di Cipro, che pure ebbe una genesi differente (lì le banche andarono gambe all'aria per l'eccessiva esposizione ai debiti sovrani greci e perché il sistema finanziario era sporporzionato alla struttura economica dell'isola). Alla fine, a Nicosia si decise di mettere le mani in tasca a obbligazionisti e depositanti (sopra 100mila euro) per reperire fondi necessari a sbloccare il pacchetto d'aiuti internazionale.
La liquidità dei fondi Ela. La Bce fornisce liquidità d'emergenza per mezzo della Banca centrale nazionale, alla quale si rivolgono gli istituti che hanno bisogno di un supporto per superare choc temporanei (mancanza di contante). Le condizioni per avere i fondi sono che le banche siano solvibili e che gli istituti presentino del collaterale (titoli di Stato, Abs, altre forme di prestiti) a garanzia della liquidità ricevuta. Una partita di giro che serve a evitare che l'erogazione di liquidità da parte dell'Eurosistema assuma le vesti di un finanziamento diretto. Questo collaterale è accettato dalla Bce, non sempre al valore nominale, ma secondo una valutazione specifica che avviene con l'applicazione di un 'haircut', uno sconto al valore del collaterale stesso in base alla sua qualità.
Le mosse di Draghi. Prima della decisione di lunedì sera, un accurato report di Barclays stimava che il collaterale a disposizione delle banche elleniche - utile per attingere ai fondi Ela - fosse di circa 28 miliardi, includendo nel calcolo uno 'sconto' medio (stimato da Barclays) del 48% circa che la Bce applicava su quei titoli. La Bce ha quindi comunicato - lunedì sera - di aver sì confermato la liquidità a disposizione, a 89 miliardi, ma di aver aumentato lo sconto applicato al collaterale delle banche greche. Queste, per attingere ai fondi Bce, devono di fatto portare più titoli. Indiscrezioni di mercato sostengono che il taglio sia stato applicato in particolare sui titoli di Stato o comunque garantiti dal governo (sarebbe salito al 45%, da un livello però imprecisato): una decisione che riflette il peggioramento della trattativa e quindi la diminuzione del valore del debito pubblico ellenico. I titoli pubblici greci a 10 anni quotano sui mercati, attualmente, poco più di un terzo del valore facciale. La simulazione della banca britannica stabilisce che un possibile incremento dell'haircut medio al 60% avrebbe azzerato il collaterale disponibile alle banche greche per chiedere liquidità d'emergenza. Giuseppe Maraffino di Barclays, coautore di quel report, spiega oggi che "il collaterale (al netto dello sconto) ancora a disposizione delle banche elleniche si è ridotto ulteriormente rispetto alla nostra stima iniziale di 28 miliardi, dopo la mossa della Bce. Per altro, è una cifra di sistema, ma la situazione può cambiare da istituto a istituto, con alcune banche che potrebbero essere in condizioni di stress superiore ad altre".
Le mani sui conti correnti. Sul mercato altre indiscrezioni rilanciate da Reuters parlano di un incremento complessivo dell'haircut di dieci punti, con un cuscinetto ancora disponibile che si allarga e stringe a seconda delle voci tra 20 e meno di dieci miliardi. In ogni caso, questa situazione mette ulteriore pressione al livello politico, per un raggiungimento di un accordo. Alla fine della settimana, pur con i limiti ai ritiri in vigore, potrebbero esaurirsi i contanti agli sportelli ellenici. E intanto tornano a profilarsi gli scenari di coinvolgimento dei depositi di fronte a un peggioramento del quadro finanziario. Se la Bce decidesse di far salire ulteriormente l'haircut, ad esempio al 75%, le banche vedrebbero evaporare il valore dei titoli che ora portano usano collaterale. Sarebbero allora costrette ad attingere agli stessi depositi (in quel caso nella misura del 27%, dice una simulazione del blog finanziario ZeroHedge) le garanzie da presentare alla Bce, in cambio di liquidità: denaro in cambio di denaro. Si tratta, è bene ricordare, ancora di esercizi ipotetici. Già qualche giorno fa ilFinancial Times aveva scritto dell'ipotesi di metter mano ai depositi superiori agli 8mila euro, con un taglio del 30%, scatenando la reazione dell'Eba (l'Autorità delle banche europee), che aveva precisato di non esser a conoscenza di tali progetti. La soglia degli 8mila euro, ad esempio, porrebbe la misura fuori dalle norme europee che prevedono le garanzie sui depositi fino a 100mila euro (applicata nel caso di Cipro). Come potrebbe lo Stato ellenico tener fede a quella garanzia, nelle condizioni di cassa nelle quali si ritrova? E ancora, nel caso di Nicosia la misura si era iscritta in un piano complessivo di salvataggio, mentre ora - senza un accordo politico - in Grecia colpirebbe ancora la popolazione, con un danno notevole all'immagine del governo di Syriza.
Il piano di salvataggio. "La soluzione del 'bail-in' rimane da applicarsi quando le banche sono sull'orlo del fallimento, ma come estrema ratio e dopo aver fatto assorbire le perdite a chi detiene direttamente il capitale delle bance, azionisti e obbligazionisti", ricorda Vincenzo Longo di Ig Markets. Dall'Eurotower è quindi partito l'ennesimo avvertimento. Per affrontare il problema immediato della liquidità, di fronte a un prevedibile aumento dei ritiri qualora riaprissero gli istituti, servirebbe di contro il contemporaneo aumento del tetto dell'Ela e una riduzione dello sconto applicato sul collaterale. Condizioni che Draghi potrebbe applicare solo di fronte a una piena risoluzione politica della questione, con un accordo e un nuovo piano di supporto finanziario. "Che, vista la gravità della situazione, a questo punto difficilmente potrà prescindere da una piano di salvataggio del sistema bancario, magari di nuovo attraverso una nazionalizzazione che già viene ventilata", chiosa Longo.
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Re: «La mossa di Draghi: le mani della Bce sui depositi greci» (Ricciardi su Repubblica, 07\07\15)
Comunque la crisi Greca sarà ben poca cosa se la bolla Cinese dovesse scoppiare davvero...
Mi sa che si ripresenterà nuovamente un tonfo tipo 2008... Ed in questo periodo sarà un bel casino! Ma forse in questo modo la Germania diventerà un po' più mite.
Mi sa che si ripresenterà nuovamente un tonfo tipo 2008... Ed in questo periodo sarà un bel casino! Ma forse in questo modo la Germania diventerà un po' più mite.
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