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Siria e UE (che non c'è). Al raffreddarsi dei rapporti con la Germania, Macron risponde con la farsa della riedizione della "grandeur" a fianco dell'UK.

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Messaggio Da Erasmus Mar Apr 17, 2018 5:15 pm

Ecco un brano (preso da un quotidiano italiano) che – mi pare – rende abbastanza bene l'idea della stupidità dell'intervento americano (voluto da Donald Trump per mostrare che l'arrivo in zona della potente nave da guerra americana carica di missili "intelligenti" non era solo per far scena) fiancheggiato dalla Francia di Emmanuel Macron e dalla Gran Bretagna di Theresa May.

"Ognuno degli attori i cui velivoli erano in volo venerdì notte verso i tre obiettivi del regime, preventivamente avvisati, aveva forti motivazioni interne. Trump doveva rassicurare il suo elettorato evangelico, preoccupato di un Israele lasciato solo in uno scontro con l’Iran. Oltre a dare un segnale di leadership, dopo molti tweet a caso e dopo la cacciata di McMaster e di Tillerson. Il leader francese Macron doveva invece fronteggiare una consistente rivolta con le sue riforme, e la Grande Francia, tradizionalmente presente in Siria e Libano – è sempre una comoda opzione in questi casi. Mentre la Gran Bretagna, in piena crisi Brexit, ha scelto proprio la Russia e il dossier Skripal come arma di distrazione di massa."


Ma lo scopo per cui apro questo nuovo "thread" è ancora quello di far riflettere sull'opportunità (anzi: sulla necessità per gli Europei) del salto di qualità dalle strutture "confederali" dell'attuale Unione Europea ad effettive strutture "federali".
Chi mi conosce – sono presente con lo stesso user-name], lo stesso [i]avatar la stessa "firma" da quasi vent'anni – sa che sono da sempre un federalista europeo e che da sempre distinguo la ragione [che hanno i federalisti europei di battersi per gli Stati Uniti d'Europa] dai pronostici (ossia dalle realistiche aspettative che ci riserva il futuro, che non sono affatto favorevoli alle sperabze dei federalisti).

Ormai parecchi mesi fa – con l'occasione delle elezioni parlamentari tedesche, tenutesi il 24 settembre dell'anno scorso (2017) – ho aperto un thrad apposito per riferire delle proposte di Macron a rigìuardo di riforme (secondo lui sostanziali) dell'Uniuone Europea e soprattutto dell'Eurozona. Macron e la mewrkel si dicevano d'0accordo nel volere un effettivo ministero degli esteri europeo e nel rifondare la collaporazione dei membri dellEurozona per renderla resistente ad eventuali crisi e al "default" di qualche suo membro (fosse piccolo come la Grecia o pesante come la Spagna o la stessa Italia).
[Potetew rivedere il thread ––> Emmanuel Macron: La Francia presenterà presto 10 proposte per riformare l'UE.]

Ma recentemente sappiamo che la "luna di miele" tra Macron e Merrkel è finita presto!
Da parte tedesca (e specialmnente dai socialisti, da oltre un anno guidati da quel marpione di Martin Schulz che si proclamava "federalista" e diceva di voler diventare cancelliere per dar vita davvero agli stati Uniti d'Europa) è subito venuta la riserva ... che in pratica annulla ogni speranza di vero cambiamento in direzione federalista: sì, sì, però niente unitarietà (nemmenoi dell'Eurozona) nell'affrontare i costi economici di eventuale default di uno stato membro! Chi ragiona ancora con la mentalità dsel singolo stato – ed è certamente la stragrande maggioranza che ancora ragiona così – non può che approvare le riserve tedesche! Dato che la Germania è il membro dell'Eurozona a migliore economia e a maggiore livello di "welfare" (con un surplus commerciale enorme, con una disoccupazione del solo 3,6%, con la massima velocità nel uscire dala crisi innescata dalla crisi finanziaria importata dagli USA nell'ormai lontano 2008 ), è ovvio che l'unitarietà nell'affronare eventuali "default" di paesi membri dell'Eurozona vorrebbe dire pagare da parte dei tedeschi i debiti altrui (e salvare dalla bancorotta chi, incapace o corrotto, ha devastato economicamente il proprio paese).
Ma allora ... dove starebbero le riforme in senso federale?
E' ovvio che ci sono aree economicamente più forti e aree più deboli. Ma è anche ovvio che proprio col federalismo vero (ossia cedendo la "sovranità" politica e macro-economica ad una autorità super partes) si può tendere all'amonizzazione dei livelli economici delle singole aree (mentre continuando l'illusione di poter gestire stato per stato la "socranità" si andrà di sicuro nel baratro della dissoluzione anche di quanto di buono è già stato di fatto conquistato (come il libero turismo internazionale interno all'UE e l'effettiva eliminazioni di qualsiasi vincolo nel commercio interno all'Eurozona ... oltre alla creazione della diffusa mentalità di relazioni pacifiche tra stato e stato vicino, cosa non d a poco se si pensa alla mentalità anteriore all'avvento della CEE quando i "forestiero" era sinonimo di "possibile e probabile nemico").
E intanto assistiamo al miserabile peso politico dell'UE in quanto tale: ma anche dei singoli stati europei.
Che farebbe la Francia – come stato sovrano –, quale autorità internaqzionale avrebbe se non in combutta con la Gran Bretagna e a rimorchio degli USA?
Il fatto gravissimo è che, alla fine, ogni governo (non solo i leader di partiti e movimenti da anni cloassificati a ragione "nazionalisti e populisti), ricorre al populismo più spudorato quando i capoccia al governo si vedono diminuire popolarità e consenso. Certo: la Gran Bretagna e la Francia non sono al livello dell'Argentina dei tempi di Videla: e tuttavia anche la May e Macron ricorrono al nazionalismo militarista come arma distrazione di massa (e sembra con successo) quando sono in difficoltà per motivi di politica interna.
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Ci sarebbe da commentare il discorso tenuto ieri da Macron in PE ... piuttosto retorico e poco gradito dai parlamentari europei che maggiormente hanno a cuore i veri interessi europei.
Mi riservo di farlo in altro thread
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Voglio invece trascrivere qui un intervento del mio vecchio amico Lucio Levi –un anno meno di me, ex profe universitario all'università di Torino, ex presidente del MFE – fatto nel cosiddetto "forum MFE" (che in realtà è una mailing-list)
«Cari Amici,
[ omissis ] ... un invito ad allargare il quadro delle consuete analisi e delle abituali proposte politiche e a confrontarci con le sfide che investono l'Europa in un mondo che cambia. Mi limito per il momento al primo capitolo del documento di Roberto Castaldi sul quadro mondiale, sollecitato dalla piega drammatica che sta assumendo la crisi della Siria.
Il genocidio in corso in Siria, al quale il mondo assiste impotente e indifferente e la crescita della tensione tra Stati Uniti e Russia ha portato alcuni osservatori a evocare il rischio di una terza guerra mondiale, che la stupidità di Trump e la spregiudicatezza di Putin possono incentivare ulteriormente. Tra gli interlocutori della crisi mancano due voci: quella di un mediatore autorevole e quella del movimento per la pace.

Siamo soliti affermare che il mondo è diventato multipolare. In effetti, si sta formando un sistema internazionale più flessibile di quello bipolare che ci siamo lasciati alle spalle e potenzialmente più capace di affrontare le crisi, perché può fare emergere una figura di mediatore tra le potenze in conflitto. Ciò che manca per ora è la consapevolezza che l'UE può giocare questo ruolo. Qui c'è una grave responsabilità di Macron, perché, invece di promuovere una inizativa europea per la pace, si è allineato sulle posizioni di Trump. E, in subordine, sono da denunciare le responsabilità della Germania e dell'Italia, che, pur dichiarando la loro indisponibilità a un attacco militare alla Siria, hanno assicurato il loro sostegno logistico agli alleati.
Già oggi l'UE avrebbe gli strumenti per svolgere un ruolo mediatore tra Stati Uniti e Russia e per promuovere l'intervento dell'agenzia dell'ONU che ha il compito di fare rispettare il divieto di detenere armi chimiche. Si ricorderà che Putin nel 2013, dopo che le armi chimiche furono usate per bombardare la periferia di Damasco, costrinse Assad a consegnare all'ONU una parte del suo arsenale di armi chimiche. Ciò che è avvenuto nei giorni scorsi a Douma mostrerebbe che Assad non aveva consegnato all'ONU tutte le armi chimiche in suo possesso. In passato l'UE ha già svolto efficacemente questo ruolo pacificatore. Per fare un solo esempio, le truppe di interposizione italiane, francesi e spagnole sotto l'egida dell'ONU hanno assicurato ormai da dieci anni la pace tra Israele e Libano.
In definitiva, l'UE avrebbe, anche prima della creazione di un governo europeo, la capacità di assumere un ruolo mediatore analogo (non uguale) a quello che la Gran Bretagna svolse nel sistema europeo delle potenze. Ciò che le manca è la volontà di procedere unita e di diventare a tutti gli effetti una protagonista indipendente del mondo multipolare.

L'altra voce di cui si sente la mancanza è quella del movimento per la pace, che nel secolo scorso aveva inciso in modo efficace sulle politiche di riduzione degli armamenti e sulla creazione di istituzioni internazionali, come il Tribunale penale internazionale, che perseguono l'obiettivo di estendere i principi dello Stato di diritto sul piano internazionale. E' indubbio che il movimento per la pace non ha saputo rispondere alla sfida della globalizzazione. I social media hanno diffuso l'illusione che l'inedita possibiltà di comunicare con tutti equivalesse al possesso di un nuovo potente mezzo di mobilitazione e di protesta. La realtà è che il potenziale dei movimenti della società civile globale si è disperso in mille rivoli ed è stato sterilizzato. Per di più la dipendenza dei movimenti da una leadership di funzionari stipendiati li ha esposti alla potenza corruttrice del denaro delle grandi lobbies. Infine gli Stati che hanno subito una deriva di tipo nazionalistico e autoritario hanno denunciato i movimenti come agenti al soldo di interessi stranieri.
Tuttavia, in un tempo in cui i leaders politici non sono disposti a promettere “lacrime e sangue”, come fece Churchill durante la seconda guerra mondiale, ma agiscono sulla base dei sondaggi per compiacere l'opinione pubblica, ciò che può frenare Trump è il fatto che i cittadini sono contrari agli interventi militari perché comportano vittime e spreco di denaro pubblico.

In conclusione, credo che i federalisti debbano riprendere l'iniziativa per la pace con due appelli: il primo rivolto ai giovani e alle istituzioni europee, affinché l'UE attivi una iniziativa per la pace in Siria sotto l'egida dell'ONU, a cominciare dalla distruzione dell'arsenale chimico di Assad; il secondo rivolto al movimento per la pace, perché ridiventi un interlocutore politico dei governi e non accetti passivamente il massacro in corso in Siria.

Lucio Levi »

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Messaggio Da ART- Mar Apr 24, 2018 7:49 pm

Molto sinteticamente sulla Siria.
Io credo che si stia pensando troppo a Trump e troppo poco a Putin, che per noi è la questione da affrontare più urgentemente: Putin, dittatore di una potenza che vuole sfasciare il sistema europeo e ridurre per quanto possibile a satelliti o sudditi russi i suoi stati, per la gioia di neofascisti finti moderati, turbocomunisti e feccia varia nazionalista / antieuropeista di professione che impazza di questi tempi.
Visto da questa angolazione l'attacco in Siria non è affatto inutile o sconsiderato, in quanto pur a livello simbolico rappresenta una chiara dimostrazione che nessun alleato di Putin è al sicuro, neanche se le forze russe sono presenti sul suo territorio.
Dovremmo pensare meno a piani di pace in aree dove la pace non ci sarà mai e più a come fare a mantenere in piedi quello che di concreto abbiamo ottenuto fino ad oggi nel campo dell'integrazione europea, per quanto insuffciente sia, il che implica anche impegnarsi a contrastare come ed ovunque si possa Putin e i suoi ammiratori e leccaculo vari, dentro e fuori l'UE (nel caso italiano primo fra tutti l'aspirante "nuovo duce" Salvini, come molti suoi sostenitori lo soprannominano).
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Messaggio Da Epoch Ven Apr 27, 2018 1:32 pm

Putin non sta faticando nemmeno molto a fare quanto dici... 
Specialmente in alcuni suoi "Ex"
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