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Didone. 3a parte

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Messaggio Da tessa Mar Set 23, 2014 5:53 pm

Didone. 3a parte

Eneide I Libro.
 Giunone,come si sa, ferita dai Troiani, supplica Eolo di scagliare i venti contro le loro navi, Eolo scaglia i venti Euro, Noto,Africo e Aquilone contro la flotta di Enea ma Nettuno, vedendo il suo mare sconvolto, riporterà la calma nelle acque. Durante la procella è menzionato per la prima volta Enea, nel verso 92, mentre, come ho già detto, Omero e gli aedi e rapsodi omerici menzionano subito i protagonisti.

Extemplo Aeneae solvuntur frigore membra;
ingemit et duplicis tendens ad sidera palmas
talia voce refert:....

( Enea si sente agghiacciare le membra di paura,
gemendo leva le mani verso le stelle e dice:...)

" O mille volte beato chi ebbe la fortuna
di morire dinanzi agli occhi di suo padre
sotto le mura di Troia!..."
Ecco che Virgilio fa salire sul proscenio un Enea che piange, che supplica e a dire il vero non rimane scolpito nelle nostre menti come Odisseo, che conosce il braciere ardente ma sa uscirne, o come gli eroi dell 'Iliade, che ci hanno affascinato per la loro estrema belligeranza, e ci accorgeremo forse di Enea solo negli ultimi versi dell'ultimo Libro allorchè estrarrà  la spada sanguinante dal cuore di Turno ,che gli aveva ucciso il carisimo amico Pallante, figlio del re arcade Evandro.

Intanto Venere, la madre di Enea, supplica Giove di aiutare suo figlio e Giove risponde che lo farà

.....Quin aspera Iuno,
quae mare nunc terrasque metu caelumque fatigat,
consilia in melius referet, mecumque fovebit
Romanos, rerum dominos gentemque togatam

( E la stessa crudele Giunone, che adesso
sconvolge mare, terre e cielo, muterà
d'avviso in meglio e con me favorirà i Romani
vestiti di toga, dominatori del mondo.)

Enea intanto, che aveva meditato a lungo dopo la fine della procella, riprende il piglio del condottiero e decide di esplorare luoghi ignoti e qui incontra la madre in veste di fanciulla, come una vergine di Sparta, e solo infine capirà che à una dea, e ho citato i altro 3d le famose parole "et vera incessu patuit dea" ( si rivelò vera Dea nell'incedere) cui si ispirerà Petrarca per comporre il sonetto "Erano i capei d'oro a l'aura sparsi".

                          
FINE TERZA PARTE.CONTINUA
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