USA: il grande spione - Google, Datagate e Microsoft minacciano causa
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USA: il grande spione - Google, Datagate e Microsoft minacciano causa
Datagate, Microsoft e Google unite: "Faremo causa al Governo Usa"
I due colossi, "preoccupati per la riluttanza" dell'amministrazione statunitense, vogliono vuotare il sacco e chiarire definitivamente il proprio coinvolgimento nelle operazioni di sorveglianza dell'Nsa. Ma rivelare tutti i dati sembra inaccettabile per il Dipartimento di giustizia. Si cerca un compromesso, altrimenti sarà guerra legale
Datagate, Microsoft e Google unite: "Faremo causa al Governo Usa"ROMA - Microsoft e Google vogliono fare causa al governo statunitense e si uniscono in un'inedita alleanza per la trasparenza. A meno che non si trovi una via d'uscita che sposi sicurezza del Paese e immagine aziendale. La partita del Datagate fatica a chiudersi: i due colossi, dopo il tira e molla degli ultimi mesi, rivendicano infatti il diritto di chiarire completamente le informazioni su quanto rivelato nell'ambito dei programmi della National security agency. Insomma, l'onda lunga di Edward Snowden, l'ex informatico che ha trovato rifugio in Russia contribuendo a congelare i rapporti fra Putin e Obama, non si placa. E rischia di traslocare nei tribunali.
Le due società restano infatti "preoccupate per la la continua riluttanza da parte del governo a permettere la pubblicazione di dati sufficienti in relazione alle disposizioni del Foreign intelligence surveillance act (Fisa)". Lo ha scritto Brad Smith, vice presidente esecutivo e consigliere generale di Microsoft, in un blog del gruppo. Il riferimento è all'atto del 1978 dedicato alla regolamentazione delle procedure per la sorveglianza fisica ed elettronica e per la raccolta delle informazioni di intelligence straniera. Secondo Smith c'è modo di pubblicare le informazioni senza rischi. L'importante è che sia fatto al più presto: si tratta di un interesse "vitale" per i due gruppi.
Alcuni dati sono già stati svelati sia dal colosso di Redmond che da Facebook. Per il social network di Mark Zuckerberg si parla di 25mila richieste solo nell'arco degli ultimi sei mesi. Ma il braccio di ferro in corso, nonché la pressione di Menlo Park e Seattle, sono significativi: quanto divulgato costituisce evidentemente poca cosa rispetto alla mole effettiva delle intercettazioni e registrazioni effettuate negli anni. Situazione tuttavia controversa anche per le stesse web company: dopo aver collaborato sottotraccia, in misure e dimensioni diverse, pretendono ora l'autorizzazione a vuotare completamente il sacco di fronte alla platea mondiale dei propri utenti. Obiettivo: difendere la reputazione in tema di privacy, già piuttosto compromessa dai colpi degli ultimi mesi.
Difficile che dall'amministrazione Obama arrivi un via libera. Il governo teme infatti che ulteriori rivelazioni possano colpire interessi di sicurezza nazionale. Il massimo possibile, secondo la Cnn, potrebbe essere la declassificazione di alcuni documenti, da suddividere poi per tipo di richiesta, quantità e società di telecomunicazione: un compromesso per evitare cause legali che Microsoft e Google sembrano intenzionate a lanciare nel giro di poco tempo. "Nelle ultime settimane - continua Smith - abbiamo accettato che il Dipartimento di giustizia rinviasse per sei volte la scadenza entro la quale il governo doveva rispondere" alle richieste dei due gruppi presentate nel giugno scorso a una corte federale americana. "Siamo delusi dal fatto che questi negoziati siano falliti: faremo causa nella speranza che i giudici sostengano il nostro diritto a parlare con più libertà".
I due colossi, "preoccupati per la riluttanza" dell'amministrazione statunitense, vogliono vuotare il sacco e chiarire definitivamente il proprio coinvolgimento nelle operazioni di sorveglianza dell'Nsa. Ma rivelare tutti i dati sembra inaccettabile per il Dipartimento di giustizia. Si cerca un compromesso, altrimenti sarà guerra legale
Datagate, Microsoft e Google unite: "Faremo causa al Governo Usa"ROMA - Microsoft e Google vogliono fare causa al governo statunitense e si uniscono in un'inedita alleanza per la trasparenza. A meno che non si trovi una via d'uscita che sposi sicurezza del Paese e immagine aziendale. La partita del Datagate fatica a chiudersi: i due colossi, dopo il tira e molla degli ultimi mesi, rivendicano infatti il diritto di chiarire completamente le informazioni su quanto rivelato nell'ambito dei programmi della National security agency. Insomma, l'onda lunga di Edward Snowden, l'ex informatico che ha trovato rifugio in Russia contribuendo a congelare i rapporti fra Putin e Obama, non si placa. E rischia di traslocare nei tribunali.
Le due società restano infatti "preoccupate per la la continua riluttanza da parte del governo a permettere la pubblicazione di dati sufficienti in relazione alle disposizioni del Foreign intelligence surveillance act (Fisa)". Lo ha scritto Brad Smith, vice presidente esecutivo e consigliere generale di Microsoft, in un blog del gruppo. Il riferimento è all'atto del 1978 dedicato alla regolamentazione delle procedure per la sorveglianza fisica ed elettronica e per la raccolta delle informazioni di intelligence straniera. Secondo Smith c'è modo di pubblicare le informazioni senza rischi. L'importante è che sia fatto al più presto: si tratta di un interesse "vitale" per i due gruppi.
Alcuni dati sono già stati svelati sia dal colosso di Redmond che da Facebook. Per il social network di Mark Zuckerberg si parla di 25mila richieste solo nell'arco degli ultimi sei mesi. Ma il braccio di ferro in corso, nonché la pressione di Menlo Park e Seattle, sono significativi: quanto divulgato costituisce evidentemente poca cosa rispetto alla mole effettiva delle intercettazioni e registrazioni effettuate negli anni. Situazione tuttavia controversa anche per le stesse web company: dopo aver collaborato sottotraccia, in misure e dimensioni diverse, pretendono ora l'autorizzazione a vuotare completamente il sacco di fronte alla platea mondiale dei propri utenti. Obiettivo: difendere la reputazione in tema di privacy, già piuttosto compromessa dai colpi degli ultimi mesi.
Difficile che dall'amministrazione Obama arrivi un via libera. Il governo teme infatti che ulteriori rivelazioni possano colpire interessi di sicurezza nazionale. Il massimo possibile, secondo la Cnn, potrebbe essere la declassificazione di alcuni documenti, da suddividere poi per tipo di richiesta, quantità e società di telecomunicazione: un compromesso per evitare cause legali che Microsoft e Google sembrano intenzionate a lanciare nel giro di poco tempo. "Nelle ultime settimane - continua Smith - abbiamo accettato che il Dipartimento di giustizia rinviasse per sei volte la scadenza entro la quale il governo doveva rispondere" alle richieste dei due gruppi presentate nel giugno scorso a una corte federale americana. "Siamo delusi dal fatto che questi negoziati siano falliti: faremo causa nella speranza che i giudici sostengano il nostro diritto a parlare con più libertà".
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