Sallustio. La congiura di Catilina.
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Sallustio. La congiura di Catilina.
Per Erasmus.
Erasmus, mi sposto qui per continuare il discorso di stamane O.T.
Oggi mi soffermo un po' su Sallustio, non credo che occorrano spiegazioni su chi sia, o su cosa scrisse, o sul periodo storico in cui visse, essendo uno scrittore celeberrimo.
Per Erasmus:Se pensi che debba aggiungere un commento a Sallustio e al brano che cito-è Catilina che parla-il suo linguaggio arieggia quello dei Gracchi che si occupavano della questione sociale,- dimmelo e lo faro'.
Grazie
Sallustio, La congiura di Catilina, XX.
Già il mio pensiero esposi a ciascuno di voi separatamente; di giorno in giorno sempre piu' s'infiamma il mio coraggio, pensando quale sarà il nostro avvenire se non ci conquisteremo la libertà. Dacchè , la Repubblica è preda di pochi e ad essi ubbidiscono i popoli e sovrani, noi tutti, ardimentosi, onesti, nobili, noi tutti non siamo altro che volgo, senza autorità, senza credito, sudditi di alcuni che, se veramente la Repubblica esistesse, tremerebbero di noi. Perciò favori, potenza, onori ricchezza, stanno con loro o con chi loro vogliono; a noi non rimangono che ripulse, condanne, povertà e pericoli.
Fino a quando, o fortissimi, noi sopporteremo tale vergogna?
Prima di perdere senza onore una vita misera e obbobriosa, ludibrio della superbia altrui, non è preferibile morire da valorosi? Ma chiamo a testimoni gli uomini e gli dei che la vittoria è in noi, in noi bollenti di giovinezza e di coraggio, non in costoro, che si sono invecchiati e resi vili tra le loro ricchezze. A noi basta iniziare, chè l'opera da sè stessa si compirà.
Qual uomo di animo forte soffrirà che a costoro sopravvanzino tante ricchezze da poter fabbricare nel mare e da poter spianare i monti, mentre a noi manca il necessario? Costoro hanno due o piu' palazzi; noi nemmeno un tugurio. Essi mercanteggiano statue, intagli, pitture ; edificano, abbattono, riedificano; insomma, pur profondendo il loro denaro in ogni lusso, ad essi sempre ne avanza. Noi invece abbiamo in casa miseria e fuori debiti. Cattivo è il nostro presente; pessimo si prospetta l'avvenire e non ci rimane che una vita infelice.
Tutto ciò non è dunque sufficiente a destarvi? Ecco che si presenta dinanzi a voi la sospirata libertà e, con essa, le ricchezze, lo splendore, la gloria, i premi, cioè tutto ciò che la fortuna dà ai vincitori. L'impresa per sè stessa, i pericoli, la necessità, la ricca preda, piu' che le mie parole vi esortano. Abbiatemi come duce o come soldato, poichè non mi manca nè l'ingegno, nè la forza. Io spero di esservi in quest'impresa consigliere e compagno, s'io non mi inganno e se voi non siete pronti piu' a servire , che a comandare!
Erasmus, mi sposto qui per continuare il discorso di stamane O.T.
Oggi mi soffermo un po' su Sallustio, non credo che occorrano spiegazioni su chi sia, o su cosa scrisse, o sul periodo storico in cui visse, essendo uno scrittore celeberrimo.
Per Erasmus:Se pensi che debba aggiungere un commento a Sallustio e al brano che cito-è Catilina che parla-il suo linguaggio arieggia quello dei Gracchi che si occupavano della questione sociale,- dimmelo e lo faro'.
Grazie
Sallustio, La congiura di Catilina, XX.
Già il mio pensiero esposi a ciascuno di voi separatamente; di giorno in giorno sempre piu' s'infiamma il mio coraggio, pensando quale sarà il nostro avvenire se non ci conquisteremo la libertà. Dacchè , la Repubblica è preda di pochi e ad essi ubbidiscono i popoli e sovrani, noi tutti, ardimentosi, onesti, nobili, noi tutti non siamo altro che volgo, senza autorità, senza credito, sudditi di alcuni che, se veramente la Repubblica esistesse, tremerebbero di noi. Perciò favori, potenza, onori ricchezza, stanno con loro o con chi loro vogliono; a noi non rimangono che ripulse, condanne, povertà e pericoli.
Fino a quando, o fortissimi, noi sopporteremo tale vergogna?
Prima di perdere senza onore una vita misera e obbobriosa, ludibrio della superbia altrui, non è preferibile morire da valorosi? Ma chiamo a testimoni gli uomini e gli dei che la vittoria è in noi, in noi bollenti di giovinezza e di coraggio, non in costoro, che si sono invecchiati e resi vili tra le loro ricchezze. A noi basta iniziare, chè l'opera da sè stessa si compirà.
Qual uomo di animo forte soffrirà che a costoro sopravvanzino tante ricchezze da poter fabbricare nel mare e da poter spianare i monti, mentre a noi manca il necessario? Costoro hanno due o piu' palazzi; noi nemmeno un tugurio. Essi mercanteggiano statue, intagli, pitture ; edificano, abbattono, riedificano; insomma, pur profondendo il loro denaro in ogni lusso, ad essi sempre ne avanza. Noi invece abbiamo in casa miseria e fuori debiti. Cattivo è il nostro presente; pessimo si prospetta l'avvenire e non ci rimane che una vita infelice.
Tutto ciò non è dunque sufficiente a destarvi? Ecco che si presenta dinanzi a voi la sospirata libertà e, con essa, le ricchezze, lo splendore, la gloria, i premi, cioè tutto ciò che la fortuna dà ai vincitori. L'impresa per sè stessa, i pericoli, la necessità, la ricca preda, piu' che le mie parole vi esortano. Abbiatemi come duce o come soldato, poichè non mi manca nè l'ingegno, nè la forza. Io spero di esservi in quest'impresa consigliere e compagno, s'io non mi inganno e se voi non siete pronti piu' a servire , che a comandare!
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