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Addio allo scrittore Gabriel Garcia Marquez

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Messaggio Da Verci Ven Apr 18, 2014 7:34 am

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Il premio Nobel alla letteratura è morto oggi nella sua casa di Città del Messico a 87 anni. Nei giorni scorsi era stato ricoverato, ma poi dimesso, per l'aggravarsi di una polmonite. 'Gabo' è stato l'autore di 'Cent'anni di solitudine', romanzo chiave del realismo magico ibero-americano. Negli ultimi anni aveva limitato le apparizioni pubbliche a causa della malattia. Il presidente colombiano Santos: "I giganti non muoiono mai"

CITTA' DEL MESSICO - E' morto lo scrittore e premio Nobel alla letteraturaGabriel Garcia Marquez. 'Gabo' era stato ricoverato in ospedale il 3 aprile scorso a Città del Messico, nella clinica Salvador Zubiran per l'aggravarsi di una polmonite. Successivamente era stato dimesso. L'autore di Cent'anni di solitudine, romanzo chiave del realismo magico ibero-americano, aveva compiuto 87 anni il 6 marzo scorso. Negli ultimi giorni, secondo quanto avevano riferito i medici, le sue condizioni di salute erano apparse particolarmente delicate. La sorella Aida, 83 anni, intervistata dall'emittente colombiana Caracolsulle condizioni di salute del premio Nobel colombiano, aveva detto: "Dobbiamo essere pronti alla volontà di Dio. Uno vorrebbe che la gente fosse eterna, che non morisse mai, ma dobbiamo essere pronti alla volontà di Dio". Il quotidiano di Bogotà El Espectador sottolinea in un titolo a tutta pagina "Per sempre Gabriel".


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La morte di Marquez è la notizia di apertura di tutti i siti online e dei notiziari tv in Brasile. Il premio Nobel colombiano è ricordato come "uno dei maggiori scrittori del XX secolo". Molti media brasiliani mostrano immagini di 'Gabo' a Cuba, al fianco del "suo amico Fidel Castro". Marquez sarebbe morto a casa, a Città del Messico, attorno a mezzogiorno, riferiscono persone vicine alla sua famiglia che hanno parlato a patto di mantenere l'anonimato per rispettare la privacy dei suoi cari. 

Considerato lo scrittore più popolare in lingua spagnola dopo Miguel de Cervantes nel 17esimo secolo, Marquez ha raggiunto una celebrità letteraria che ha generato confronti con Mark Twain e Charles Dickens.

Con lui la letteratura sudamericana ha trovato la reale coscienza della propria identità, saldando la tradizione culturale europea con il mondo e la tradizione locale in modo nuovo, risolto. Quel modo che sarà all'origine del boom dei narratori latinoamericani nel mondo negli anni '60. E l'emblema non può che essere l'esemplare realtà della sua fantastica Macondo, la provincia di fantasia creata dallo scrittore e in cui si svolgono quasi tutti i suoi racconti, riflettendo verità e storia della Colombia d'oggi.

Il romanzo del 1967 Cent'anni di solitudine ha venduto 50 milioni di copie in più di 25 lingue: nella memoria di chi lo ha amato risuonerà sempre uno degli incipit più celebri della storia della letteratura: quello in cui il colonnello Aureliano Buendia viene portato dal padre a conoscere il ghiaccio. Tra le sue pubblicazioni anche Cronaca di una morte annunciata, L'amore ai tempi del colera, Il generale nel suo labirinto, e L'autunno del patriarca. Marquez ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1982 (video), e i suoi libri sono stati venduti più di qualsiasi altra pubblicazione in spagnolo eccetto la Bibbia.

Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, ha scritto in un tweet: "Mille anni di solitudine e tristezza per la morte del più grande dei colombiani di tutti i tempi. Solidarietà e condoglianze a Gabo e la famiglia". Poi, alcuni minuti dopo, Santos torna a scrivere: "I giganti non muoiono mai". In un discorso alla nazione, Santos ha ricordato "lo scrittore che ha cambiato la vita dei suoi lettori", annunciando tre giorni di lutto nazionale nel Paese. In un breve intervento a reti unificate, Santos ha "ringraziato" lo scrittore per aver ricordato al mondo che "la Colombia e l'America Latina non siamo, ne saremo, condannati ad altri 100 anni di solitudine e che sapremo avere una seconda opportunita'". "Per noi, i colombiani, 'Gabo' non ha inventato il realismo magico ma è il miglior esponente di un paese che è' in se' stesso realismo magico", ha aggiunto, ricordando che le bandiere colombiane saranno a mezz'asta quale omaggio "a chi ha dato voce ai nostri silenzi e alle leggende dei nostri nonni".

Negli ultimi anni Marquez aveva limitato le apparizioni pubbliche. Lo scorso mese per il suo compleanno era stato festeggiato davanti alla stampa da amici e sostenitori, che gli avevano portato torta e fiori fuori dalla sua abitazione in un quartiere nel sud di Città del Messico. Lo scrittore non aveva parlato in quell'occasione. 
L'amica di Garcia Marquez, Elena Poniatowska, giornalista e scrittrice messicana, ha detto di averlo visto l'ultima volta quando lui è andata a trovarla a casa sua lo scorso novembre con un bouquet di rose gialle. Il bouquet compare spesso nel romanzo di Marquez Cent'anni di solitudine. "Sembrava stare bene", aveva detto Poniatowska ad Associated Press.

"Con la morte di Gabriel Garcia Marquez, il mondo ha perso uno dei suoi più grandi scrittori visionari e uno dei miei preferiti sin da quando ero giovane". CosìBarack Obama piange lo scrittore colombiano. "Chiamato affettuosamente 'Gabo' da milioni dei suoi fan - ricorda Obama - ha vinto il Nobel con il suo capolavoro 2Cent'anni di Solitudine". Una volta - prosegue - ho avuto il privilegio di incontrarlo in Messico, dove mi ha regalato una copia di questo capolavoro con dedica, un volume che oggi accarezzo con affetto".

"Fiero colombiano, rappresentante e voce del popolo delle Americhe, maestro del genere del 'realismo magico', che ha ispirato tanti altri a prendere in mano la penna.  Il mio cordoglio - conclude il presidente degli Usa - va alla sua famiglia e a suoi amici, che spero abbiano conforto nel fatto che l'opera di Gabo continuerà a vivere per le generazioni a venire".

"E' morto un grande scrittore, le cui opere hanno dato una grande diffusione e un grande prestigio alla nostra lingua": così ha reso omaggio a Gabriel Garcia Marquez il suo collega peruviano Mario Vargas Llosa.

In brevi dichiarazioni alla stampa ad Ayacucho, Vargas Llosa - che è stato amico di Garcia Marquez per anni, fino a una clamorosa rottura nel febbraio del 1976, segnata da un pugno in faccia con il quale il peruviano colpì 'Gabo' in un cinema di Città del Messico, per motivi mai chiariti - ha sottolineato che "i suoi romanzi continueranno a vivere e a conquistare lettori ovunque" prima di concludere con "condoglianze alla sua famiglia".

 "Ho appreso con tristezza la notizia della morte dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez", ha twittato la presidente brasiliana Dilma Rousseff."Gabo conduceva i lettori nelle sue Macondo immaginarie come chi svela un mondo nuovo ad un bambino. I suoi singolari personaggi e la sua America latina esuberante rimarranno marcati nei cuori e nelle menti dei suoi milioni di lettori", ha aggiunto.

L'INCONTRO Whisky e aragosta: a cena con il maestro

Nato a Aracataca nel 1928, Marquez ha frequentato a Bogotà la facoltà di giurisprudenza, già scrivendo e pubblicando su riviste i primi racconti, prima di arrivare al giornalismo, chiamato a Cartaghena per lavorare a El Universal. Nella capitale torna nel 1954 per collaborare a El Espectador e l'anno dopo si reca in Europa, mentre esce il suo primo romanzo, 'Foglie morte'.
Un viaggio importante e in cui nasce, tra l'altro il forte legame con l'Italia e il nostro cinema, amato da sempre con quello francese, in opposizione alle produzioni americane. A Roma frequenta il Centro Sperimentale, conosceCesare Zavattini e molti altri personaggi, come testimoniano le sue corrispondenze, ma anche un racconto intitolato 'La santa'. A Bogotà scriveva: "Una favola', girata però in un ambiente insolito, mescolando il reale e il fantastico in modo geniale, al punto che spesso non è possibile sapere dove finisce l'uno e dove comincia l'altro", non parlando, come potrebbe sembrare, della propria letteratura, ma recensendo 'Miracolo a Milano' di Vittorio De Sica.

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La figura di Marquez non è però legata solo alla sua attività letteraria e la sua notorietà l'ha sempre usata anche come megafono per un un impegno in nome della libertà e giustizia, valori spesso dimenticati dalle dittature sudamericane ma anche dai paesi del 'socialismo reale', oltre che internazionalmente contro la pena di morte o per il disarmo. Amico di Fidel Castro, che ha definito "uno dei grandi idealisti del nostro tempo", ma cui ha sempre chiesto più democrazia, accanto a lui ha assistito all'Avana alla messa di Papa Giovanni Paolo II durante la storica visita pontificia del 1998. Anche per questo, tra tante polemiche, è sempre vissuto più all'estero che nel proprio Paese.
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Messaggio Da Erasmus Sab Giu 21, 2014 7:15 pm

Verci ha scritto:[...]un un impegno in nome della libertà e giustizia, valori spesso dimenticati dalle dittature sudamericane ma anche dai paesi del 'socialismo reale', oltre che internazionalmente contro la pena di morte o per il disarmo. Amico di Fidel Castro, che ha definito "uno dei grandi idealisti del nostro tempo", ma cui ha sempre chiesto più democrazia,[...]
 Addio allo scrittore Gabriel Garcia Marquez 3288108709 
Non capisco come si possa conciliare l'impegno per la "libertà", conntro le "dittature" e persino contro la "pena di morte" con l'amicizia con Fidel Castro; men che meno col definirlo "uno dei grandi idealisti del nostro tempo".
A proposito della pena di morte: a Cuba c'è ancora, anche se da 10 anni si usa commutarla in 30 anni di carcere. L'ultima esecuzione è del 2003 (ben posteriore all'amicizia di "Gabo" con "Fidel"): giustiziati  con fucilazione tre cubani rei non di assassinio né di rapina, bensì di aver tentato senza successo il dirottamento di una nave per riuscire ad emigrare clandestinamente negli USA.
[Per non parlare dei giustiziati dopo processi da commedia e dei morti in carcere dove erano lasciati  marcire i dissidenti, spesso in condizioni da marcire molto in fretta.]
-------
Verci: mi pare che l'articolo venga dal quotidiano online Repubblica.it.  Ma non sono stato capace di trovare l'originale . L'ho invece trovato in più siti che lo riprendevano da là, ma senza immagini.
Per curiosità: da dove viene e che rappresenta l'immagine ... che rimetto qui sotto?
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Grazie anticipate per la risposta.
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Messaggio Da Verci Lun Giu 23, 2014 1:32 am

Caro Erasmus, la foto è del 1972, è stata rilasciata dalla Fundación Gabriel García Márquez para el Nuevo Periodismo Iberoamericano (FNPI) e ritrae il poeta in una località ignota. Concordo con le tue osservazioni, ovviamente, dal momento che l'idealismo socialista di Castro, come tutti gli idealismi rivoluzionari, si è dovuto poi scontrare con quelli che sono i limiti e gli obblighi che la democrazia impone. Teniamo comunque debito conto che l'embargo USA, applicato dopo la riforma agraria e l'esproprio dei terreni di proprietà di latifondisti statunitensi, ha contribuito fortemente a danneggiarne l'economia, riducendo l'economia dell'isola - con l'imposizione di successive sanzioni - a dover dipendere quasi unicamente dall'URSS.  

Sulla questione di come si possa conciliare l'impegno per la "libertà", contro le "dittature" e persino contro la "pena di morte" con l'amicizia con Fidel Castro, credo che abbia più valore un'amicizia che possa magari contribuire a modificare il sistema, piuttosto che un'ostilità inconclusiva. 

Qualcuno, ad esempio, potrebbe criticare questa foto, e lamentare che Giovanni Paolo II non abbia condannato la dittatura cilena. I gesti e le dichiarazioni devono quindi essere letti secondo una visuale contestuale al momento in cui sono state fatte.

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Messaggio Da Erasmus Lun Giu 23, 2014 11:55 am

Grazie Verci.
Avrei molto da dire, troppo.
Ma il discorso porterebbe lontano, (oltre ad essere fuori tema ... ed oltre al fatto che, lento come son diventato, ci metterei troppo ad esprimerlo).
Verci ha scritto:Sulla questione di come si possa conciliare l'impegno per la "libertà", contro le "dittature" e persino contro la "pena di morte" con l'amicizia con Fidel Castro, credo che abbia più valore un'amicizia che possa magari contribuire a modificare il sistema, piuttosto che un'ostilità inconclusiva. 
Non siamo sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda!

Continuo a ritenere inconciliabile le espressioni di stima e di amicizia (cose molto diverse dall'amore anche del nemico, secondo l'insegnamento cristiano) con chi non solo pensa e sostiene idee contrarie a quelle che io ho in merito alla libertà e alla dignità della persona, ma nei fatti opera (specialmente se è un "potente") all'opposto di quello che io reputo "giusto" e "morale".
Fidel Castro  non sarebbe diventato quel che è diventato senza gli orrori yankee (di cui quelli da te menzionati non sono che i successivi ad una sfilza continua, interminabile); come Napoleone non sarebbe stato quel che è diventato se non ci fosse stata la Rivoluzione Francese.
Ma questo (cioè l'occasione storica della realizzazione di sé stessi da parte di siffatti personaggi ... Mussolini, Hitler, Franco, Stalin, ecc. ecc.) non giustifica affatto la loro criminalità né il loro assoluto egocentrismo (col quale pretendono di collocarsi al di sopra di tutti e di tutto).

Visto poi l'accenno a papa Wojtyla (con tanto di foto in cordiale compagnia di Pinochet)  ... continuo pure a ritenere inconciliabile il comportamento (tutto ... "politico") tenuto da Wojtyla in merito alle questioni sudamericane (e non solo!) con la stesso insegnamento di Gesù. 
Tanto più ritengo inconciliabile il tipo di papato esercitato da Giovanni Paolo II con la sua beatificazione, e ancor di più con la fretta con cui quell'uomo è stato dichiarato "santo".

Nella antica tradizione cristiana il "santo" era un personaggio da presentare come testimone (= martire) della fedeltà al messaggio di Gesù [«i ciechi vedono, gli storpi camminano, ... ai poveri è annunciata la buona notizia», Matteo, 11, 5].
Ma la storia millenaria del papato  ... fa a pugni con il clou del messaggio evangelico, del messaggio di quel Gesù che ha precisato: «Sì, sono Re! Ma il mio regno non è di questo mondo».
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